VIVE A TORINO, dove è nata, ma il mare, nonostante ne sia così lontana, lo conserva dentro e ogni volta che ne sente la necessità di assaggiarne le spezie, lo tira fuori e lo rovescia sulle tele, dove dipinge, lo immortala negli scatti delle foto che colleziona e sui fogli dove compone versi.
E’ di questo che parla Quando sorride il mare (Book Publishing), l’ultima silloge di Floriana Porta, alla soglia dei 40 anni, che oltre ad essere una poetessa, una fotografa e una pittrice, si diletta anche e soprattutto a pensare a come ridisegnare la propria vita e quella di chi le sta accanto, per riuscire a colorare al meglio il tramonto. Perché a Torino, quando cala il sole, il cielo somiglia a quando il sole nasce e anche a quando si trova perpendicolarmente sulla terra. Il mare, però, è come il coraggio: o lo custodisci dentro e ne puoi fare ricorso ogni volta che credi, o non serve nemmeno arrivare fino sulla battigia, togliersi le scarpe e bagnarsi i piedi, se prima non ti inonda lo spirito, le vene, la circolazione, le aspettative.
La raccolta è divisa in tre parti, di diversa consistenza. Ma alla seconda lettura – ci è parsa indispensabile, doverosa, fondamentale – abbiamo scoperto, senza avere alcuna certezza di aver colto nel segno, che il tratto poetico della raccolta non è diviso in capitoli e che all’interno di queste tre sezioni nessun grido di dolore, speranza, fiducia, fine, ha alcun bisogno di una denominazione; i titoli ci paiono superflui, anche se non allontanano minimamente il nocciolo atomico dell’emozione dalla sua sfera esplosiva-implosiva, che ricade esattamente su ogni suo piccolo frammento, ricomponendosi per magìa nelle pieghe del poema successivo, o in quello che lo precede.
E poi, Floriana Porta, piemontese doc, dalla quale abbiamo ricevuto, via mail, tanto la raccolta quanto la foto pubblicata, non la conosciamo, né la conosceremo mai, probabilmente. La sua poesia, però, che non rincorre la musicalità dell’ultima generazione, che ha bisogno spesso di un glossario a piè di pagina per la comprensione mistica di alcuni vocaboli, che non va a caccia di un sentimentalismo scontato, non ha bisogno di presentazioni: la potremmo incontrare ad una stazione ferroviaria, con gli abiti lisi di una viaggiatrice che si è inesorabilmente
PERDUTA
Perduta
nell’ellisse
ascolto un mare
senza radici.
Nemmeno un addio
fa ritorno.