QUANDO UN ‘TAPPO’ PUÒ RIPORTARE LA FELICITÀ

Il Signor Tappo, gatto prodigo tornato a casa...
Il Signor Tappo, gatto prodigo tornato a casa…

PISTOIA. Si stava quasi rassegnando all’idea che fosse morto e che non lo potesse rivedere mai più. Poi, una settimana fa circa, dopo un’assenza di un mese e mezzo, Tappo, il gatto di Agostino, è improvvisamente ricomparso e il suo padrone, tanto incredulo quanto felice, ha deciso di festeggiare il ritorno a casa del gatto prodigo.

Lo ha fatto dividendo e condividendo la sua gioia, immensa, con la sua gente, i clienti, quasi fissi, della trattoria Marchettoni, in via Puccini, dove tutte le sere, dal lunedì al sabato, dalle 19:30 alle 20, alla spicciolata, arrivano tutti.

Il boss è Paolo, ex funzionario della Provincia, pensionato, con tre grandi passioni: la cucina e la caccia. Al suo fianco, ma non da ora, Bruno, il doge, uno che per lavoro ha fatto il giro del mondo chissà quante volte, ma che ora, in pensione e stanco di muoversi, non certo di divertirsi, ha deciso di fermarsi. Sulla sedia accanto, Mauro, il bradipo: non chiedetegli di sbrigarsi, ma se gli date il tempo di cui ha bisogno, arriva puntualmente in fondo, soprattutto alla cena.

A capotavola, ieri sera, c’era Tommaso, contadino, senza tanti panegirici, un viso conosciuto, ma non sistematico della trattoria: la cena, però, ieri, era offerta da Agostino per festeggiare il ritorno del suo Tappo e la lista degli invitati toccava a lui. Accanto a Tommaso, Alessandro, titolare di un’azienda alimentare. Vicino, il più giovane, Franchino, un circa novantenne che domenica prossima va a mettere in mare aperto la sua barca, ormeggiata a Porto Santo Stefano. Ospite fisso e dunque sulla lista degli invitati, anche Emiliano, l’avvocato, che non è riuscito a convincere la figlia Gaia ad unirsi alla comitiva. Accanto al forense, Angelo, pensionato del Comune, vorace oltre ogni ragionevole appetito.

Il tavolo Vip del Marchettoni
Il tavolo Vip del Marchettoni

In fondo al tavolo, uno di fronte all’altro, Agostino, 75 anni abbondanti, che sprizzava felicità da tutti i pori per il ritorno di Tappo e Gerardo, il suo infedele amico di mille scorribande. Tra i due, fino a qualche tempo fa, si era stabilizzato un preoccupante, anomalo e innaturale silenzio, finalmente interrotto da una rinnovata e rinvigorita complice pace.

Con tutti loro, invitato alla stregua delle vecchie indelebili amicizie, anche io. Frequento quella trattoria da oltre tre anni; dopo un piccolo rodaggio solitario, il clan ha deciso, a silente unanimità, che potessi fare parte del tavolo dei vip, quello posto in fondo al salone, davanti ai servizi, accanto alla stufa. Mi invitarono, una sera, ad unirmi alla loro semplice, genuina, vera felicità e da allora, un posto, abitualmente alla destra del boss, è mio.

Perché dai Marchettoni? Perché gli ex Anarchici o la trattoria di San Vitale, chiamatela come credete, è un posto incantato, che ha fermato il suo tempo e il tempo dei suoi clienti agli anni 70. Lo si capisce dai poster attaccati alle pareti, dal corredo dei tavolini, dalle dimensioni delle succulente portate, dal loro drogaggio, dall’espressione dell’oste-padrone, Enzo Marchettoni, un lavoratore infaticabile, che non ammette eccezioni, però: la domenica e le feste rosse, la sua trattoria resta chiusa, senza eccezioni, anche se prenotasse un divo di Hollywood o una notorietà politica internazionale.

E Enzo ha deciso di sopravvivere sorridendo, senza patemi di ricchezze, senza ansie da guadagni sfrenati: con poco più di 10 euro, dai Marchettoni, si mangiano primo, secondo, contorno, frutta e caffè, perché Marchettoni è quel commerciante che con l’avvento dell’euro ha convertito i prezzi delle vecchie lire facendo la moltiplicazione per 1.936,27 e non raddoppiando tutto e basta.

Enzo Marchettoni
Enzo Marchettoni

Certo, il segreto del successo, lo garantiscono Patrizia e Serena, la moglie e la figlia del Marchettoni, che sono le cuoche di questa rinomata trattoria. Efficienti, efficaci, misurate, abilissime: i loro piatti sono leccornie, con eccezioni non classificabili: l’amatriciana e il rosbif.

Vi racconto delle cene perché a pranzo, quel tavolo al quale devo molto per una perduta e riacquistata serenità, è di passaggio: dove la sera siede il boss e i suoi vecchi e nuovi amici, di giorno non esistono prenotazioni; ci si siede che gradisce accomodarcisi. Ma di tavoli, dai Marchettoni, ce ne sono più di dieci. Vero, abitualmente, oltre a quel tavolo che è una grande famiglia di indubbia provenienza e di ancor più incerta direzione, dagli ex Anarchici trovano posto clienti abituali, silenziosi, metodici.

Tra questi, vari intellettuali, spesso per necessità, artisti più o meno strampalati, direttori di banca, sindacalisti, ex studenti che si ritrovano dopo anni dalla maturità, commercianti e turisti ai quali, su nessuna mappa o guida turistica, hanno segnalato la trattoria dei Marchettoni.

Patrizia e Serena, le cuoche
Patrizia e Serena, le cuoche

Non crediate che l’articolo abbia la mira di allargare il giro dei clienti: Enzo Marchettoni si accontenta di quelli che non osano tradirlo; detesta la confusione e soprattutto il locale pieno in tutte le sue postazioni. E vi sconsiglio vivamente di prenotare la cena via telefono perché dalle 19:30 in poi, da quando il locale inizia a riempirsi degli abituali e dei saltuari, il titolare, al trillo dell’apparecchio, si innervosisce, perdendo visibilmente la calma.

Perché quelli che prenotano vengono e se ne vanno: lui, la moglie, la figlia, il boss e quelli del tavolo in fondo al salone, davanti ai servizi, accanto alla stufa, restano e vengono tutte le sere. Quasi tutte.

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