quarrata. 90 CANDELINE PER L’ASILO DELLA FERRUCCIA

Piazza della Chiesa a Ferruccia
Piazza della Chiesa alla Ferruccia

QUARRATA. Per commemorare il 90 anniversario di fondazione dell’asilo parrocchiale della Ferruccia, Massimo Gori ci scrive:

Il compito educativo nella Chiesa ha il suo fondamento in Gesù, Maestro di Vita che orienta il cammino di ogni persona con la luce della sua Verità.

Sono trascorsi novant’anni dalla costruzione dell’Asilo infantile oggi denominato Scuola dell’infanzia, una ricorrenza che consente di esprimere alcune riflessioni sulla storia di questa struttura ancora operativa nel paese di Ferruccia e sulle tematiche formative nella comunità ecclesiale.

Ricade anche il cinquantesimo anniversario della dichiarazione “Gravissimum Educationis” del Concilio Vaticano II  nella quale si afferma che  “attraverso i percorsi educativi la Chiesa intende promuovere la formazione della persona umana sia in vista del suo fine ultimo sia per il bene delle comunità di cui ognuno è membro”.

La Chiesa italiana ha dedicato al tema dell’educazione il percorso decennale 2010-2020 con gli orientamenti pastorali dal titolo “Educare alla vita buona del Vangelo”. Scrivono i Vescovi: “Desideriamo mettere in evidenza l’urgenza di dedicarsi alla formazione e di compiere una verifica sull’azione educativa della Chiesa così da promuovere con rinnovato slancio questo servizio al bene della società”.

Inoltre, a partire dall’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium” di Papa Francesco è indicato nell’impegno educativo una delle cinque vie programmatiche del recente Convegno ecclesiale che si è svolto a Firenze sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”.

L'asilo parrocchiale
L’asilo parrocchiale della Ferruccia

Era il mercoledì 18 marzo 1925, vigilia della Festa di San Giuseppe, quando il Vescovo di Pistoia Gabriele Vettori giungeva alla Ferruccia per amministrare la Cresima, benedire la Cappella del Barba e porre la prima pietra dell’Asilo infantile.

Considerata l’importanza di questi fatti per la nostra comunità vorrei rispondere alla seguente domanda: quali i motivi che spinsero don Orazio, i parrocchiani ed i soci della Cassa Rurale a realizzare il progetto dell’Asilo?

Ad oggi non sono pubblicati documenti di quel tempo che ne espongano le ragioni, quindi la mia risposta si basa su interpretazioni personali che potranno essere confermate o meno da eventuali indagini storiche.

Il Parroco don Orazio Ceccarelli era nel pieno degli impegni organizzativi; per la sua azione promotrice nel 1925 erano già costituite in Diocesi circa sessanta Casse Rurali ed Artigiane, numerose Cooperative e Mutue assicurazioni.

Acquisito il terreno fu stabilito di costruire l’edificio ad un’appropriata distanza dalla Chiesa e dal complesso parrocchiale, lasciando così un ampio Sagrato e Piazza.

Il progetto e la costruzione si presume siano stati commissionati dalla Cassa Rurale di Ferruccia, che costituita nel 1901 fu la prima nellaDiocesi e per la fiducia accordata al Pievano la raccolta di capitale come depositi dei risparmiatori era la più cospicua.

L’edificio ha subito nel tempo solo interventi di manutenzione, si presenta semplice negli aspetti architettonici e funzionale nella disposizione interna dei vani, con un sufficiente spazio antistante per il gioco in sicurezza di bambini e ragazzi.

Il legame di Monsignor Ceccarelli con questa struttura è descritto sulla lapide collocata sopra il portone d’ingresso dopo la sua prematura scomparsa avvenuta il giovedì 24 marzo 1927 a seguito di un incidente stradale.

La targa
La targa

Per un’adeguata comprensione del valore educativo dell’Asilo dobbiamo richiamare il contesto storico in cui è sorto.

Erano gli anni del Governo presieduto da Mussolini   e durante il 1923 furono emanati alcuni Regi Decreti legislativi riguardanti la scuola ai vari livelli; a seguito di un comunicato ministeriale il Capo del Governo aveva espresso e quindi confermato quanto vi era scritto: “quella sull’istruzione è la più fascista delle riforme!”.

La scuola pubblica diventava così uno spazio di divulgazione ideologica di quel regime rivelatosi  autoritario, cruento e belligero.

Lo confermano anche i pensieri scritti in quegli anni da bambini delle elementari di Ferruccia conservati presso la Biblioteca Forteguerriana: “Domani si fa vacanza perché è Festa nazionale, si ricorda la fondazione dei Fasci. I Balilla rinnovano il giuramento di obbedienza al Duce ed io sono contenta di essere una piccola Italiana, voglio bene a Benito Mussolini come al mio babbo”.

È dunque realistico ipotizzare che a seguito di queste riforme sia maturata in Parrocchia la decisione di costruire un edificio dove bambini e ragazzi potessero ricevere una prima educazione scolastica arricchita dall’esperienza di fede.

Si è trattato di una forma di resistenza culturale che insieme alla costruzione dell’Oratorio al Barba, necessario per agevolare la partecipazione alla liturgia, provvedeva ad irrobustire la dimensione spirituale e religiosa in risposta al disorientamento valoriale che si era diffuso in ambito socio-politico durante il ventennio fascista.

Certo importante era anche il servizio reso alle famiglie nell’accudire i bambini durante il giorno perché gli adulti si dedicassero ai lavori poderali e domestici, tuttavia ritengo che la finalità primaria sia stata proprio quella educativa.

Una diffidenza dei fascisti verso don Orazio e le sue iniziative è confermata da alcuni fatti: alle elezioni del 1921 egli aveva suggerito in pubblico il voto al Partito Popolare,  nel 1922  fu condotto forzatamente in una sede del Partito Fascista per essere sottoposto ad interrogatorio, più volte fu minacciato da quei militanti, dopo la sua scomparsa la Cassa Rurale di Ferruccia subì tali avversità che in parte ne determinarono la chiusura; consideriamo inoltre che sul piano della formazione politica da fine ’800 era presente in Parrocchia il Circolo del Movimento “Democrazia Cristiana”.

Tuttavia è doveroso ricordare che quel Governo definì con la Chiesa la decennale “Questione romana” giungendo all’importante accordo dei Patti Lateranensi firmati il lunedì 11 febbraio 1929.

Don Orazio Ceccarelli
Don Orazio Ceccarelli

Sorprende dunque come nella piccola parrocchia di campagna sia stata tempestivamente concretizzata un’efficace risposta ad una sfida culturale del proprio tempo, una capacità d’iniziativa così saggia che interpella il nostro discernimento.

Le attività scolastiche furono affidate alle Suore dell’Istituto Ancelle del Sacro Cuore di Gesù agonizzante di Lugo in Romagna che giunsero in Parrocchia appena i lavori furono terminati.

Le motivazioni della scelta di questo ordine religioso rispetto ad altri presenti nella nostra Diocesi non risultano conosciute, probabilmente sono da ricondurre in primo luogo al proposito di don Orazio di dedicare l’Asilo al Sacro Cuore come era stato scritto sul fronte dell’edificio ed affermato da Monsignor Ireneo Chelucci suo confratello, ed in secondo alle conoscenze che egli aveva oltre Toscana.

Dobbiamo riconoscere che il servizio educativo effettuato dalle Suore in questi decenni è stato ammirevole, hanno manifestato il volto materno della Chiesa ed a loro esprimiamo la nostra gratitudine anche per l’impegno in parrocchia con la specificità di chi ha compiuto una scelta di vita religiosa autenticamente testimoniata, infatti numerose furono le ragazze del paese che divennero Suore in questo istituto e che ricordiamo sempre con affetto.

ALCUNE BREVI CONSIDERAZIONI PER IL NOSTRO TEMPO

Compito dell’educatore cristiano – scrivono i Vescovi – “è quello di diffondere la buona notizia del Vangelo”, questo richiede a mio parere che i credenti sappiano mediare la fede nei molteplici contesti esistenziali.

Papa Benedetto XVI su questi temi ha scritto che “la crisi dell’educazione denota una crisi di fiducia nella vita”, l’affermazione sollecita ciascuno di noi ad una testimonianza di vita intesa come vocazione.

La Chiesa vive nella storia e l’educazione dovrebbe promuovere anche un senso di appartenenza alla città, dove le diverse questioni sono valutate con responsabilità dai fedeli e cittadini.

L’emergenza educativa richiede l’impegno di tutti a partire dalla famiglia fino a tutte le altre istituzioni civili ma anche della realtà ecclesiale, possibilmente ricercando forme di collaborazione affinché le tante iniziative siano più efficaci nel promuovere il bene comune.

Dalla nostra storia locale conosciamo di opere importanti per la promozione umana e sociale ma anche per comunicare la fede.

Oggi siamo chiamati a non disperdere capacità e dedizione per diffondere semi di bene nelle nostre comunità e proporre una “misura alta della vita cristiana ordinaria”.

Massimo  Gori

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