La narrazione degli scempi riprenderà regolarmente lunedì con il capitolo 16.3 n. Se ora andate a Quarrata e la guardate, non ci si capisce più una classicissima sega: il centro è snaturato da un disegno in puro stile da piazze balcaniche, e da note e baffi di tipo musulmano – quella specie d’ingresso alla casba, accanto a quell’orrore di palazzo della Cassa di Risparmio/Intesa San Paolo…
QUARRATINI, DA DOMANI
SOLO “SIGHERI TOSCANI”!
TANTO PER RIPRENDERE il discorso complessivo del disastro collinare, in particolare nell’area di Montorio-Lecceto e aree limitrofe. E tanto perché qualcuno non si senta il sederino d’oro al sicuro per il silenzio sostanziale sul tema che risale a circa una settimana fa. Guerra è sempre dice Primo Levi e la guerra continua, dicevamo nei bollettini del 15-18.
Perché amministrazione in menopausa a Quarrata? Perché come una gentile signora, che ha superato la soglia della figliatura, la giunta Mazzanti fa come le anguilline che, da dopo la schiusa delle uova nel Mar dei Sargassi, raggiungono l’Europa galleggiando con una vescichetta d’aria come un salvagente sulla superficie dell’Atlantico.
Da quarratino (ma di origine luccianese, sezione Orio, sottosezione Pìseri), ogni volta che ripenso a come queste amministrazioni democratiche hanno ridotto e lasciato ridurre il nostro territorio, specie quello collinare, mi vergogno per quanto non si vergognano loro della loro ignoranza, incompetenza e sostanziale stupidità.
Più che di una Amministrazione Mazzanti a Quarrata occorre parlare d’altro. Di cosa lo vedete dall’immagine d’apertura. Una volta Quarrata si connotava per tre o quattro negozi particolari: l’appalto del Bianchi (al posto del Bar Grazia); la bottega del Caiani, dove la gente poteva giocarsi il fiasco e pigliarsi le giuste sbronze; quella del Gai sellaio, il babbo di Vinicio, bibliotecario al Cherubini di Firenze e musicologo, e della Licia che ha imperversato in Comune per decenni all’ufficio segreteria, dove lavorava quella pasta di grano di Mario Giacomelli (i quattro princìpi che so di amministrativo, me li ha insegnati lui); la bottega del Danti a Spedaletto, dove si comprava il carburo e il potassio per fare i botti; il Secchi che vendeva il pane in piazza Risorgimento; la bottega di Gabriello all’inizio di via Montalbano e la macelleria di carne suina di Sidone Bini, sempre per lì. Poi c’era anche il chiosco di Nencio (o Bencio, come dicevano altri).
Ma se ora andate a Quarrata e la guardate, non ci si capisce più una classicissima sega: il centro è snaturato da un disegno in puro stile da piazze balcaniche, e da note e baffi di tipo musulmano – quella specie d’ingresso alla casba, accanto a quell’orrore di palazzo della Cassa di Risparmio/Intesa San Paolo. E il tutto grazie alla maturazione delle varie amministrazioni che si sono succedute dopo il 25ennio amadoriano per giungere fino alla menopausa della giunta Mazzanti in attesa (la previsione è questa?) di un ultimo colpo da parte del Romitino, il Gabriele nazionale, caro a tutti perché fa come il consigliere regionale Marco Niccolai, detto l’Onorevole Prezzemolo perché è come dio, dappertutto.
Negli ultimi venti anni siamo passati da sindaci dottori (l’inutile Sergio Gori) ad amministratori indòtti (il signor Mazzanti, sordomuto e incapace di scrivere se non gliele scrivono); e il futuro è dell’analfabetismo della più bell’acqua: almeno all’epoca di Stefano Marini c’era una visione politica del territorio! Una visione tutta sbagliata, ma c’era. E lui, con il Bracali (tutto in famiglia, perché mi pare che fossero imparentati in qualche modo), indirizzava l’azione amministrativa: sbagliata, ripeto; ma la indirizzava.
Dalla Sergio Gori in poi per Quarrata sembra di vedere un aereo in stallo, che non può che venire giù in picchiata. Dall’amministrazione si passa all’attuale tabaccheria, attraverso una serie di personaggetti (De Luca) che hanno fatto e disfatto a loro piacimento, uso e costume: tanto le amministrazioni erano superflue, incompetenti, incapaci di leggere i documenti amministrativi e, pertanto, manipolabili sotto ogni punto di vista.
Come sapete, io sono abituato a fare nomi e cognomi, accada quel che accada. Lo staff dell’ufficio tecnico comunale (dal settore lavori pubblici a quello dell’edilizia) è stato l’artefice primario di tutto il degrado: l’architetta Nadia Bellomo ha imperversato a tutto campo, ma non di meno ha fatto la serie dei geometri (plurale di geometrO) con la triade Franco Fabbri, Giorgio Innocenti, Fiorello Gori (il padre dell’Irene, la geometrA che vuole darsi alla politica con FdI).
La mattina al lavoro in Comune e la sera al lavoro dai liberi professionisti della zona: chi dal geometrO Ponziani, chi dall’ingegnerO Sassaroli – ma qualcuno mi ha scritto parlando anche di un altro famoso ingegnere soprannominato il Papa, con il fratello, credo.
Sotto la Sergio Gori – che si è aggiustata a puntino la sua terra dietro casa sua (rileggetevi le storie su Quarrata/news) – ha imperversato in nullafacenza la signora dirigentA dell’Utc, architettA Paola Battaglieri, finché Quarrata, cambiato cavallo e saltata in groppa al Mazzanti, è andata alla ricerca di un vero e proprio Manitù, il Grande Spirito dell’Utc, che Mazzanti individuò nel geometrO Ingegner Iuri Gelli, quello che perde le strade sulle mappe.
A proposito del quale – tanto per essere rognosi – Marco non mi ha ancora risposto su una precisa domanda: Iuri Gelli è, o no, cognato del senatore Dario Parrini, ex sindaco di Vinci? Son qui che ancora aspetto.
Il Gelli, a detta del Mazzanti, avrebbe dovuto far sviluppare il territorio: e sicuramente lo ha fatto, perché, anche in negativo e nel degrado, qualsiasi trasformazione è uno sviluppo. Magari uno sviluppo di merda!
Eh già
Sembrava la fine del mondo
Ma sono ancora qua
Ci vuole abilità
Eh, già
Il freddo quando arriva poi va via
Il tempo di inventarsi un’altra diavoleriadice Vasco Rossi.
Eh già lo diceva anche Marco Mazzanti, da ragazzo, quando imitava, proprio con Eh già, Benito Bucciantini, il grande tifoso del Torino. Ma il Mazzanti, a forza di vendere sigarette in tabaccheria, se lo sarà scordato e forse anche da un pezzo. Ora gioca a burraco e ormai siamo alla menopausa della sua amministrazione: tra poco, quindi, arrivederci e grazie! Dei casini fatti nel mezzo, nessuno avrà memoria né resterà traccia… Eh no, caro Marchino. Non funziona così e non va per niente bene!
Con la gente dell’Utc che ho citato, avete disfatto il monte: prima di andarvene dovete rimetterlo a posto. E a farlo dovete essere tu, come sindaco, finora inetto, e il tuo staff. Dovrete cancellare gli sconci delle strade chiuse; dovete rimediare a tutti gli abusi che avete lasciato fare (complici anche i vigili e, prima di Marco Bai, quel gran genio di un altro geometrO, Oliviero Billi, addetto all’edilizia e – ma pensa un po’… lo sapevano tutti e tutti zitti! – al tempo stesso venditore di serramenti a chi stava costruendo o ristrutturando a Quarrata.
È vero, Marco. La tua amministrazione è in menopausa. È una «vecchia signora puttanona smessa» come la Saraghina in Fellini 8½. Non potete andarvene e lasciare – come nella barzelletta di Pierino che giocava con il nonno – tutte le ossa sparse in salotto o in giardino: dovete rifare ordine, prima di levarvi dai coglioni con tutte le vostre immani puttanate – dalla piscina oscena di Vignole, alle regalie che avete fatto ai vostri elettori fornendo servizi che hanno discriminato fra fedeli al Pd e gente da prendere a calci in culo.
Dovete rimettere a posto i danni dei vostri dirigenti, dei vostri funzionari e dei vostri assessori: dai professori di religione, addetti all’edilizia e poi presidati nella scuola, ai loro cugini che imperversano oggi nel silenzio più assoluto in quanto muti come te, Marco. Anche in questo caso, ci hai dato un bel sighero toscano, magari infilato nel culo della gente comune, caro il mio tabaccaio di Silvione!
Il silenzio della tua tabaccheria è una vergogna. La mia sarà pure follia, come qualcuno crede. Ma Erasmo – che tu non sai neppure chi sia – ci aveva scritto sopra perfino un libro: Elogio della follia. Ogni tanto i matti fanno bene alla salute, se i saggi sono fatti come voi, caro miòmo!
E ora avanti pure con le querele. Si va in aula. Tutti, però: e poi si ride!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Art. 21. Vìvila la Costituzione
piuttosto che usarla come il Listerine!
Il fumo della politica nuoce gravemente alla salute. I politici sono solo dei mentitori seriali: spesso ignoranti molto più delle capre, sono tenuti per i coglioni dai tecnici, che, impuniti da sempre, sono il cancro dell’umanità e della convivenza civile.
Ma perché il prefetto Iorio e il procuratore Coletta non vedono niente?
One thought on “quarrata, gioie & dolori. LECCETO/MONTALBANO E ROGNE. “TABACCHERIA MAZZANTI”, UN’AMMINISTRAZIONE IN MENOPAUSA. 18”
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