Guardate queste foto e queste tavole e lasciatevi andare al sogno. Quello di veder scendere Jaweh dal cielo con il lanciafiamme (come De Luca a Napoli), che tira razzate atomiche a destra e manca…
OGNI SFORZO ALLA FINE RESTA VANO:
NESSUN RISPETTA IL VERDE E IL MONTALBANO
UNA VOLTA quando negli anni 50 s’era pòeri, i vecchi dicevano bisogna sapécci ìcci nelle cose. Cioè: per fare tutto quel che si vuole, bisogna sapersi muovere. Poi, a forza di diventare furbi e grandi e professionisti e dottori e ricchi e democratici, èccoti la soluzione a tutto in ogni circostanza.
In questa nuova narrazione (capitolo 16.3 a) di Lecceto, che potremmo intitolare molto significativamente Dall’Autostrada del Sole ai parcheggi sbranando il Montalbano in nome di Calatrava, Edizioni Comune di Quarrata, Uff. Autorizzazioni con l’alto patrocinio del geometrO Franco Fabbri e dell’architettA Nadia Bellomo, 2005-2008; in questa nuova narrazione, dicevo, ci piace far vedere come si sbudella un enorme monolito a prescindere, senza guardare in faccia a niente e a nessuno.
Intanto riportate alla mente con attenzione la precedente puntata e rammentate che, a Lecceto, si erano recati – disse il geometrO Billi, capo dei vigili – un vigile-ignoto il 24 aprile 2008, e lo stesso comandante, personalmente di persona, il 26, due giorni dopo.
Ciechi tutti e due? Probabilmente sì, perché, se uno non è orbo, non ha bevuto o non s’è fatto, dinanzi a una sbudellata della collina come appariva via di Lecceto in quel luogo e in quel momento, una domandina se la doveva porre:
ma questo sconquasso in area protetta, ce li avrà tutti i bolli come un presciutto di cinta senese?
I vigili andònno sù e un véddan nulla, perché la cinta senese l’avevano – si vede –, in quel momento, sugli occhi. Invece il grasso – quel poco che la cinta ha – se l’erano inficcato nibbùho degl’orecchi. Non parlarono con nessuno, non chiesero informazioni a nessuno e come gl’eran vienùti, se n’andònno. Pace e amen. Così si fa per far chiarezza vigilando.
Cominciate con l’osservare attentamente i luoghi negli anni fra il 1978 e il 1980. La fotona di apertura mostra una classe del ginnasio del Liceo Fortgeuerri di Pistoia, a prendere fresco, verso le 11 del mattino, sotto una selva di quercioli (sulla sinistra) cresciuta sopra uno sperone di roccia monolitico enorme.
La foto che segue, a stretto giro di immagine, mostra la medesima posizione ma nel 2008. Dal 2005, infatti, la triade Mara Alberti, Sergio Luciano Giuseppe Meoni e Margherita Ferri aveva chiesto l’autorizzazione a [questo ve lo dirò poi e ve lo farò vedere dopo], con il risultato di frantumare un pezzo di Montalbano.
Domanda e più che lecita: ma si tratta dello stesso posto? Sissignori, garantito. Ma… cazzo! Come si fa a sbranare uno sperone di collina in area vincolata sotto
il profilo ambientale
il profilo forestale
il profilo idrogeologico e
(credo che siamo a meno di 200 metri in linea d’aria) anche sotto quello cimiteriale?
Me lo dovete spiegare anche a 12 anni di distanza, gran baccellieri del Comune di Quarrata; geometri (plurale di geometrO), architetti e/o ingegneri.
Guardate queste foto e queste tavole e lasciatevi andare al sogno. Quello di veder scendere Jaweh dal cielo con il lanciafiamme (come De Luca a Napoli), che tira razzate atomiche a destra e manca.
Godetevi queste foto, perché questo, gentili signori, è il perfettissimo (come dio) Comune di Quarrata. Ha perfino un assessore alla legalità…
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Art. 21 – Ma al Comune c’eran tutti, quelli grassi e quelli asciutti!
Se i vincoli per il Montalbano sono questi, perché invece che a Peretola l’aeroporto di Firenze non si fa spianando completamente il monte a cominciare dalla Villa di Artimino, o menti eccelse della grande Regione Toscana?