quarrata. UGO ARRIGO SARTESCHI MORTO DA EROE NELLA GRANDE GUERRA

Figlio del cavaliere Cesare Sarteschi, sindaco di Tizzana ai tempi del Regno d’Italia venne ucciso da una “granata nemica” mentre si trovava a compiere il suo dovere in una trincea. È tra i 32 studenti universitari ricordati in una lapide commemorativa nella sede della Università degli studi di Firenze in piazza San Marco

Ugo Arrigo Sarteschi

QUARRATA. Si chiamava Ugo Arrigo Sarteschi ed era il figlio del cavaliere Cesare Sarteschi, sindaco di Tizzana alla fine del 1800. Studente al IV corso di medicina (con un corso accelerato di chirurgia) all’Università degli Studi di Firenze, ad appena 23 anni, morì nella Grande Guerra del 1915-1918, da sottotenente della fanteria. Era nato nel comune di Tizzana nel 1893.
“Al momento della sua chiamata — narrano le cronache del tempo — sotto le armi pregò di essere accolto nella fanteria per poter prendere parte attiva — come il suo temperamento e il suo cuore nobilissimo gli suggerivano — alle operazioni guerresche”.
“Inviato alla scuola di Modena uscì sottotenente partendo ben presto per il fronte. Lassù non tardò a farsi onore. Muoveva agli assalti con grande meraviglioso entusiasmo: in una recente battaglia cadde in faccia al nemico da eroe”.

La “partecipazione” al lutto

Il nome di Arrigo Sarteschi è inciso nel monumento dei caduti della prima guerra mondiale di via Vittorio Veneto a Quarrata e nella lapide commemorativa dei trentadue studenti dell’Ateneo fiorentino caduti nella Grande Guerra che si trova nel chiostro interno del Palazzo del Rettorato di piazza San Marco a Firenze.
Una lapide rettangolare in marmo con una unica decorazione quattro borchie di bronzo nei quattro angoli e in alto inciso in maiuscolo con numeri arabi la seguente frase:

La lapide commemorativa a Firenze

” BELLO E GLORIOSO PER LA PATRIA MORIRE / AFFERMO’ LA SENTENZA ROMANA / E VOI LA SUGGELLASTE COL SANGUE / O DISCEPOLI DELLO STUDIO FIORENTINO / CADUTI NELLA GUERRA LIBERATRICE / DEL 1915-1918 / RESTINO QUI I VOSTRI NOMI / VANTO A CHI VI EDUCO’ / AMMONIMENTO A CHI DEVE IMPARARE / LA VITA E LA MORTE /”
Nel 1917 in un documento — conservato nel museo Centrale del Risorgimento — il comandante F. Rossi inviò al Comune di Tizzana a nome del deposto 26esimo reggimento Fanteria la partecipazione di morte “con preghiera di informarne con i dovuti riguardi la famiglia interessata”.

Una morte definita “gloriosa” quella del giovane sottotenente pistoiese “colpito da granata nemica nella trincea avanzata mentre intrapidamente compiva il suo dovere”. 

Andrea Balli 

[andreaballi@linealibera.it]

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