quarrata. ZONA ROSSA, LA SCUOLA NON DEVE CHIUDERE

Daniele Ferranti : “Un danno sociale, culturale e economico irrimediabile”

Scuola secondaria Mario Nannini di Vignole

QUARRATA. [a.b.] “Chiudere la scuola in zona rossa come scritto nel nuovo dpcm del Governo Draghi è un danno sociale, culturale e economico irrimediabile”. Non usa giri di parole Daniele Ferranti (Presidente del consiglio di Istituto Nannini di Quarrata comprendente le scuole di Vignole-Olmi-Barba-Catena-Valenzatico-Casini).

“Chiuderla significa non aver mai vissuto l’istituzione scolastica. Ci sono svariati motivi per il quale si chiede di non chiudere. Innanzi tutto il mondo scolastico ha sempre attuato scrupolosamente i piani anti-Covid in maniera maniacale ponendo attenzione a tutte le azioni quotidiane (entrate scaglionate, sanificazioni, distribuzione pasti ai banchi, disinfettanti, distanziamento, mascherine di protezione, sanificazioni).

È il luogo, forse l’unico, dove si ha una tracciabilità immediata dei positivi grazie alla collaborazione e sinergia tra personale scolastico, pediatri, medici di famiglia e Asl.

Infine La comunità scolastica è l’unica con il maggior numero di vaccinati considerando che da tre settimane si è iniziato la somministrazione in Toscana dei vaccini al personale scolastico (docenti, personale ata e amministrativi)”.

“Chiudere e rilegare a casa i nostri bambini — prosegue Ferranti — significa mettere in atto un piano distruttivo non solo didattico ma anche socio educativo. Oggi la scuola è l’ultimo baluardo dove le generazioni future possono ancora avere un minimo di relazioni sociali. Chiudere nascondendosi solo dietro numeri non è responsabile ed è ancor più irresponsabile che non si pensi neanche alle conseguenze sulle famiglie e sulle aziende.

Con la Dad, specie alla primaria, comporterebbe inevitabilmente la presenza di uno dei due genitori a casa oppure l’assunzione di baby sitter per permettere ai genitori di continuare a lavorare. Ma anche in quest’ultimo caso nessuno pensa a ristori per le famiglie o per le aziende che andranno in forte difficoltà produttiva.

Ecco perché — conclude Ferranti — questa decisione comporterà un danno sociale, educativo, culturale, didattico ed economico irrimediabile”.

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