1. Il più importante pregio di questa legge elettorale – oltre a quello di impedire che si verifichi di nuovo uno stallo come quella del febbraio 2013, quando i risultati elettorali non consegnarono al paese alcun governo – consiste nel fatto che, dopo lo strappo del 2006, viene ripristinata la norma che le regole del gioco non si approvano unilateralmente a colpi di maggioranza, ma si scrivono in accordo con le altre forze politiche. Questo, com’è evidente, comporta alcuni compromessi.
2. Il principale difetto contestato all’Italicum è quello di non aver corretto il Porcellum in uno dei suoi punti più problematici: l’assenza di un rapporto diretto tra elettore ed eletto. Questo, in realtà, è vero solo in parte. Rispetto al Porcellum il passo avanti è enorme: lì avevamo un listone regionale affisso nel corridoio del seggio e assente dalla scheda elettorale, qui avremo, accanto al simbolo di ogni partito, un listino di massimo sei candidati (in gran parte dei casi saranno quattro). Ciò significa che nella maggior parte dei collegi il partito che si sceglie di votare vedrà verosimilmente eletti, al massimo, i primi due candidati, e in molti casi uno soltanto. D’altronde, un accordo con le altre forze politiche su una legge maggioritaria con collegi uninominali non avrebbe potuto esserci, come il prof. Roberto D’Alimonte ci ha magistralmente illustrato in occasione dell’incontro Oltre il Porcellum dello scorso 4 aprile. Il cerchio della rappresentatività degli eletti si chiuderà il giorno in cui tutti i partiti imiteranno il Pd nella scelta di utilizzare le primarie per selezionare i candidati.
3. Personalmente ritengo il metodo delle preferenze il peggiore in assoluto, sono felice che non sia previsto dall’Italicum e sono meno felice che l’Italia sia uno dei pochi paesi dell’UE che utilizza le preferenze con liste macro-regionali per le elezioni europee. Se si vuole incoraggiare una scelta diretta dell’eletto, il metodo migliore è quello delle primarie. Queste ultime, infatti, rappresentano un confronto a viso aperto tra persone, credibilità e programmi in cui si attiva una nutriente mobilitazione di elettori partecipi e attenti al confronto. Il ‘gioco’ delle preferenze, di contro, incoraggia gli accordi striscianti, le clientele, le filiere di consenso pre-costituite. E il risultato è una selezione della classe politica in cui il merito e le competenze non vengono premiati. Un dato su tutti, che riguarda le elezioni regionali, è rivelatore di questa tendenza: nelle regioni in cui la criminalità organizzata ha un impatto maggiore e più diretto sulla società, la quasi totalità degli elettori esprime una preferenza; mentre in altre regioni, come la Lombardia (dove la criminalità organizzata non è certo assente ma non esercita un controllo capillare sul territorio), ad esprimere una preferenza è mediamente un elettore su cinque.
4. Da 8 anni tutti i capi di governo e tutti i candidati a competizioni elettorali affermano di avere come priorità quella di riformare la legge-Calderoli o Porcellum che dir si voglia. Lo stesso Capo dello Stato, nell’accettare il secondo incarico, ha posto la questione come prioritaria e inderogabile. Con Prodi, Belrusconi, Monti e Letta non si è mosso un passo in questo senso. Adesso, invece, la riforma elettorale la facciamo. E questo è il vero valore aggiunto dell’Italicum rispetto a tutte le leggi possibili. D’altro canto, le riforme potenziali sono sempre più perfette di quelle che si fanno.
[*] – Ospite
dunque premio di maggioranza illegittimo,sbarramenti altissimi e niente preferenze……propio una bella legge elettorale le primarie servono solo al PD per fare cassa….non era possibile fare peggio del porcellumm ma ci sono riusciti,complimenti davvero