QUEL BERLUSCHINO DI MATTEO RENZI

Michele De Lucia
Michele De Lucia

PISTOIA. Non c’è alcuna novità, rispetto a quanto si sappia ormai da tempo, nell’ultimo libro scritto da Michele De Lucia circa l’anomala scalata al vertice politico e amministrativo del paese (la p minuscola ormai è d’obbligo) da parte di Matteo Renzi. Ma siccome l’ex tesoriere dei Radicali e co-fondatore dell’associazione Anticlericale.net, il suo opuscolo, Il Berluschino (Kaos edizioni, 17 euro) è venuto, nel pomeriggio, a presentarlo presso la libreria Lo spazio di via dell’Ospizio, siamo andati a sentirlo.

E le varie annotazioni puntualmente virgolettate nel suo libro, Michele De Lucia, oggi, le ha velocemente riassunte al pubblico intervenuto, un piccolo stuolo, molto femminile, di gente che sostiene, ormai dalle varie investiture dell’enfant prodige, che si capiva di che pasta fosse fatto il rampante fiorentino.

Da Sindaco di Firenze a Presidente della Provincia, fino all’incruenta defenestrazione di Letta dalla segreteria del Partito e all’ascesa allo scranno della Presidenza del Consiglio. Matteo Renzi, che Miche De Lucia chiama Berluschino per la manifesta somiglianza con la propensione all’avidità mediatica del suo padre spirituale, nasconde, a detta dell’autore, una serie corposa e consistente di scheletri nell’armadio, coincisi, proprio in questi giorni, con l’indagine che ha coinvolto il padre per bancarotta fraudolenta.

“Innocentista fino a prova contraria – ha detto Miche De Lucia durante la presentazione del volume – , credo però che questa vicenda giudiziaria sia il culmine di una serie di piccole e grandi furbizie adottate, da sempre, dal nostro Premier, che ha il dono di essere un grande comunicatore nel breve periodo, di saper calmierare il proprio pubblico, di essere uno dei più acerrimi promettitori di cose difficili da mantenere e di essere puntualmente proiettato verso un altro stadio politico. Ogni volta che ha ricevuto un incarico, si è sempre preoccupato di costruirsi i presupposti per poter passare a quello successivo e più prestigioso. La somiglianza con il superomismo berlusconiano è terrificante, assecondato da un Partito democratico e da una sinistra intera che si è squagliata come marmellata ai suoi piedi, auspicandosi e temendo che il suo effetto possa durare e perdurare per molti anni, motivo questo che ha spinto buona parte del partito a venerarlo. Del resto, questo paese è noto per essere stato un covo innumerevole di fascisti e di antifascisti, di craxiani convinti e di lanciatori di monetine, di berlusconiani fedeli e poi loro acerrimi rivali”.

Ad onor del vero, visto l’argomento, eravamo convinti che all’incontro in libreria si sarebbe fatto trovare qualcuno dei renziani della città: hanno preferito disertare, forse, ma sarebbe stato carino che qualcuno dei suoi delfini, convinti e agguerriti, soprattutto quotidianamente sulle pagine di facebook, si fosse fatto trovare per ribattere, punto punto, tutte le osservazioni dell’autore.

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