In concomitanza con il Consiglio Comunale di San Marcello Piteglio convocato nel pomeriggio di oggi lunedì 9 settembre il Comitato “Un altro Appennino è possibile – versante toscano” conferma e rilancia. La nuova funivia non è ricompresa nel piano urbanistico vigente: pilone, stazione di arrivo e buona parte della nuova strada sono in area dove non si può costruire. Quasi 2,2 km di nuova strada: “ferita insanabile ad ambiente e paesaggio”
SAN MARCELLO PITEGLIO. Nuovo appello dal Comitato “Un altro Appennino è possibile – Versante toscano” al Comune di San Marcello Piteglio sulla, cosiddetta, funivia “Doganacca- Corno alle Scale” (in realtà l’impianto, se costruito, si fermerebbe molto prima e non potrebbe unirsi all’impianto emiliano). In tre pagine fitte vengono rilanciate, addirittura moltiplicandole per sei, motivate contrarietà. E non manca un iniziale nuovo colpo di scena.
L’appello è datato 8 settembre, festa di santa Celestina: è inviato al sindaco Marmo, alla presidente del Consiglio Romagnani, ai capigruppo, al segretario comunale e in copia ai membri della Conferenza Servizi.
Il Comitato chiede che l’appello sia fatto conoscere a tutti i consiglieri comunali che, proprio questo lunedì 9 settembre, sono chiamati in Consiglio a una presa d’atto sulla avvenuta convocazione di quella Conferenza.
Conferma, il Comitato, la impossibilità per la Conferenza di esaminare il progetto e sostiene che il Consiglio Comunale, con le prove portate dal Comitato, non può votare a favore avendo una sola strada: annullare la Conferenza. I consiglieri vengono anche messi a conoscenza delle “gravi implicazioni” che un loro voto favorevole, per loro stessi, comporterebbe.
Sei i punti evidenziati. Il primo (la impossibilità, almeno fino al 2031, di costruire la funivia su un’area già coinvolta, nel dicembre 2016, da un incendio) era già stato denunciato al Consiglio Comunale pochi giorni fa. Un colpo di scena che aveva fatto scalpore, obbligando il sindaco a rinviare la seduta per una verifica. Adesso il colpo di scena raddoppia.
Ipotizzando che i favorevoli alla funivia tentino un escamotage per bypassare quel particolare divieto, il Comitato mette sul piatto, infatti, un’altra carta assai robusta.
In effetti – ammette il Comitato – potrebbe esserci un modo per costruirla comunque, la funivia, a prescindere dall’incendio 2016; basterebbe poter applicare una deroga (prevista dalla legge statale 353/2000) secondo cui il divieto di costruire su aree già incendiate è derogabile quando gli strumenti urbanistici vigenti al momento dell’incendio già prevedessero quella opera, in questo caso la funivia.
Ipotizzando che sia proprio questo il possibile escamotage usato dai pro-funivia, il Comitato, però, lo smonta e cala quella che potrebbe essere una scala reale. Fa infatti presente – cartografia alla mano – che “il tracciato della nuova funivia risulta del tutto estraneo al corridoio infrastrutturale impianto a fune” già previsto dallo strumento urbanistico di San Marcello. Tale circostanza, conclude il Comitato, “non rende applicabile la deroga ex art. 10 legge 353/2000 per opere già presenti negli strumenti urbanistici vigenti”.
Un nuovo colpo di scena, dunque, che si aggiunge a quello già fatto conoscere ai consiglieri pochi giorni fa e che pare, almeno nelle intenzioni del Comitato, mettere un disco rosso difficilmente superabile per la nuova funivia. “La stazione a monte della funivia e uno dei pilastri di sostegno – spiega il Comitato – ma anche gran parte della prevista nuova strada di 2.200 metri” ricadono non dentro ma fuori il “corridoio infrastrutturale” già inserito nel piano urbanistico comunale. E se l’area su cui dovrebbero essere costruiti è fuori da quel corridoio, ciò significa solo una cosa: su quell’area ricade il divieto di nuove costruzioni e per 15 anni, dal dicembre 2016, lì non si può costruire.
Ai consiglieri comunali, che violando quella norma finirebbero per rispondere personalmente di un reato, vengono anche ricordate “le dure sanzioni” per chi non rispetta il divieto di costruire: tutte le opere illegittime, se costruite, dovranno essere demolite e dovrà essere ripristinato lo stato dei luoghi. Ciò “a spese dei responsabili”.
Viene anche evidenziato un secondo aspetto fino ad ora non molto conosciuto: per la costruzione e la successiva manutenzione della funivia dovranno essere costruiti, in un ambiente di grande pregio, due tratti di strada destinati a restare per sempre: il primo di 100 metri per il pilone 1 e il secondo da 2 chilometri e 200 metri per stazione a monte e pilone 2, entrambi larghi in media 6 metri. “Una ferita insanabile ad ambiente e paesaggio, che arriverebbe sul crinale, – denuncia il Comitato – perché interventi non mitigabili né compensabili”.
Di tali strade permanenti oltre alla descrizione e tratti su mappe non risultano elaborati progettuali e nemmeno lo studio geologico del tracciato. Questo rende il progetto incompleto e non esaminabile.
L’appello riporta, e documenta, anche altri quattro argomenti (“Ognuno dei quali sarebbe di per sé, come gli altri due, sufficiente a impedire la realizzazione del progetto”). Nel dettaglio: il contrasto con piani regionali (PIT e PPR) sulla difesa del paesaggio; il contrasto con le norme sulle “zone speciali di conservazione” (ZSC) in particolare con quella denominata “Monte Spigolino Monte Gennaio”; la contraddizione con il collegamento invernale, desiderato dai sostenitori dell’impianto, perché la variante proposta nel progetto nega la costruzione di piste da sci per raggiungere gli impianti emiliani, e questo evidentemente fa saltare tutti i conti economici che prevedevano il funzionamento tutto l’anno; una certa incompletezza nella relazione geologica, che rende, anche questa, il progetto non esaminabile.
Tre pagine fitte con richiami a carte urbanistiche, a leggi regionali e nazionali. La conclusione è chiara: in queste condizioni non si può andare avanti e ciascun consigliere comunale di San Marcello Piteglio (la nuova funivia, se realizzata, insisterebbe prevalentemente in tale Comune) deve potersi esprimere “con la piena cognizione delle conseguenze del proprio atto”.
ALLEGATO: COPIA LETTERA INVIATA DAL COMITATO AL COMUNE