PESCIA-MONTAGNA PISTOIESE. Lo scorso lunedì 11 agosto una delegazione del Crest, il Comitato Regionale Emergenza Sanità Toscana, ha incontrato a Pescia il Sindaco Giurlani per parlare dei Patti Territoriali e delle condizioni della sanità toscana in ambito pistoiese.
Con una semplice Delibera di Giunta, la 1235 del 2012, la Regione Toscana ha stravolto l’organizzazione del diritto alla salute. Punto cardine della delibera sono i protocolli attuativi meglio conosciuti, per intercessione dell’Uncem Toscana di Giurlani, come Patti Territoriali. Un documento che non ha nessuna valenza, dato che il suo mancato rispetto finanche inciso nel bronzo da Marroni & C. per quanto riguarda la sorte toccata a quelli della Provincia di Pistoia, non ha prodotto né produce nessun tipo di sanzione, ma solo nuda e cruda derisione nei confronti dei pistoiesi, meglio se di Montagna (vedi la sorte toccata a San Marcello e al suo ospedale).
I famigerati ‘patti’ sono stati uno strumento, come si legge nel documento redatto dal Crest, calato dall’alto da Regione e Asl, non supportato da nessuna legge in materia
sanitaria e che non risponde ad alcun criterio scientifico di programmazione sanitaria, anzi. Un papiro che si incarna come violazione del principio di equità e parità tra cittadini poiché basato solo sulla forza di contrattazione delle singole comunità locali, e che non lascia neppure intravedere un disegno organico, data l’assenza del nuovo Piano Sanitario Regionale.
Nella migliore delle ipotesi si tratta di protocolli che sono da riconsiderare in maniera quasi radicale; o, nella peggiore (quelli di Pistoia) da stacciare in toto.
Si parla di ancora di Sistema Sanitario Nazionale, come se fosse tuttora una realtà e paritetica per tutti, quando invece la sanità è organizzata a livello Regionale in maniera disparitaria e iniqua.
Come se non bastasse questa frammentazione in 20 sistemi, tanti quanti sono le Regioni, con l’introduzione dei Patti Territoriali, la frammentazione e la disuguaglianza fra cittadini e cittadini fa crescere ancora di più le disuguaglianze a scapito di coloro che vivono e risiedono in un territorio vasto come quello della montagna. Protocolli attuativi che nel caso di quelli della Provincia di Pistoia sono semplicemente una sorta di condono. Non quindi attuativi ma semplicemente confermativi di una situazione già realizzata.
Lo smantellamento del reparto di chirurgia dell’Ospedale Pacini avvenne, è bene ricordarlo, a marzo dello scorso anno, mentre i Patti Territoriali, il documento che sarebbe stato concertativo tra Regione/Asl e enti locali/Comuni, è stato approvato o meglio ratificato il 17 di giugno 2013 in Conferenza dei Sindaci, tre mesi dopo aver deciso i patti.
Non si può quindi accettare che la situazione presa come base di riferimento per il potenziamento del Pacini sia quella, alla data di stipula del protocollo attuativo – ma di che se era già tutto fatto – , quella cioè di giugno 2013. La situazione di base per eventuali miglioramenti e o potenziamenti, tanto cari all’Asl di Pistoia, deve essere quella precedente allo smantellamento della sala operatoria e del reparto di chirurgia che avrebbe garantito l’efficacia e la sicurezza per il mantenimento del pronto soccorso.
In buona sostanza durante l’incontro pesciatino è saltato fuori che Giurlani era d’accordo con il Crest nel rivedere i Patti Territoriali. Prima, però, e va detto, li ha fatti firmare; mentre ora ne prende le distanze. Insomma: come al solito Giurlani tiene un piede in due scarpe e gli altri due piedi in una scarpa sola.
Che dire? Il solito mistero della politica italiana?
m.f.
POMODORI ROSSI FRITTI ALLA REGIONE TOSCANA
IN FILOSOFIA – e Bertinelli, Presidente della Società della Salute, ce lo insegnerebbe – i problemi sono irrisolvibili, perché, se fossero risolvibili, non sarebbero più problemi.
In sanità tutti i problemi sono risolvibili e basterebbe solo volerlo: proprio perché non siamo in filosofia.
Ora, si dà il caso che la sanità non dipende da se stessa, ma dai politici: e i politici (come anche Enrico Rossi) sono spesso filosofi e come tali hanno il vizio di non risolvere i problemi, ma se mai di crearne di più, perché fa comodo per poltrone e prebende.
Gli anglosassoni, che sono più intelligenti dei meticci mediterranei (vedi gli inglesi senza € e gli Usa che stampano dollari a camionate e ce lo tirano in tasca, altro che riforme strutturali!), hanno scoperto, ondeggiando una volta a destra e una volta a sinistra, quello che, in termini marinari, si definisce “correzione di rotta”: le navi, per chi non lo sapesse, dato che la terra è tonda (e non quadra come la testa nostrale) e gira, non possono avanzare in linea retta; e se lo facessero, invece di entrare in porto a New York, finirebbero altrove. Perciò correggono la rotta.
Noi no, perché siamo una razza superiore e protetta (ma comunque da macello come gli ungulati). Rossi e i suoi rossi ci stanno massacrando in tutto – e mi riferisco alla sanità e non solo – ma, guarda caso, i cugini di Dante vanno tutti a votare «come le pecorelle escon dal chiuso» e confermano fiducia ai rossi di Rossi: e allora, se volete calci, pigliateveli a iosa e senza pietà.
La Zeno Colò invita in Montagna Abati e poco ci manca che non pigli dei veri calci in culo: risultai dell’incontro? Una presa di culo.
Ora il Crest, su invito di Giurlani, andrà in Regione: se non prendono dei calci in culo – ci scommetterei – finiranno in una orpellosa presa di culo.
Amici, ma i toscani che non si curano più perché non c’è soldi, mentre in un’Asl come quella di Pistoia spariscono – se non sbaglio – una decina di milioni di € all’anno in stipendi per superdirigenti che stanno in ufficio a girarsi le dita (o i diti, come dicono i pistoiesi), non hanno mai pensato, quando vanno a votare, di mandare affa… tutti questi “pomodori rossi fritti alla Regione Toscana”?
Perché se non lo hanno mai pensato – e non ci vuole un pensiero rivoluzionario per comprenderlo, basta essere normodotati – dire che la Zeno Colò si è comportata ingenuamente con Abati e l’Asl 3, e aggiungere che altrettanto ingenuo sarà il Crest a presentarsi al padrone fiorentino con il cappello in mano, non solo non reca offesa ad alcuno (anche se un ipotetico Signor Simone potrebbe incazzarsi), ma rappresenta la scoperta dell’acqua calda o, se preferite alate parolette politcally correct da veri democratici, un recitare in salmo il Cantico delle creature di San Francesco!
e.b.
Caro direttore,
e chi l’ha detto che il CREST si presenterà al padrone con il cappello in mano?
Stiamo cercando di migliorare le cose, stiamo dedicando tempo ed energie per questo e proviamo a fare massa critica. Siamo ingenui nel senso antico e più positivo del termine cioè siamo profondamente corretti, onesti e “nati liberi”. Sappiamo con chi abbiamo a che fare e nonostante questo andiamo avanti caparbi, certi di essere dalla parte del giusto.
Sappiamo anche che la campagna elettorale per le elezioni regionali 2015 è già iniziata…
Eva Giuliani