QUARRATA-AGLIANA. La ventunesima edizione della Marcia per la Giustizia Agliana-Quarrata tratterà il tema: “Urge una nuova Politica: come passione di vita e pratica condivisa”. Un tema volutamente scelto e meditato dalla Casa della Solidarietà-Rete Radiè Resch di Quarrata che organizza l’iniziativa insieme ai Comuni di Quarrata e Agliana e a Libera-associazioni, nomi e numeri contro le Mafie.
La marcia si terrà il prossimo 13 settembre come da tradizione partendo nel tardo pomeriggio da piazza Gramsci ad Agliana con la sua conclusione sul palco di piazza Risorgimento dopo un corteo che percorrerà le strade di San Piero Agliana, Ferruccia, Vignole, Olmi fino al centro di Quarrata.
In questi giorni la Casa della Solidarietà-Rete Radiè Resch hanno avviato l’organizzazione e stanno già raccogliendo le adesioni da parte di associazioni, comunità, parrocchie, Comuni, Enti italiani che intendono partecipare. Info: rete@rrrquarrata.it – casasolidarieta@rrrquarrata.it oppure Tel. 0573-750539; 339-5910178.
GLI OSPITI. Decisi anche i relatori e gli ospiti che arricchiranno la riflessione nei due momenti ad essa dedicati (alla partenza ad Agliana alle ore 18) e a Quarrata (dalle 21 in poi). Interverranno: Antonietta Potente (teologa), Cecile Kyenge, deputata europea PD ed ex ministro dell’integrazione; Curzio Maltese, deputato europeo Tsipras; don Luigi Ciotti (Gruppo Abele, Libera); Martina Romanello, studentessa universitaria Napoli e Renato Accorinti, sindaco di Messina.
IL DOCUMENTO. In vista della marcia e come contributo di riflessione vengono portati all’attenzione due riflessioni, la prima di Simone Weil tratta dalla “Dichiarazione degli obblighi verso l’essere umano, 2003, 30-31 “L’ anima umana ha bisogno per un verso di solitudine, per l’altro di vita sociale. … L’anima umana ha bisogno di partecipazione disciplinata a un compito condiviso di pubblica utilità, e ha bisogno di iniziativa personale in questa partecipazione … L’anima ha bisogno sopra ogni altra cosa di essere radicata in molteplici ambienti naturali e di comunicare tramite loro con l’universo.” .
La seconda di Nelson Mandela: “La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è quella di essere potenti oltre ogni limite. È la nostra luce, non la nostra ombra a spaventarci di più. Ci domandiamo: chi sono io per essere così brillante, pieno di talento, favoloso? In realtà: chi sei tu per non esserlo? Il nostro giocare in piccolo, non serve al mondo. Non c’è nulla di illuminante nello sminuire se stessi, cosicché gli altri non si sentano insicuri intorno a noi. Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini. Non solo per alcuni di noi, ma in ognuno di noi. Quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso. E quando ci liberiamo delle nostre paure, la nostra presenza, automaticamente, libera gli altri.”
“La questione politica, a questo punto – secondo i promotori della Marcia – è una questione dell’anima”.
Ecco cosa è riportato nel comunicato stampa della iniziativa:
“Ciò che abbiamo perso, o stiamo perdendo non è solo un certo tenore di vita a cui tutti eravamo abituati; servizi sociali, garanzie economiche, sicurezze riguardo al nostro futuro. Ciò che stiamo perdendo o abbiamo perso è una delle dimensioni più reali della vita umana, che ci avrebbe garantito di non cadere nella superficialità, nella distrazione e nella prepotenza delle relazioni umane e con tutto l’ecosistema.
La politica non è merce di scambio, fonte di ricchezza privata e nemmeno pubblica; la politica non è costituire uno stato fantasma supportato da singoli cittadini senza partecipazione. Non è nemmeno la costituzione di uno stato separato dalla fatica quotidiana di uomini e donne che hanno inventato le proprie storie e per questo hanno resistito, oramai da anni, nonostante le offerte dello stato – perché di offerte si tratta – siano totalmente insufficienti.
La questione politica parte dall’anima, dalla consapevolezza e dal riscatto di questa sensibilità interiore che ispira la vita dal di dentro, in cui le cose, gli esseri umani, l’ecosistema, non si riconoscono solo come merce di scambio; come fonte di accumulo di quello che prima si chiamava potere e oggi è totalmente identificato con il denaro.
Ogni crisi dell’umanità, in questo momento storico, è crisi interiore, crisi e tradimento dell’anima che invece è matrice dei sogni, di quelle sensibilità ispiratrici dell’umano più bello e dell’umano più capace di vivere nell’ecosistema; matrice di quei diritti che vengono ancora prima di ogni legge, anzi, ispirano la creazione di un ordinamento condivisibile, per tutti.
Chi sostiene di ripartire dall’anima, non è un illuso o illusa, che ha un visione idilliaca dell’essere umano e del cosmo, ma piuttosto chi si è stancato o stancata di pensarsi incapace di rifare la storia in un altro modo, di partecipare alla costruzione di un ambiente in cui la vita si sviluppa e non viene mortificata da progressivi processi di esclusione.
La politica deve tornare ad essere passione filo-sofica, cioè passione-amore alla sapienza della vita; ricerca di stili di vita che garantiscano la vita stessa e non una mortificante sopravvivenza. Al contrario: La politica non può essere passione di denaro; passione di chissà quale frustante riscatto personale. Sono questi gli aspetti che portano la politica all’illegalità, alle mafie di ogni genere: politico, sociale e persino religioso, sia locali che mondiali.
L’antico detto cristiano è chiaro, anche per chi non si ricorda più: “non si possono servire due padroni …” perché lasciare che la nostra esistenza serva contemporaneamente due ispirazioni: il denaro-potere e l’anima della vita e delle cose, ci romperà dal di dentro; frantumerà la storia in mille pezzi, polverizzando tutto: passato, presente e un ipotetico futuro.
Siamo stufi di essere trattati come i conquistatori spagnoli nel XV secolo, trattarono le popolazioni indigene del continente Amerindio, quando con solennità proclamavano: “questi [gli indigeni] non hanno anima. Noi, così come rivendicavano gli indigeni, abbiamo un’anima, qualunque essa sia, in ogni cultura, in ogni storia personale e collettiva, è l’anima della nostra creatività umana che è partecipazione. Cfr. La canzone di Gaber: Libertà è partecipazione …”.
Grazie alla disponibilità del Comune di Quarrata in occasione della Marcia per la Giustizia sarà messo a disposizione il palazzetto dello Sport di via Arcoveggio per l’ospitalità di chi è provvisto di sacco a pelo. Sarà inoltre disponibile nel giorno della marcia un autobus per Agliana (partenza alle ore 17 da Quarrata) al fine di portare i partecipanti che desiderano lasciare la propria vettura a Quarrata mentre al termine della Marcia i bus navetta provvederanno a riportare i partecipanti ad Agliana.
Marcia giustizia, giustizia marcia.
A chi gioverebbe una giustizia giusta? Come farebbero a vivere e a trovare pane e companatico le associazioni benefiche? E se invece di buttare via un quarto del cibo prodotto nel mondo si sfamasse chi muore di fame, come si farebbe poi a chiedere offerte e sovvenzioni per aiutare i poveri?
Il mondo è una banca di pochi: macina tutto per macinare quattrini per sé. Il resto può anche morire mentre le piccole formiche si danno daffare credendo di salvare l’universo o in nome di dio o in nome dell’uomo.
E intanto i banchieri incassano, i poveri muoiono e le formichine portano i loro chicchini di grano che vanno al macero. Come la giustizia: questa giustizia.
Buona marcia a tutti.