PISTOIA. Giovedì 29 giugno, una serata all’insegna della ‘cultura’. Cultura che aveva un sapore diverso, quello dell’olio fritto e rifritto o, nel migliore dei casi, della grigliata paesana.
Bella quanto si vuole ma non a ridosso della facciata di San Giovanni né davanti alla Cattedrale da proteggere non come simboli religiosi ma come patrimonio artistico che è obbligatorio salvaguardare anche con l’immagine.
In centro mancava solo una giostra a calci in culo e qualche tiro a segno per sentirsi di nuovo all’ex Campo di Volo dove, prima della costruzione del nuovo ospedale, si svolgevano le feste patronali. Identica atmosfera, stessa animazione e bailamme e, ovviamente, conseguente medesimo target di frequentatori.
Non ho nulla contro le giostre e le friggitorie, che ho anch’io frequentato e apprezzato con entusiasmo quando erano, appunto, al Campo di Volo.
Oltre alle sensibili tracce olezzanti, la ‘cultura’ si è manifestata anche col suono rombante di band che si esibivano in parallelo allo spettacolo di piazza del Duomo, completando la cornice che mancava perché il quadro assomigliasse del tutto ai baracconi di un tempo.
Una perfetta sintonia nonostante siano passati tanti anni peccato che una volta si chiamava comune divertimento ora si definisce pomposamente cultura.
I resti di questa ‘cultura’ e di coloro che l’hanno frequentata, sino a notte inoltrata, rimangono visibili sul terreno ove una gamma vasta, massiccia e perniciosa di rifiuti di ogni genere giace, dopo ogni serata, abbandonata sino al mattino.
Panem et circenses diceva Giovenale, per indicare le modeste aspirazioni del popolo dinanzi alle quali mi inchino compunto ma non convinto.
Al Campo di Volo si viveva l’analogo caos tra l’erba, la confusione e la polvere, forse non c’era più ‘cultura’ di oggi, di certo, c’era assai più educazione e, come si sa l’educazione esula dalla cultura, la cultura non può mai prescindere da essa anche se qui ci si sforza di dimostrare il contrario.
Fiore Di Monozzo