qverelae, I. DE CLAVDIO CORNELIO, MAGISTRATV LEGIS DEFENSORE, PERSONARVM OFFENSARVM HONORIS DECORISQVE TVTORE ET DE AVGVSTO IOSSA FASANO MEDICO

Traduzione del titolo a pro dell’avvocatA Elena Giunti (difensorA del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, privilegiato dal Comune di Quarrata e Ctu caro alla procura pistoiese) perché la giurisperita non conosce il latino: «querele, 1. Claudio Curreli, procuratore della repubblica, difensore dell’onore e del decoro delle persone offese & il dott. Augusto Iossa Fasano»


Come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio», mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita!


A PISTOIA LA GIUSTIZIA È IN CORTO CIRCUITO


 

Difficile credere nelle «autorità costituite»

 

Con questo commento, dedicato a un medico che io non conosco, che non so chi è, che non ho mai sentito nominare se non negli ossessionanti panegìrici della moglie di Andrea Alessandro Nesti, la signora professoressa Milva Maria Cappellini, non di rado entrante, molesta, piccosa e se non anche supponente (la signora è scesa continuamente in campo a difendere il marito non contro il Consiglio di Stato che lo ha, in punto di diritto, dichiarato decaduto dalla funzione di comandante dei vigili di Agliana, ma sostenendo la tesi irricevibile che Linea Libera lo ha diffamato); con questo commento dedicato al dottor Augusto Iossa Fasano, inizia l’illustrazione analitica dei temi dei 16 querelanti e di come il dottor Claudio Curreli (vedi nota sul suo cognome) e la procura di Pistoia avanzino sulla via della repressione dei «disegni criminosi», ignobili e da punire con ferma mano e pugno di ferro, per lavorare a pro della «gente comune» cara al PM Tommaso Coletta.

Da questo link scaricatevi la querela che ha suscitato le ire del Curreli. E andiamo avanti.

Come ho detto in aula al giudice Luca Gaspari nelle mie dichiarazioni spontanee il 2 maggio scorso: io non ti conosco, io non so chi sei, Augusto Iossa Fasano…

Se la signora Milva Maria Cappellini o Milva MC Cantini o Blimunda di Agrùmia, o donna letterata che dir si voglia (che però adopera il termine resede e lo tratta come un sostantivo femminile…) o chissà quale altro fake Facebook mi cita questo nome, me lo ri-cita, me lo ri-ri-cita, me lo ripropone come il nome taumaturgico di un Gesù, salvatore del mondo, può darsi che, dietro tale squisita riproposizione universalistica, mi possa perfin prendere un timido accenno di orchite? Che onco, si dice a Pistoia! La professoressa Cappellini ha un’agenzia di pubblicizzazione dei medici e degli psichiatri?

La famiglia del fu comandante Nesti (moglie letterata, cognato-collega in quanto anch’egli vigilO-urbano, correligionario di sinistra, che parla tedesco e si presenta, come si presenta, con nomignoli da nanetto-Loacker; nomignoli che io non sono tenuto a sapere che lo identificano, anche perché io non sono Napalm51, il feisbucchista caricatura di se stesso in Crozza); quella famiglia, sostenuta anche dalla ex-segretaria del dottor Giuseppe Grieco, Alessandra Casseri (oggi in pensione), amica della professoressa, e da altre signore della Piana pistoiese, stimolate dal fake Facebook Milva MC Cantini, si è poi letto per squasso di panegìrici (e salvo errori & omissioni) che era fedele vassalla del dottor Iossa Fasano.

Alessandra Casseri, segretaria ora in pensione di Giuseppe Gireco, era in amicizia con la moglie di Nesti su Facebook e commentò favorevolmente il ricorso della Blimunda alla rubrica Ditelo a Concita

Ma per voler offendere l’onore e il decoro di una persona, prerequisito è che il pericoloso autore di tale «disegno criminoso» la conosca, la mal sopporti, ne abbia un… onco diretto: che senso avrebbe – infatti – pigliarsela con il medico di famiglia di don Fabrizio Corbera, principe di Salina, duca di Querceta e marchese di Donnafugata, se io non ho mai messo piede in quelle terre e non l’ho mai conosciuto?

E basterebbe solo questo, a un sostituto qualsiasi, perfino al primo anno di stage, per prendere una querela con la punta delle dita; farne una bella palla e gettarla nel cestino se non nel cesso.

Di questo professore più che titolato, nella querela presentata – che non odora della farina del suo sacco –, si fa e si tesse un pippone che supera perfino la biblioteca delle pubblicazioni di Einstein e dei progetti di Nikola Tesla – lo sanno, in procura, chi era, vero?

Chi ha prodotto quella faticosa opera d’inchiostro di ariostea memoria, si scandalizza e si batte le mani in testa, scuotendola come lo zio Crocifisso campana di legno nei Malavoglia e si scaglia contro di me solo perché adopero un “linguaggio irridente”. Licenza di critica e sàtira.

Quel linguaggio io lo adopero, lettori e scandalizzati di varia natura, come decido io. È ciò che si definisce stile: perché sono l’autore e quello che ha i diritti d’autore su ciò che scrive. Il dottor professor Augusto Iossa Fasano è un medico; e io non mi sogno certo di sindacare se, nel rilasciare certificati medici di disagi psichico-psicologici a un suo assistito, costui adopera termini che andavano di moda ai tempi di Ippocrate piuttosto che in quelli di Freud. Sono illogico?

Analizzate bene – anche sotto la luce psichiatrica – la querela del dottore che si sente offeso. Gli ricordo – e lo ricordo anche a Curreli prima e al giudice Gaspari poi – che una analisi di tale livello è possibile e ammessa se presa sotto il profilo linguistico-espressivo.

Il professor Maurizio Perugi, per esempio, pistoiese titolare di filologia romanza all’università di Palermo e poi emigrato in Svizzera con la moglie Barbara Spaggiari, ha profilato, proprio in questi termini, la figura del Pascoli, “il grande poeta delle piccole cose” (secondo Benedetto Croce). In chiave psicoanalitica.

Se lo fate, anche come puro esercizio al posto di un giro di burraco o di scopa, briscola e rubamazzo, vi si evidenzieranno queste condizioni:
— la querela non è opera di lingua da medico di sì profonda scienza psico-etc.etc., ma piuttosto è un miscuglio di stratificazioni espressive di ben altra natura. In altri termini lo Iossa Fasano porta ai CC un documento già preconfezionato verosimilmente da altri;
— la stesura è sulla medesima carta – e, soprattutto, dello stesso tenore tecnico-espressivo – delle querele (o anche degli esposti anonimi perdonati in aula…) frutto delle sottili competenze del dottor Andrea Alessandro Nesti;
— il contenuto è una specie di QR Code del fu-comandante che, grazie alle sue invidiabili capacità, cita dottrina e giurisprudenza, comprese le Cassazioni (e magari, se potesse, anche le cassate siciliane…), cosa che solitamente non viene in una denuncia nemmeno scritta da un legale (lo Iossa Fasano, per chiarezza, non indica alcun avvocato che lo difenda: ciò lascia intendere che la querela è del tipo do you it yourself;
— le indagini della procura sono state, come al solito, appaltate alle lagne del querelante e basta – mentre nessuno si è accorto di queste strane affinità elettive con gli scritti del Nesti.

Se a tutto questo si aggiunge l’analisi strettamente tecnico-stilistico-espressiva, viene naturale considerare l’ipotesi non peregrina che la farina non è del sacco del medico ma del sacco di un ex-Vpo, noto in procura e amico di quei sostituti dei quali fu collega e, come tale, incompatibile all’ambiente di Pistoia.

Una nota finale – tuttavia particolarmente significativa – la merita la questione (direi bruciante per la moglie del fu-comandante Nesti) sollevata dallo Iossa Fasano e relativa al tema della invidia penis.

Essa (invidia penis significa «invidia del pene» da parte di individuo F nei confronti di individuo M – è una nota per l’avvocata Elena Giunti che non sa il latino) configura una ben nota condizione spirituale o meglio una sindrome in cui un individuo di sesso femminile sogna di poter avere il pisello (ma non quello della principessa).

È chiedersi troppo se ci si chiede perché la procura stia dietro a un chicco di sale e non vede un’intera salina? Ed è normale permettere al sostituto Claudio Curreli di favorire i flussi dei migranti dirigendo Terra Aperta che coordina le varie associazioni e Coop di accoglienti?

Altro dirti non vo’ (citazione da Leopardi) e qui mi taccio (M. Giovanna Maglie). Vi invito, però, tutti quanti a leggere, in séguito, cosa scriverò al capitolo 9 (querela di Milva Maria Cappellini).
A quel punto spiegherò le sottili sinàpsi tra le Cronache di Agrùmia e il libro partorito non senza sforzo dalla fakefacebucchista Blimunda Nesti, che assume sin troppo di essere una grande, enorme, travolgente scrittrice del terzo millennio.

A banchetto del 9° capitolo sono invitati al banchetto: il dottor Iossa Fasano, super-esaltato dalla Blimunda; il dottor Claudio Curreli, difensore degli oppressi e dei reietti (esclusi i cittadini di Vicofaro); il dottor Giuseppe Grieco, che non vede di buon occhio il mio sostegno al luogotenente Mancini suo nemico (per Grieco, invece, io dovrei sostenere Pereira/Procura e pentirmi e conoscer chiaramente (Petrarca) che sono un padre indegno e da condannare secondo la legge mosaica); il PM Coletta (potrà capire di più sulle «persone comuni»); la Gip Patrizia Martucci (acciocché si schiarisca le idee sulle «autorità costituite») e, dulcis in fundo, il martire finale: il giudice Luca Gaspari, chiamato a decidere su una massa di volgari menzogne e per giunta pessimamente raffazzonate.

Come ha fatto il dottor Iossa Fasano a leggere due miserevoli articoletti di una nullità come il Bianchini, lui che… s’illumina d’immenso come Ungaretti?

Raccomandazione per i progressisti democratici che non sanno ridere: fàtevene una ragione, o intellettuali radical chic. Al mondo non esiste solo la serietà seriosa di Stalin o del Maestro e Margherita (cavallo di battaglia o dei pantaloni, dipende) della evolutissima Blimunda.

C’è anche – e meno male! – l’irriverente satira con il suo sacrosanto il diritto a irridere, deridere, elidere l’ipocrisia perbenista odorosa di cacca.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


GIUSTIZIA DELL’ALTRO MONDO

Così ci costringono a vivere il Comune di Quarrata, il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi e la procura della repubblica di Pistoia. Ma lo stalker sarei io…

Edoardo Bianchini


Print Friendly, PDF & Email