TORNO – mio malgrado, ma necessariamente – sulla vicenda Berti e automobiline e stampa: perché, letto l’intervento di Lucia Agati sulla Nazione (che con solare evidenza sponsorizza la tesi di parte secondo cui il bimbo ha infilato qualcosa in tasca al padre), ritengo indispensabilmente ineludibile fare alcune logiche precisazioni.
Purtroppo la collega, che negli anni 80 diplomandosi, mi sembra, alle Mantellate, mi ebbe come commissario esterno di italiano alla maturità, non sembra ricordare che i filologi amano fare l’analisi del testo e che, dall’analisi del testo, alla fine – loro malgrado – deducono: e la deduzione è, in ambito scientifico, quel procedimento che permette di dimostrare un teorema, senza distinzione se di Pitagora o di Vattelappésca.
Sulla vicenda Berti, riletta sulla Nazione, si ha la netta sensazione – alla fine – che, nella fattispecie, si sia trattato solo di un malinteso e che, se Quarrata/news non ne avesse parlato, tutto sarebbe finito (si sottintende e si fa capire al lettore ‘indifeso’) come di solito finisco le cose a Pistoia: a tarallucci, vino e pacche sulle spalle.
Ebbene, tutto questo è lapalissianamente falso. Accreditare che la Procura si sia messa in moto solo perché lesse la ‘passata semi-ironica’, o meglio satirica, di Quarrata/news è un voler far credere che la torre di Pisa fu fatta storta ad arte: tra l’altro (ed ecco la premessa da cui scaturisce la deduzione dimostrativa) se si rilegge il testo di Quarrata/news (vedi qui) niente (e se dico niente è niente) fa capire che ci potessero essere elementi tali da dover far scattare una indagine di ufficio, dato che nel testo non si parlava affatto di ‘scarto di macchinine’ come di caramelle. Da cosa, dunque, si sarebbe dovuta muovere la Procura, mancando il dato fondante in grado, come la fede, di far muovere la montagna?
C’è un’altra spia, del resto, ancor più significativa nel testo della Nazione. Ve la sottopongo: si legge che «… stando alla testimonianza del personale di Panorama, Berti non avrebbe solo preso la macchinina (di pochi centimetri, completamente in plastica, del valore poco più di due euro), ma avrebbe anche aperto la confezione, poi riposta in fondo alle altre sullo scaffale».
Se così si fossero svolti i fatti – e questa non è la versione Berti, ma la testimonianza del personale di Panorama… –, tutti i buoni cattolici sanno che la coscienza di quanto commesso condurrebbe direttamente a un “peccato mortale” per materia grave, per deliberato consenso e – soprattutto –, con quel riporre il rimanente delle macchinine «in fondo alle altre sullo scaffale», a quella piena avvertenza che implicherebbe la “grande bellezza” che è il libero arbitrio.
Personalmente devo dire che sarei molto meno sicuro e molto più cauto – non solo come vecchio, ma addirittura come decrepito cronista – rispetto a Lucia, nell’affermare che il tutto è partito dalle «indagini scattate d’ufficio quando un blog pubblicò la notizia»; e per più motivi:
- perché Quarrata/news non aveva parlato di Panorama
- perché Quarrata/news non rammentava Berti
- perché se davvero tutto avesse preso avvio dalla notizia di Quarrata/news, senza dubbio il blog sarebbe dovuto essere indicato come “persona informata dei fatti” e come tale ascoltato
- perché è contraddittorio, e perciò illogico – all’interno del servizio della Nazione –, il sostenere che la direzione di Panorama non fu nemmeno avvertita, per poi sottolineare che «per la direzione del supermercato il caso finiva lì, come da prassi per furti di scarso valore».
Dunque: date queste premesse, chi può inoppugnabilmente spiegarci il perché il dottor Sottosanti si sarebbe dovuto muovere in assenza di segnalazione da parte del danneggiato o dell’offeso?
Qualcosa non torna. E non torna perché le cose, assai presumibilmente, andarono in maniera del tutto diversa – almeno da quel che risulta. Fu forse un errore di calcolo (a quanto pare) a far fare un primo passo verso la denuncia: un passo poi non reversibile, perché, quando fu accertato che le automobiline erano state scartate come caramelle e poi rimesse a posto (nascoste), allora – e solo allora – scattarono, per la Procura, l’aggravante e la non revocabilità della segnalazione stessa. E garantisco che, quando fu data notizia su Quarrata/news, tutto questo era già avvenuto: e già era chiaro che si sarebbe proceduto d’ufficio… E qualche voce maliziosa, addirittura, sosteneva che qualcuno si fosse divertito a mettere in difficoltà l’ex-Sindaco, magari solo per farlo sudare un po’: un gioco a cericno acceso, in cui, però, il cerino gli tornò e gli restò inaspettatamente in mano.
Tanto premesso (e credo di averlo indicato con sufficiente, inappellabile e scientifica chiarezza), evitiamo, per favore, di far passare Quarrata/news per un qualcosa di ostile e di oscuro:
- non siamo né carbonari né massoni (con sommo rispetto di e per tutti)
- non si erano fatti nomi
- non si diceva il luogo
- non si accennava ad altro che a un fatto poi confortato dalle testimoniane del personale di Panorama.
È invece vero che qualcuno, uscendo dal lavoro, passando in centro, spalmò la notizia per tutta Pistoia partendo da via degli Orafi.
Un’ultima, realistica considerazione: se Quarrata/news avesse avuto la capacità taumaturgica di far muovere la Procura con la facilità con cui sembra di capire dalla vicenda Berti… beh, ve lo garantisco, Pistoia sarebbe già stata rasa al suolo e ricostruita, a perfetta regola d’arte, almeno 70 volte 7. Credetemi!
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