PISTOIA. Il sì o no sui grandi temi va per la maggiore. Domenica prossima avremo i sindaci al ballottaggio, Roma e Milano in palio, il 23 giugno il referendum sull’uscita dell’Inghilterra dall’Ue, la Brexit; a ottobre – la prima domenica o al massimo la seconda, insomma prima possibile, ha detto Renzi – il referendum sulla riforma della nostra Costituzione.
A novembre sarà eletto il successore di Barack Obama alla guida degli Usa, potrebbe accadere che a conquistare la Casa Bianca fosse per la prima volta nella storia una donna… oppure un riccone eccentrico nei cui confronti sta salendo il consenso da parte delle classi meno abbienti.
Dunque noi cittadini saremo chiamati a dire sì o no ad una riforma complessa che, a seconda dei punti di vista, potrebbe modernizzare il nostro Paese oppure consegnarlo tutto intero nelle mani del presidente del consiglio dei ministri.
La riforma elimina il bicameralismo perfetto, ma la seconda Camera resta in vita, con un’altra composizione ed altri poteri, senza che i cittadini possano eleggere i senatori; introduce i referendum deliberativi, elimina i senatori a vita… Ma talmente ampia e complessa è la revisione costituzionale – e perché non si consumi del tutto in uno scontro tra tifoserie pro o contro il governo – che abbiamo pensato di rivolgerci ad alcuni nostri concittadini, esperti di legge e di politica, molto presenti negli spazi pubblici e quindi in grado di orientare le opinioni, per avere il loro parere.
Abbiamo formulato dieci domande, secondo lo stile del questionario proustiano ormai sperimentato, cui i vari interlocutori hanno dato risposte articolate ma molto chiare.
Pubblicheremo le risposte una ad una, iniziando dalle posizioni di una giovane giurista rappresentante eletta in consiglio comunale: Margherita Semplici, capogruppo di Pistoia Domani. Seguirà, in giornata, il punto di vista di Giovanni Sarteschi, capogruppo Pd.
– Lei sa già come voterà?
Sì, ci ho riflettuto e ritengo di avere un’opinione già formata.
– Ha letto il testo della riforma?
Sì, l’ho letto.
– Il Senato avrà competenza sulle leggi di riforma e sulle leggi costituzionali. Che ne pensa?
Riservando al Senato di legiferare unicamente su determinate materie si supera il bicameralismo perfetto e questo è un bene. Tuttavia, non si deve dimenticare che in questo sistema i Senatori non sono più scelti direttamente dai cittadini ma tramite un meccanismo di elezione (selezione?) di secondo livello niente affatto chiaro, quindi il fatto che al Senato sia attribuita la competenza di votare sulle leggi di revisione costituzionale e sulle leggi costituzionali non è a mio avviso compatibile con la nuova modalità di scelta dei Senatori.
– I nuovi senatori godranno delle stesse immunità (quindi non potranno essere arrestati o sottoposti a intercettazioni senza l’autorizzazione del Senato) previste per i deputati; ritiene che questa scelta sia ragionevole o che avrebbe potuto essere evitata?
Questa poteva essere l’occasione per una modifica seria dell’art. 68 Cost. (quello che disciplina appunto le cd. immunità parlamentari): mi riferisco in particolare alla richiesta autorizzazione a procedere per la sottoposizione dei membri del Parlamento ad intercettazioni di conversazioni o comunicazioni che evidentemente vanifica la stessa utilità di questi strumenti di indagine.
A parte questa considerazione di ordine generale, il mantenimento dell’immunità parlamentare anche per i nuovi Senatori non è a mio avviso compatibile con il sistema dell’elezione di secondo livello, anche se in concreto tutto dipenderà dal contenuto della legge chiamata a regolare la materia: non vorrei, infatti, che la nomina a Senatore potesse rappresentare una sorta di salvacondotto a buon mercato per chi, ad esempio tra i consiglieri regionali, sappia o sospetti di essere indagato per qualche reato e riesca, con il proprio ingresso in Senato, con la benedizione dei colleghi del consiglio regionale, a ritardare o evitare una misura restrittiva della libertà personale…
– I senatori scelti dal Presidente della Repubblica per meriti resteranno in carica sette anni; era l’ora? Si poteva evitare del tutto la figura del senatore scelto dal Presidente?
Per quanto mi riguarda, specie in considerazione del deciso ridimensionamento del ruolo del Senato, la figura del Senatore scelto dal Presidente della Repubblica poteva essere del tutto evitata. Dico di più: fosse per me eliminerei anche la previsione secondo cui chi è stato Presidente della Repubblica è senatore di diritto e a vita salvo rinuncia.
– Che pensa della possibilità di ricorso preventivo alla Corte Costituzionale sulle leggi elettorali (da parte di 1/4 dei componenti della Camera), quindi della possibilità di ricorso anche sull’Italicum?
Andiamo per ordine, ritengo che l’Italicum non potrebbe comunque rientrare nella disciplina del nuovo art. 73 Cost. (quello che appunto prevede la sottoposizione delle leggi elettorali al parere preventivo della Corte Costituzionale) perché è già stata promulgata, mentre il parere preventivo può essere reso soltanto prima della promulgazione; tuttavia, mi risulta che l’Italicum si trovi già sub iudice dinanzi alla Corte Costituzionale a seguito del rinvio da parte del Tribunale di Messina.
In ogni caso, a prescindere dalla questione dell’Italicum, ritengo del tutto inopportuna la previsione di sottoporre a parere preventivo della Consulta le leggi elettorali: la Corte Costituzionale non è un organo di consulenza su questa o quella materia, bensì un organo costituzionale che in quota parte esercita una funzione di indirizzo politico.
Pertanto, è del tutto inopportuno che sia chiamata a esprimere un parere preventivo proprio su leggi delicate come quelle elettorali che hanno il compito di tradurre i voti in seggi secondo un sistema la cui scelta è e deve essere eminentemente politica e, di preferenza, dovrebbe essere largamente condivisa dal più ampio numero possibile di forze politiche.
– Sono davvero cancellate le Province, con la materiale cancellazione dal testo della Costituzione? Conseguenze?
Sono materialmente cancellate dal testo della Costituzione, appunto. Mi si perdoni la banalità, ma è dalla Legge Delrio che si vagheggia l’abolizione delle Province e quanto in realtà è stato fatto è aver eliminato l’elezione diretta dei Consigli Provinciali e dei Presidenti, sostituendola con un’elezione di secondo livello regolata da meccanismi assurdi e farraginosi, rendere la gestione delle competenze che le Province avevano un totale caos a discapito dei cittadini, non risparmiare alcunché, anzi (parlo, in questo caso per la Toscana), far sì che i Comuni capoluogo si trovino a doversi accollare competenze e personale ulteriore da gestire per riassorbire alcune delle funzioni provinciali.
Mi tranquillizza, quindi, che dal testo costituzionale siano eliminate le Province? Niente affatto, almeno fino a quando qualcuno non riuscirà a dimostrarmi che la loro eliminazione ha realmente determinato razionalizzazioni e vantaggi per i cittadini. E temo che non sia questo quel giorno.
– Che pensa del nuovo marchingegno relativo al quorum per la validità del referendum?
«La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto o, se avanzata da ottocentomila elettori, la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera dei deputati, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi», questo recita il nuovo art. 75 Cost.
Penso che, come molti altri provvedimenti di questa maggioranza, sia stata inserita al solo scopo di far credere all’elettorato di agevolare il raggiungimento del quorum di partecipazione, e che in concreto non sposti alcunché rispetto al successo dell’istituto referendario nel nostro ordinamento, specie se il Presidente del Consiglio invita “caldamente” all’astensione come ha fatto in occasione del referendum del 17 aprile scorso.
– L’introduzione del referendum propositivo può essere salutata come una vera opportunità?
Per adesso si tratta di una mera previsione astratta dal momento che dovrà essere una legge costituzionale a stabilire condizioni ed effetti di referendum popolari propositivi e di indirizzo: dovrà essere attesa la disciplina, ma personalmente sono abbastanza scettica, non tanto sul fatto che non potrebbero esservi iniziative dei cittadini, quanto sulla reale volontà del Parlamento di autocondizionarsi all’emanazione di leggi sulla scorta di proposte popolari. Basti pensare che alle proposte di legge di iniziativa popolare non è stato praticamente mai dato seguito.
– Quindi quale sarà il suo voto (se ritiene opportuno dircelo)? In alternativa, se votasse negli Usa voterebbe Clinton o Trump?
Voterò no. Non concordo con chi sostiene che in materia di riforme fare qualcosa equivalga già a fare bene perché è già di per sé sufficiente contrastare l’immobilismo tipico di questo Paese. Dal mio punto di vista, meglio nessuna riforma rispetto ad una cattiva riforma.
Penso che il nostro sistema parlamentare dovrebbe certo essere radicalmente riformato ma non in questo modo: immagino o l’abolizione del Senato (vera e non fittizia) oppure una riduzione del numero di deputati e senatori con una differenziazione di attribuzioni e non di sistema di elezione.
Il fatto di aver previsto un’elezione di secondo livello per il Senato non ha alcun senso e avrà la conseguenza di allontanare ancor di più il corpo elettorale dai centri decisionali e questo non mi piace affatto. Per quanto riguarda la seconda domanda, trovo già molto complicato decidere chi votare in Italia…!
[Paola Fortunati]
In giornata le risposte di Giovanni Sarteschi, Capogruppo Pd
Buon giorno Paola!….grande merito a Paola. Da oggi c’è un giornale a Pistoia ( e se conosco i miei polli resterà l’unico) ad avviare un dibattito sul merito della riforma.
per quanto riguarda le risposte di Margherita Semplici, a me, che voterò si, nonostante il Bomba, non mi convince l’argomentazione del Senato eletto con un’elezione di secondo livello: questo avviene da sempre per il Presidente della Repubblica senza che nessuno ne abbia mai messo in dubbio la validità democratica. La riforma è indubbiamente contorta e pasticciata, perchè frutto di compromessi. Ma per una volta spezzo una lancia a favore di Renzi: me lo spiegate voi fautori del No, come cavolo si poteva arrivare ad un risultato diverso, in un Parlamento così frammentato ed ingestibile, con un governo che non ha i numeri per fare niente da solo? Guardate che Renzi, comunque lo si voglia valutare (e la mia valutazione è assai negativa) ha mostrato doti tattiche di governo che se le avesse davvero messe al servizio di ciò che dichiarava all’inizio di voler fare a quest’ora avrebbe rivoltato il Paese come un calzino. La verità è che questa riforma è il massimo che si poteva fare nelle condizioni attuali e penso che il solo fatto di porre fine al bicameralismo perfetto e riformare pazialmente il titolo V della Costituzione la cui legislazione concorrente tra Stato e Regioni è la madre di tutte le magagne italiane degli ultimi 20 anni, basti a votare Si. Certo il senato poteva essere chiuso, ma allora ci voleva anche una modifica della figura presidenziale, una modifica ai pesi e contrappesi. Per conto mio è anche ora di farla finita con le ammucchiate governative, chi vince prende tutto e diventa facilmente individuabile nei meriti e demeriti per gli elettori. D’altro canto non siamo anglosassoni (gli Usa hanno una Costituzione di 7 articoli pari ad una paginetta di quaderno….)….e non ci riesce proprio di farla semplice, chiara a tutti. La gente non deve mai capirci niente.
Massimo Scalas
PS. fino al 1970 le regioni non esistevano, le province erano un’interfaccia amministrativa dello Stato centrale con le comunità locali, la Telecom, allora Sip era un’azienda pubblica in attivo, telefonare costava pochissimo, se avevi un guasto nell’acquedotto sapevi sempre con chi stavi parlando….e l’Italia conosceva un boom economico senza precedenti. Morale: a fuoco le regioni, ridateci le province e rimettetele a fare i passacarte. Vedrete che avremo eliminato l’80% delle ruberie e degli sprechi e…basta con la sanità regionale, che ha creato cittadini di serie A e cittadini di serie B
Buongiorno Massimo, grazie della sua attenzione, preziosa come sempre. Posso dire che il suo commento, oltre l’apprezzamento, è da me del tutto condiviso.
Paola