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PISTOIA. Sta ora a Simona Scatizzi, umanista e linguista, insegnante e civatiana, dire la sua:
Rispondo alle domande che reputo essenziali e per non dilungarmi troppo, perché alcune di esse richiederebbero un saggio e non una risposta, come la 7, inoltre su alcune di queste le mie competenze scarseggiano e credo riceverete risposte da altri più competenti di me.
Del resto sono una umanista e linguista prestata in questo momento storico per senso civico alla lotta civile e all’impegno politico, non sono una costituzionalista, però studio e mi informo quanto posso per farmi un’opinione scevra dal partitismo d’interesse, ma non esente dall’interesse speculativo in senso filosofico cioè etimologico del termine.
Pertanto tralascio le risposte 3-4-5-6-7. Ma quante domande fate?!
Non tralascio però di precisare i tre punti della vostra premessa relativi ai contenuti essenziali del Ddl Boschi di riforma costituzionale. Anzi.Parto da questi.
E vi pregherei di non cassarli, perché sono fondamentali, altrimenti anche il resto delle risposte perderà di senso. Diciamo che lo metto come condizione sine qua non alla pubblicazione. Sono anche filologa e quindi pignola, polemica e perseverante… sempre col sorriso.
Inizio.
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Italicum porcellum Premetto che avrei preferito a questo punto un monocameralismo perfetto espressione di una legge elettorale maggioritaria sulla linea del “Mattarellum” con Collegi uninominali a questo pasticcio che è l’Italicum. Non vi sarà nessuna fine del bicameralismo con questa riforma costituzionale.
Non avremo più un bicameralismo paritario o perfetto come dir si voglia, sarà invece però sicuramente un bicameralismo assai imperfetto. Non amo le imperfezioni nelle leggi. Avremo un Senato infatti che delibererà su alcune leggi o ambiti, ma che comunque avrà la possibilità di assumere qualsiasi iniziativa legislativa (lo dice la Costituzione negli articoli che resteranno vigenti), oltre a non dover dare la fiducia al Governo.
L’ ingorgo legislativo pertanto non è scongiurato affatto, anche perché possono esservi maggioranze diverse fra le due Camere. - 74 Senatori verranno eletti dai Consigli regionali in base ad una legge di là da venire e comunque sulla base del peso dei partiti lì rappresentati. Consiglieri regionali prestati al Senato che di fatto non faranno più i Consiglieri regionali, ruolo per il quale erano stati votati ed eletti, ma sarà la Regione a continuare a pagare i loro stipendi.
Questo va detto. 21 Senatori verranno nominati fra i sindaci. Chi li nomina? Le Regioni. E in base a quali criteri? Non si sa. Saranno comunque ugualmente i Consiglieri regionali a scegliere il Sindaco-Senatore (1 per Regione). È opinabile pensare che saranno scelti i sindaci più omogenei alla maggioranza che governa la Regione? Fate voi.
Tuttavia, le provincie autonome di Trento e Bolzano ne avranno 2, così come avranno 4 Senatori, mentre la Toscana ne avrà 5 + 1 sindaco senatore. Alla faccia della rappresentanza dei cittadini e del peso demografico di ogni Regione. Sorvoliamo poi sulle incombenze che un sindaco deve ottemperare di questi tempi di magra per amministrare al meglio una città (pensiamo a quanto impegno di tempo ed energie richiede una cittadina medio piccola come la nostra Pistoia), se dovrà svolgere altrettanto al meglio il ruolo di Senatore viene da dubitare fortemente sulla opportunità di questa scelta.
5 Senatori di nomina presidenziale nella “Camera delle Regioni” per 7 anni che ci significano? Oltretutto senza stipendio alcuno né da Consigliere regionale né da sindaco…
Ciò che ritengo sia importante puntualizzare, per tornare ai 95 Senatori di nomina di cui sopra, in assenza di una legge che determini le modalità della loro elezione, saranno i Consiglieri regionali che sceglieranno fra loro stessi ed eleggeranno i sindaci che andranno a fare i Senatori, ovviamente, se non lo faranno più i cittadini. I Senatori saranno quindi dei nominati trascelti fra loro medesimi.
In base a quali pesi politici? Secondo quale norma? “Ogni Consiglio dovrà tra i propri componenti eleggere i senatori di competenza con metodo democratico e in conformità alle scelte operate dagli elettori”, cito, ma non esiste il voto in conformità al voto espresso da altri! È un non sense al limite della presa in giro. Unica sicurezza ad oggi è l’immunità di cui godranno. E che dire? Non dico che è meglio. - La riforma abolisce le materie concorrenti fra Stato e Regioni, ma amplia le materie che da sempre causano i maggiori contenziosi fra Stato e Regioni, quelle su cui le Regioni legiferano, ma è lo Stato a definirne le disposizioni generali, di indirizzo, cioè le norme che assicurano uniformità sul territorio nazionale ad esempio su salute, politiche sociali, sicurezza alimentare, formazione, attività culturali, turismo. Non si definisce il confine fra disposizioni generali ed il resto. Sarà il caos.
Infatti anche se per alcuni ambiti vi sarà esclusiva legislazione dello Stato (come politica estera, immigrazione, difesa, ordine pubblico, infrastrutture, tutela e valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio culturale, istruzione), per quanto concerne gli ambiti di legislazione delle Regioni, la Camera, su proposta del Governo, potrà approvare anche leggi che rientrano nei campi di competenza delle Regioni in tutti quei casi in cui si riterrà che “la tutela dell’interesse nazionale o dell’unità economica e giuridica della Repubblica lo richieda”.
Ma veniamo alle domande.
1. Al referendum confermativo costituzionale voterò convintamente no. Ho aderito fin da subito a titolo personale ai comitati contro Italicum e per no alla Riforma costituzionale. Con il comitato Articolo 3 di Pistoia Possibile partecipiamo attivamente alla campagna e nei prossimi mesi ci trasformiamo in “comitati per il no” attivi nella sensibilizzazione ed informazione della cittadinanza sulle ragioni di opposizione a questa ‘deforma’ costituzionale così come è stata pensata, proposta e portata avanti per contenuti e metodi dal governo e dal Pd. Partiamo il 2 giugno con banchetti in città.
Sul dominio http://iovoto.no chiunque si può registrare per restare in contatto e saperne di più sulle motivazioni del No.
2. Ho letto il testo della riforma ma non mi sono fermata a questo. Ho approfondito. Leggo costantemente tutte le analisi di costituzionalisti, documenti ed appelli, insomma le riflessioni degli esperti e non politici.
8. Il marchingegno del quorum minore per i referendum che hanno raccolto 800.000 firme anziché le 500.000 richieste attualmente? In un contesto in cui a decidere il destino di un referendum sono gli astenuti, cioè coloro che scelgono di non scegliere – lo abbiamo visto per quello sulla abrogazione delle concessioni petrolifere del 17 aprile scorso – avrei salutato come garanzia del rispetto della partecipazione democratica l’applicazione della regola che il referendum è valido se partecipano al voto la metà +1 di coloro che hanno votato alle più recenti elezioni politiche, senza l’inghippo dell’innalzamento delle firme da raccogliere.
Sicuramente la necessità della metà degli iscritti alle liste elettorali per la validità di un referendum come vige adesso, in un momento di disaffezione popolare non solo alle battaglie civili, ma al voto stesso, impedisce di fatto il buon esito delle campagne referendarie.
Trovo incomprensibile poi l’innalzamento da 50.000 a 150.000 delle firme necessarie per la presentazione di un disegno di legge di iniziativa popolare.
9. Sono favorevole a qualsiasi forma di coinvolgimento diretto dei cittadini-elettori. I referendum propositivi al posto di quelli solo abrogativi vanno nel senso di un ampliamento della democrazia diretta che un popolo dal senso civico maturo dovrebbe salutare come una reale nuova opportunità.
Ma anche per i referendum propositivi si rinvia ad apposita legge da approvare da entrambe le Camere e che è di là da venire pure questa. E se penso a come nell’iter fra Commissioni e Camere si è riusciti a sconvolgere una Legge sui diritti civili come l’originaria Cirinnà mi vien da dire che, stante così le cose, non nutro grande fiducia anche su questo passaggio.
10. Avrei votato l’illuminato senatore a fine carriera Sanders che con un ultimo grande sussulto, del tutto ammirevole ai miei occhi ed agli occhi di molti, ha dato voce alle necessità e speranze di quella parte eterogenea di americani che non si sono mai sentiti rappresentati e che per questo disertano le urne da molto tempo, in primis i giovani e i dimenticati di ogni età.
Un grandissimo merito che il Democratic party dovrebbe riconoscergli. Spero che la signora Clinton lo nomini vice presidente appena eletta…
Mi pare di aver risposto.
[Paola Fortunati]