
PISTOIA. Ci è stato detto che siamo “un’accozzaglia”, denigrando il sentimento comune che unisce milioni di italiani con estrazione culturale e ideologica diversa, ignorando il primo grande principio che un capo, e se vogliamo anche condottiero, deve tenere a mente: “il nemico di un mio nemico è mio amico”.
Il Renzi tutto questo lo ignora o, peggio ancora, finge di ignorarlo per poter sparare le sue ultime cartucce per convincere gli aventi diritto a votare “sì” al referendum costituzionale di quest’oggi.
Diciamo noi, convinti che l’importante sia soprattutto votare (capito, signor Feltri? Che diavolo è tornato a fare a Libero se non crede affatto nella riforma sostenuta dal suo editore tanto da non andare a votare?), di stare attenti, di non farsi infinocchiare dalle ultime previsioni di cataclismi imminenti nel caso che vinca il “no”.
Ha detto bene Zagrebelsky: “Questa riforma è stata approvata da un Parlamento eletto con una legge elettorale incostituzionale”. Ha, dunque, la maggioranza di quest’assemblea la legittimazione necessaria per rivoluzionare la Costituzione?
Vi consigliamo di andare a votare tenendo ben presente che la maggioranza che governa questo Paese non è il risultato delle elezioni politiche del 2013, e il Renzi, ben consapevole che il Presidente del Consiglio non viene nominato dal popolo, affermò in tivù che un premier non può prescindere dal voto che lo lega ai propri elettori. Dopo i “Letta, stai sereno”, fece esattamente il contrario.
E questo capobranco fiorentino che cambia posizioni con la disinvoltura con cui cambia il tipo di colletto della camicia, ci dice oggi di votare “sì” per cambiare l’Italia, perché altrimenti tutto rimarrebbe uguale, fermo, statico e instabile.

L’instabilità la portò lui, facendo cadere il governo di Letta, trascinando dalla sua parte centinaia di parlamentari eletti nelle file del centrodestra, e infatti nella sua riforma non è stato inserito il vincolo di mandato, ovvero l’unico modo per assicurarsi che non avvengano “cambi di casacca” durante una legislatura, garantendo stabilità al governo.
Loro la stabilità vorrebbero assicurarla con una legge elettorale maggioritaria che darebbe una montagna di seggi a un partito che, ad oggi, non supera il 30%.
Considerando che la metà degli aventi diritto al voto non si presenta alle urne, tale partito non rappresenta più del 15% degli italiani. D’altronde come potrebbe vietare in Costituzione qualcosa di cui loro stessi. i piddì, si servirono per andare al potere?
Vi consigliamo di andare a votare tenendo ben presente che in Italia non servono più leggi, poiché nelle leggi stiamo affogando. Il processo legislativo è talvolta velocissimo, basta ce ne sia la volontà.Il Senato lo si può eliminare, a patto che tale eliminazione avvenga veramente.
Secondo questa riforma Palazzo Madama rimarrà, non ci saranno seri risparmi (150 milioni l’anno secondo i più ottimisti, sono un bruscolino) e, essendo nominati i nuovi senatori dai consigli regionali, sarà costantemente in mano al Pd di Renzi, governando quest’ultimo 17 regioni su 20.
Abbiamo assistito a troppo, veramente a troppo, negli ultimi anni per limitare il voto di quest’oggi al semplice testo della riforma. Non è scritto da nessuna parte che non si possa dare un parere anche sul governo.
Stiamo parlando di una riforma della Costituzione dai caratteri epocali, che quindi esige di avere alle spalle un esecutivo di un certo livello. Questo però è un governo da nido d’infanzia.
E le ultime stime sulla povertà in Italia (6,9 milioni di poveri) ci dicono tutto. Grazie, Matteo!
[Lorenzo Zuppini]
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In tervento di critica e commento ai sensi dell’art. 21 della Costituzione.