PISTOIA. Il consiglio comunale discuteva della gestione dei beni comuni, senza peraltro darne una intellegibile definizione e interrogandosi sul fatto se il cittadino che vuole occuparsi della manutenzione di uno spazio pubblico debba o meno essere autorizzato (pare inverosimile che qualcuno, singolo o associato si metta in mente di ridipingere una scuola o rifare un giardino mentre è facile che ci sia chi vuole tenere pulita dall’erba la strada davanti a casa e se nel primo caso è necessaria una collaborazione con il Comune nel secondo pare proprio indispensabile che l’amministrazione non se occupi…), e intanto il senatore Vannino Chiti si trovava alla Libreria Globo per conferire con la stampa in merito al referendum costituzionale, anticipando i temi del dibattito cui avrebbe partecipato Dario Nardella, entrambi per il sì, che si è poi tenuto dopo cena, presso il Dopolavoro Ferroviario.
Tuttavia, nel tardo pomeriggio di lunedì, tanta gente si è riunita alla Caffetteria Marini per sentire cosa aveva da dire Pippo Civati, atterrato a Pistoia con il suo Tour Ri-costituente, accompagnato dall’ormai “amico fraterno compagno di camper”, Andrea Pertici, avvocato e professore ordinario di diritto costituzionale all’Università di Pisa.
Senza dubbio l’interesse per questi temi c’è e sta crescendo anche nella nostra città, in tutti gli ambienti, gli studenti già dalle superiori stanno chiedendo lumi, i più anziani vanno un po’ in ansia di fronte a questo dispiegamento di forze pro e contro. Ma pro e contro cosa? si domandano smarriti.
Civati è giovane, gentile, sornione ma non troppo, e risponde ai ragazzi che gli rivolgono domande grandi come il mare e che lui deve liquidare in poche parole.
Con la riforma la sovranità popolare ci sarà ancora? Civati risponde che con essa la sovranità popolare non aumenta… ma nemmeno adesso la sovranità popolare è reale, si tratta piuttosto di una dichiarazione d’intenti che di un fatto concreto…
Epoi va avanti a spiegare come si è dato il rivoltamento della giacca di Renzi di cui lui, Pippo, era stato un fiducioso sodale… Renzi ha creato un sistema di consenso che niente ha a che fare con quelli che erano i presupposti.
Anche il fatto di dover essere per forza di Firenze per poter fare qualcosa vi sembra poco? – sibila a un certo punto l’Onorevole… E poi continua: nel programma elettorale nessuno aveva parlato di riforma costituzionale, poi è diventato indispensabile portare a casa a tutti i costi questo risultato. Del resto oggi in maggioranza c’è Verdini, nessuno ne parla, ma lui con la sua ala è maggioranza, è chiaro che è cambiato il punto di vista.
E via a snocciolare tutti i difetti della riforma che ci sono e sono tanti e lui li conosce bene e li espone impastandoli con gli errori e i voltafaccia occorsi mano a mano che la legislatura andava avanti.
A un certo punto aggiunge quasi a margine con malcelata soddisfazione: ora la Corte dei Conti gli ha bocciato la manovra… vedrete…
La riforma in particolare è fumo negli occhi, è scritta male, è frutto di compromessi, non spacchettabile, ma è anche l’unico modo per definire la questione Province, togliere di mezzo il Cnel; i conflitti di attribuzione tra Regioni e Stato – dice Civati – non diminuiranno perché la lista di materie affidate al legislatore nazionale e a quello regionale creeranno comunque confusione… La riforma non porterà significativi risparmi, invece probabilmente ci costerà per l’assenza dal lavoro di sindaci e consiglieri: un guazzabuglio.
Si va avanti parlando di quello che ormai tutti hanno già sentito ma che ognuno declina in modo un po’diverso, fino alla conclusione inevitabile, che modestamente è la nostra: cioè che ci troviamo al punto di partenza. Si voterà a favore del governo, per dargli forza e peso, o contro il governo, sperando che vada a casa. Pro o contro Renzi, per mandarlo avanti o ridurlo a più miti consigli.
Negli Stati Uniti si votava, intanto, per eleggere la prima donna o un tycoon, odball dal ciuffo cotonato, a capo del popolo più ricco e armato della terra; l’Unione Europea non tiene l’Italia e gli italiani nella necessaria considerazione rifiutandosi di fare la sua parte nel dramma immigrazione, Aleppo non esiste più e la nostra produttività è al di sotto di tutti gli standard.
Non ci resta che sperare in una riforma, questa non basta davvero. Oppure non ci resta che piangere.
[Paola Fortunati]
Eppure Paola, ci sarebbe un’idea in grado di trasformare il sistema dell’ordine sociale in senso DEMOCRATICO: la nostra proposta di modifica dell’articolo 1° della Costituzione.
Solo “cinque parole” che cambierebbero forma di stato da accentrato e dispotico a governo Federale in cui il popolo sovrano sceglie direttamente le sue leggi:
Da così (Costituzione attuale):
“Art.1 – L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro
La Sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”.
A così: (Costituzione riformata)
“Art.1 – L’Italia è una Repubblica democratica FEDERALE.
La Sovranità appartiene al popolo che la esercita CON FUNZIONE LEGISLATIVA PRIMARIA.”
Tutti chiedono di riformare il sistema di governo, ma nessuno ha il coraggio di proporre un’idea semplice e comprensibile da tutti come noi di “Cittadini sovrani” abbiamo appena presentato. Troppo semplice, troppo rivoluzionaria, troppo coraggiosa. Ma è l’unica che dà alla “Repubblica democratica” il senso che le è proprio: “Governo del popolo, dal popolo, per il popolo” (Abramo Lincoln).