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PISTOIA — AGLIANA. Il Sindacato Cgil, arriva su La Nazione con un comunicato struggente, farcito di suggestioni per niente perdonabili: dopo aver cucinato la frittata del Regolamento del Servizio Associato con negligenza, opacità e buone dosi di nojaltrismo, il Sindacato invoca disciplina e remissione. Lo struggente appello di poter “tornare a un clima sereno” suona come una beffa, ricordando i fatti registrati, con le reticenze prestate dai sindacalisti rossi.
La ditta Silvia Biagini& C. sembra che si sia dimenticata della assemblea tenuta alla Smilea nella quale di due terzi degli agenti hanno espresso un parere contrario al famigeratissimo Regolamento S.a. Pm e anche dell’opposizione ben chiaramente illustrata dagli altri tre sindacati, certamente puntuali nelle note delle motivazioni di critica.
Anche gli agenti non hanno cambiato idea: anzi ci mandano a dire, tramite i sindacati che non rinunceranno a fare azioni di tutela nelle sedi di legge e senza risparmio di spese legali: a la ger com alla ger.
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Invece di invocare il beffardo appello alla serenità, non era meglio che la Cgil adottasse (con la Nanni) le corrette procedure di informativa e acquisizione preventive del documento, permettendo un dibattito trasparente ed esaustivo con il personale della Polizia Municipale associata?
Le manovre di Fragai, non sono sfuggite ai consiglieri che hanno anche segnalato l’inaffidabilità delle Rsu di Montale e di Agliana, dove la Cgil ha chiaramente mancato di funzionare (per la maggioranza dei dipendenti delusi e amareggiati mentre, avrebbe funzionato benissimo, per la minoranza) e così di ottemperare alle tutele dei lavoratori, svelando una serie concatenata di parentele collegate tra suoceri, amanti e simpatie in corso, con un pregiudizio diffuso per la indipendenza dei commissari preposti alle qualificazioni di merito.
A Montale la sindacalista Monfardini (coniugata Mazzetti e suocera Presidenziale) si è affannata a preparare il parerino (denojantri), raccogliendo le firme dagli altri componenti delle Rsu, con la garanzia della Nanni che gli agenti (all’oscuro di tutto) erano consenzienti e remissivi. Nevvero Laila? What else?
La notizia del rilancio della “definizione del nuovo contratto integrativo per i dipendenti” è una ottima manfrina utile a distrarre i vari soggetti impegnati e a noi, sembra solo una iniziativa di facciata, pretestuosa e però funzionale a indurre un effetto soporifero dei dipendenti del Comando di Pm.
I consiglieri di opposizione, dopo questa svilente storia, chiusa con due vergognosi consigli comunali, hanno già sfanculato l’intera Banda Bassotti (Ryno, Ferdy, Paola e Dony) e ci informano che la partita è niente affatto chiusa, restando aperta la preminente questione sulla categorizzazione della illegittimità del Regolamento che non potrà surrogare la normativa regionale, promulgata dalla Giunta regionale Toscana.
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Intanto, se qualcuno ha dei dubbi sulle fallacie e incongruenze del regolamento approvato dalle maggioranze blindate di Montale e Agliana, si legga la prosecuzione delle contestazioni dedotte dai tre sindacati che, coerentemente, non vanno sui giornali a fare appelli mielosi e farciti di retorica, ma si preparano alle nuove iniziative di contestazione, anche giudiziaria.
E a Matteo Manetti chiediamo: ti sembrano ridondanti le parti tolte perchè già presenti nel Contratto Collettivo nazionale? S’informasse meglio: quanto riportato e attinente alla materia contrattuale era in contrasto con essa, illegittima e incostituzionale. Altro che ridondante!
Questa la seconda parte del testo delle controdeduzioni al regolamento di S.a. di Pm che permette di comprendere le numerose incongruenze contestate dai tre sindacati Cisl Fp–Uil Fpl–Diccap in riferimento al regolamento licenziato nei due Comuni di Agliana e Montale.
Evidenziamo altresì che il nostro richiamo all’anzianità di servizio, utilizzato nelle amministrazioni dello Stato, è un principio che può essere applicato anche nell’ambito della privatizzazione del pubblico impiego locale per il fatto che devono ritenersi legittime quelle disposizioni sullo stato giuridico dei dipendenti degli enti locali, che si ispirano alle analoghe disposizioni delle Statuto degli impiegati civili dello Stato, contenenti, principi validi in ogni campo del pubblico impiego.
- L’Amministrazione Comunale ha ritenuto di cassare l’art. 14 (Destinazione proventi delle sanzioni).
- RISPOSTA OO.SS. Prendiamo atto che è stata accolta la nostra osservazione nella quale Vi abbiamo rappresentato che il Regolamento (atto amministrativo) deve disciplinare il funzionamento del servizio negli spazi dati dalle norme di legge e/o regolamentari ed astenersi dal disciplinare e/o richiamare norme del CCNL (privatistiche) che devono essere assunte in via esclusiva dagli organi preposti alla gestione con la capacità e i poteri del privato datore di lavoro e fermo restando il rispetto del D. Lgs. 30.3.2001, n. 165 del codice civile, dalle leggi sul lavoro e del vigente CCNL.
- L’Amministrazione comunale sostiene in merito all’art. 19 (Attribuzione e compiti particolari degli addetti al coordinamento e controllo) che le osservazioni appaiono palesemente pleonastiche in quanto la parola addetti indica secondo la lingua italiana i preposti ad un compito o ad una funzione e riferendosi agli addetti al coordinamento e controllo è evidente che trattasi di Ispettori così come indicato all’art. 6, comma 3, lett. b) dello schema regolamentare (art. 7 L. 65/1986, parere del Ministero dell’Interno 1/11/2011 prot. n. 11482). Tuttavia, per rendere più comprensibile il coordinamento con l’art. 6, comma 3, lett. b), si premette alla parola addetti la parola “Ispettori” in tutto l’articolo.
- Risposta Apprezziamo il fatto che avete accolto la nostra osservazione inserendo la parola “Ispettori” in tutto l’articolo. Quando si scrive un regolamento le norme devono essere chiare altrimenti si creano situazioni che devono essere interpretate e che con il passare del tempo diventano ingestibili e in alcuni casi anche oggetto di ricorsi. Vi rappresentiamo, a nostro modesto parere, che l’art. 6, comma 5, l’art. 19 e altri articoli portavano a determinati risultati…
- L’Amministrazione comunale Art. 25 (Orari e turni di servizio) Ci conferma che l’orario e i turni di servizio sono atti di micro organizzazione gestionale di competenza del Comandante nel rispetto della disciplina contrattuale vigente e che l’articolo nel suo complesso disciplina atti gestionali che sfuggono alla competenza regolamentare e, pertanto, ritiene più corretto cassare tutto l’articolo, in quanto la materia è disciplinata dal CCNL.
- Risposta OO.SS. Prendiamo atto che, anche in questo caso, è stata accolta la nostra osservazione nella quale Vi abbiamo rappresentato che il Regolamento (atto amministrativo) deve disciplinare il funzionamento del servizio negli spazi dati dalle norme sia di legge che regolamentari ed astenersi dal disciplinare e/o richiamare norme del CCNL che sono di diritto privatistico. Regole che dovrebbero essere conosciute da parte di chiunque si appresti a redigere un regolamento.
- L’Amministrazione comunale Art. 26 (Servizi a richiesta dei privati) l’articolo viene soppresso affermando quanto segue: non si ritiene in contrasto con la normativa vigente quanto disciplinato nel presente articolo, in quanto non si esclude la contrattazione integrativa. Tuttavia si ritiene di eliminare l’articolo che non è necessario ai fini della predisposizione di un successivo provvedimento regolamentare.
- Risposta OO.SS. Prendiamo atto che l’articolo viene soppresso ma vi ricordiamo che nelle nostre osservazioni Vi abbiamo fatto notare che l’articolo non rispettava la normativa vigente ed in particolare la nota interpretativa della Conferenza Stato-Città ed Autonomie Locali seduta del 26.7.2018 chiedendovi di procedere, quanto prima, all’approvazione di un regolamento ad hoc nel rispetto del D.L. 50/2017, della succitata delibera e delle relazioni sindacali. Se qualcuno avesse letto la succitata nota interpretativa (emanata alla fine del mese di luglio 2018) avrebbe sicuramente evitato di inserire l’articolo in esame nel regolamento della P.M.
- L’Amministrazione comunale Art. 30 (Riposo settimanale e lavoro festivo) ha soppresso l’articolo esplicitando le seguenti motivazioni: trattandosi di materia disciplinata dalla vigenti norme di legge e di CCNL si ritiene più corretto cassare l’articolo.
- Risposta OO.SS. Prendiamo atto della Vostra affermazione. Ma dobbiamo ancora una volta evidenziare che avevamo chiesto di cassare l’articolo proprio in relazione al fatto che la clausola contrattuale è compiutamente disciplinata dal vigente Ccnl.
- L’Amministrazione comunale Art. 35 (Presidi difensivi) sostiene che il non aver specificato il ricorso all’accordo locale non significa che si escluda tale procedura. Si nutrono tuttavia forti dubbi sull’applicabilità dell’art. 10 comma 2 del DPGR 2.3.2009 n. 6/R, con riferimento all’accordo in sede locale, in quanto prevede una forma di relazione sindacale non meglio identificata, tenuto conto che le relazioni sindacali sono state, dopo l’entrata in vigore di tale norma, ridisegnate dalle norme di legge (D. Lgs. 150/2009 e successive modificazioni) e dei Contratti Collettivi. Come noto, le relazioni sindacali costituiscono attività di natura privatistica il cui recepimento nel regolamento appare ancor più inadeguato, per non dire scorretto, dal momento che il regolamento ha natura amministrativa e non può disporre di atti privati. Pertanto si ritiene di mantenere fermo il testo regolamentare.
- Risposta OO.SS. È a di poco strabiliante che venga affermato da parte dell’Amministrazione quanto segue: “Come noto, le relazioni sindacali costituiscono attività di natura privatistica il cui recepimento nel regolamento appare ancor più inadeguato, per non dire scorretto, dal momento che il regolamento ha natura amministrativa e non può disporre di atti privati”. Ma Vi state scordando che nel regolamento da noi contestato avevate inserito norme del CCNL che ora avete in fretta e furia cassato?
In merito a quanto sopra precisiamo altresì che abbiamo fatto presente che l’assegnazione dei presidi difensivi è oggetto di accordi in sede locale recepiti nel Regolamento locale e che trattasi, pertanto, di accordi preventivi all’approvazione del Regolamento richiamando altresì il punto 11 del preambolo che nel primo rigo testualmente recita: “Di accogliere il parere della commissione “Affari Istituzionali” del Consiglio Regionale…omissis….Il comma 2 dell’art. 10 ove viene stabilito che l’assegnazione degli strumenti di cui al comma 1 è oggetto di accordi in sede locale, recepiti nel regolamento locale di cui al comma 1 dell’art. 6 della L.R. 12/2006. Tra l’altro anche al punto 8 del preambolo viene previsto l’obbligo di individuare i “presidi tattici difensivi” ovvero gli strumenti di autotutela che possono costituire la dotazione dell’operatore, e quindi stabilire che la concreta assegnazione dei medesimi sia fatta oggetto di specifici accordi in sede locale.
Se nel preambolo punti 8 e 11 si prevede di dover individuare i presidi tattici difensivi, se si parla di confronto in sede di contrattazione decentrata e nell’art. 10 si stabilisce che l’assegnazione degli strumenti è oggetto di accordi in sede locale, recepiti nel regolamento locale, le disposizioni portano ad una sola conclusione che è necessario un accordo tra il sindacato e il datore di lavoro. Anche all’art. 3 comma 2 è previsto che le dotazioni e le modalità di uso del vestiario descritte dalle lettere da b) a p) del comma 1 possono (in tal caso è una facoltà) essere oggetto di accordi in sede locale ma nulla viene detto, a differenza dei presidi difensivi, nel preambolo. È quindi ben evidente che nel regolamento devono essere specificati gli strumenti di autotutela dei quali possono essere dotati gli operatori di polizia municipale a seguito dell’accordo raggiunto in sede locale. Queste Organizzazioni Sindacali, infatti, non hanno mai chiesto di inserire nel regolamento atti o richiami a relazioni sindacali che sono di natura privatistica.
- L’Amministrazione comuanle Art. 36 (Numero delle armi in dotazione) fa presente quanto segue: Si accoglie per chiarimento e si specifica che: dopo le parole autorità di pubblica sicurezza si aggiunge “competente per territorio”.
- Risposta OO.SS. Questa volta ci arrampichiamo sugli specchi a testa in giù una manovra ancor più difficile. Anche un cieco si accorgerebbe che si cerca di non far vedere/nascondere la gravità di quanto era stato scritto nel precedente testo omettendo di precisare che viene cassata la parola “LOCALE” e che la modifica al testo apportata è soltanto la seguente: dopo le parole autorità di pubblica sicurezza si aggiunge “competente per territorio. (NB. il vecchio testo al comma 2 dell’art. 36 recita testualmente: “ I Sindaci dei comuni associati denunciano, ciascuno per il proprio ente, all’Autorità Locale di Pubblica Sicurezza, ai sensi dell’art. 38 del T.U. delle leggi di PS, le armi e le munizioni acquistate per la dotazione della Polizia Municipale – sindaci che in tal caso denunciavano il possesso delle armi a se stessi). È difficile ammettere di aver sbagliato?
Nella documentazione pervenuta si sostiene che la legge regionale Toscana del 03.04.2006 – n. 12 (norme in materia di polizia comunale e provinciale) attuativa dell’art. 6 della legge 7.3.1986, n. 65 dettava e detta…Omissis…. A noi non risulta che la legge 12/2006 sia attuativa della legge 65/1986. E necessario pertanto fare chiarezza in materia.
L’art. 117 della Costituzione disciplina i criteri per la ripartizione delle competenze legislative tra Stato e Regioni. Il primo comma, della Costituzione stabilisce che la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. La ripartizione delle competenze legislative avviene per materie, che possono essere classificate in tre categorie:
- materie di competenza esclusiva dello Stato, elencate nell’art. 117, secondo comma della Costituzione, sulle quali solo lo Stato può legiferare;
- materie di competenza concorrente Stato/Regioni, elencate nell’art. 117, terzo comma, sulle quali le Regioni possono legiferare nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti dalla legislazione dello Stato;
- materie di competenza regionale, costituite da tutte le altre materie non elencate nel secondo e terzo comma dell’art. 117. Questo è il cosiddetto “criterio residuale”: alle regioni spettano tutte le materie non esplicitamente attribuite allo Stato.
La Legge Regionale Toscana 9.3.1989, n. 17 – Norme in materia di Polizia Municipale – (abrogata dall’art. 25 della L.R.T. n. 12/2006) era stata emanata nell’ambito dei principi fondamentali stabiliti dalla legge 7.3.1968 n. 65 e la potestà della Regione in materia di polizia municipale era svolta nel rispetto delle norme e dei principi stabiliti dalla legge 65/86.
A seguito della legge Costituzionale n. 3/2001 le cose sono cambiate. La Legge Regionale Toscana 3.4 2006, n. 12 (Norme in materia di polizia comunale e provinciale) è stata emanata in conformità a quanto previsto dall’art. 117, comma secondo, lettera h), della Costituzione e che, ai sensi dell’art. 117, comma 4, della Carta Costituzionale, la Regione Toscana ha potestà legislativa esclusiva in materia di Polizia Amministrativa Locale. Lo Stato può intervenire solo ed esclusivamente in materia di armamento e di attribuzione delle qualifiche (Agenti e Ufficiali di Polizia Giudiziaria e Agenti di Pubblica Sicurezza). L’art. 12 della Legge Regionale n. 12/2006 (Uniformi, veicoli, strumenti e tessere di riconoscimento) stabilisce che con regolamento regionale sono disciplinati, tra l’altro, i distintivi di grado, le categorie e le caratteristiche generali degli eventuali contrassegni di specialità o di incarico, anzianità, apponibili sull’uniforme. È stato quindi emanato il Decreto del Presidente della Giunta Regionale (DPGR) 2.3.2009 n. 6/R ad oggetto: “Regolamento in attuazione dell’articolo 12 della legge regionale 3.4.2006, n. 12 (Norme in materia di polizia comunale e provinciale) relativo ad uniformi, veicoli, strumenti e tessere di riconoscimento della polizia comunale e provinciale”.
Alla luce di quanto sopra esposto è evidente che le norme della LRT 12/2006 e del DPGR 6/R/2009 (regolamento di attuazione della sopra citata legge) non possono essere derogate, omesse o applicate in modo difforme dal Regolamento del Servizio Associato della Polizia Municipale dei comuni di Montale e Agliana. Si evidenzia altresì che neanche lo Stato può legiferare nelle materie che sono di esclusiva competenza delle Regione (Cfr. art. 117, comma 4, della Costituzione).
Si chiede di attendere la risposta in merito alla interrogazione che è stata presentata al Presidente della Giunta Regionale in data 7.12.2018 ed inerente alla cogenza del DPGR 2.3.2009 n. 6/R. L’Assessore Fragai aveva asserito che nel giro di tre giorni avrebbe dato la risposta alla osservazioni che avevamo formulato con nostra lettera prot. n. 126 del 08.10.2018. Ci sono voluti quasi 70 giorni e il parere di un legale? Il parto è stato lungo e doloroso!
Dopo aver cassato alcuni articoli Vi siete scordati di adeguare, nel corpo degli stessi, i vari articoli che vengono citati. In pratica abbiamo un testo con riferimenti che non tornano (scoordinato).
[Alessandro Romiti]
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