relata refero. LA QUALITÀ DELLA GIUSTIZIA A ‘SARCOFAGO CITY’ CAPITALE DELLA CULTURA 2017 MA ANCORA AI TEMPI DI VANNI FUCCI

Intervento di libera critica ex art. 21 Cost.

Camera di consiglio con il giudice Azzaroli: e perfino l’avvocata Elena Augustin – dicono – “sente odor di diludendo”…


Possiamo solo finire a giudizio: se ci offendono nessuno vede


UN COLPO AL CERCHIO E UNO ALLA BOTTE

E A PISTOIA NE VEDI DI CRUDE E DI COTTE


 

Opposizione alla richiesta di Luigi Boccia. 1

 

Capitale della cultura nel 2017, Pistoia, o più propriamente Sarcofago City, non si è tirata dietro niente delle sbandierate verbali da Franceschini e da cultura non del vetero, ma del vieto-comunismo post-comunista, oggi, catto-post-comunista.

Uno dei tratti caratteristici di questa “realtà rurale urbanizzata” è, e resta, l’estrema conservatività della cultura terricola di quest’area a trazione San Giorgio-Breda-Hitachi: e la storiella che sto per narrare lo dimostra con sufficiente evidenza.

La microcittà della microcultura si sviluppa tutta intorno alla piazza del Duomo. I punti di riferimento sono tre: due si affrontano (palazzo comunale e palazzo d’in-giustizia); il terzo, che si mostra neutro e appena in disparte (il duomo, col suo antico palazzo dei vescovi), fa finta di non vedere e si barcamena fra politica e potere illimitato di una cultura magistraturale adatta alla gente di qua.

È la mentalità che non supera affatto quella degli antichi capitani del popolo, un tempo scelti e adatti a fare di tutto e di più di quelle che sono le leggi e le regole. Allora in funzione delle potenze d’epoca, oggi in funzione dei potentati d’oggi, peraltro a più che evidente coloritura rossa (quando non anche e principalmente rozza).

IL FATTO

Si è tenuta, nei giorni scorsi, in camera di consiglio, dinanzi al giudice Alessandro Azzaroli, una udienza di questo tenore.

Dopo una battuta scherzosa di Alessandro Romiti, fatta in Comune ad Agliana dinanzi a una fila di persone in attesa per Alia, una signora, su Facebook, aveva fatto un commento inopportuno: e il grande Pedrito, il sindaco epigastràlgico di Agliana, il diarroico Luca Benesperi, era intervenuto con una espressione ufficiale poco adatta a un sindaco: «scemo».

Scatta, giustamente, una querela contro il sindaco dei mal-di-pancia. Solo che a farla è Alessandro Romiti, considerato – insieme a chi scrive – un impresentabile dinanzi all’arca dell’alleanza della procura della repubblica di Pistoia, il “porto delle nebbie”, come dicono in procura a Firenze.

Nel «maxiprocesso politico» sia Curreli che Grieco hanno voluto darci lezioni di lingua e stile. In più ci hanno detto anche cosa deve essere il giornalismo in stile Montanelli. Ma in Italia non c’è più nessuno che si limiti a fare il proprio mestiere e basta?

Nel tempio di Salomone, infatti, sono accetti e graditi solo quei bravi cittadini che querelano e cercano di massacrare chi racconta, come noi di Linea Libera, i fatti per quelli che sono e non per quelli che devono essere secondo la volontà del potere democratico.

La querela di Romiti piove in mano al sostituto Luigi Boccia, famoso – si direbbe – per certe sue travéggole tipo gli 11 e più milioni di euro “rubati” in Comunità Montana, e poi, per strada, ridotti a non più di un 50/60 mila euro bonificati con una benefica azione di salvataggio da parte del giudice Luca Gaspari, che condannò il ritenuto colpevole, anche se quei quattrini là (per la legna venduta a privati) avevano precisi riscontri in reversali presenti in Provincia, ma non volute prendere in considerazione.

Purtroppo, però, quando i giudici di Pistoia decidono di non vedere, non basterebbe neppure il miracolo di Cristo che fa tornare la vista al cieco dalla nascita con un collirio di terra e sputo: «Sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco» (Giovanni 9, 6).

Così Luigi Boccia non riesce a vedere alcun nesso tra ciò che viene detto (le offese, scemo) e il fatto in sé. Conclude quindi, il 19 ottobre del 2021, con una richiesta di archiviazione.

COM’È BELLO ESSERE DIFFAMATI

A Romiti la cosa non va giù. Anche perché il sindaco di Agliana, mentitore seriale (occhio, dato che se lo scrivo, lo faccio perché è assolutamente vero e certificato), che lo ha denunciato nel maxiprocesso politico Curreli & Grieco come responsabile delle proprie condizioni di salute, sia in sede di diarrèe che in sede di ruminazioni notturne, dopo essergli stato amico viscerale, una volta eletto sindaco gli è andato in tasca e, insieme al suo Paggio Fernando (Maurizio Ciottoli: altro bugiardo e falso testimone in aula dinanzi a Gaspari, in veste di giudice cieco nato), lo ha indicato come causa prima di tutti i suoi evidenti e conclamati problemi psichici.

Portateci ancora in tribunale e salteranno fuori le prove che avete ignorato: così vedrete come i medici della repubblica delle banane rilasciano certificati a chi soffre di turbe da mitomania…

A Romiti la cosa non va giù, dicevo. E fa opposizione alla richiesta di Luigi Boccia. Leggétevela, l’opposizione. Capirete che il sostituto Boccia ha letto la querela con l’occhio destro, mentre magari, con il sinistro, seguiva le notizie sulla Gazzetta dello Sport

E SIAMO ALLA FAVOLA DI FEDRO

Opposizione alla richiesta di Luigi Boccia. 2

L’opposizione finisce in mano al Gip Alessandro Azzaroli. Così viene fissata la famosa udienza in camera di consiglio.

Dinanzi ad Azzaroli compaiono: Alessandro Romiti, il non-identificabile e la sua avvocata, Pamela Bonaiuti.

Dall’altra parte il sindaco Pedrito-Luca Benesperi è assente perché forse ha passato una notte intera di ruminazioni bovine con scariche non di adrenalina, ma di ben altro. Lo rappresenta l’angelico-serafica avvocata Elena Augustin.

Il sostituto Boccia non c’è, perché de minimis non curat praetor. Per occuparsi de minimis con Azzaroli, ci vogliono pezzi più grossi di Boccia; il dottor Giuseppe Grieco, ad esempio, che scende in udienza perfino per una semplice ammenda da 150 €, cosa di fondamentale importanza per la giustizia, no?

Ma perché dico che siamo alla favola di Fedro? Perché viene in mente il “giudice scimmia” che dà una soluzione in grado di scontentare tutti e che, al tempo stesso, mostra quale sia il concetto di giustizia per alcuni di coloro che ci giudicano facendosi padroni delle nostre vite.

POI SALOMONE PARLÒ

Parla l’avvocata Bonaiuti a sostegno del suo cliente Romiti. Parla, a sostegno del suo mentitore seriale Benesperi, l’avvocata Elena Augustin. Con sole tre parole: «Sono d’accordo con la richiesta di archiviazione del dottor Boccia».

Tutti, a questo punto, si aspettano che il giudice reciti almeno la sua parte di due parole sole, con un classico «mi riservo» (prassi in sé derisoria e offensiva nei confronti del popolo che paga gli stipendi – e che stipendi! – ai giudici; ma costante, di solito…) e invece – relata refero, mi limito a riferire ciò che mi è stato detto e non sono quindi colpevole di un bel nulla – e invece, dicevo, pare che Alessandro Azzaroli abbia tirato fuori, statim et immediatim (traducételo per l’avvocata Elena Giunti del foro di Prato, che non sa il latino), un foglietto con la decisione già presa: «si archivia».

Se le cose stanno così, ma che razza di teatrino napoletano è la giustizia e, soprattutto, certa giustizia, ministra Cartabia?

LA BATTUTACCIA

Tra avvocati e giudici c’è uno strano rapporto: si riveriscono ma con il kriss malese in mano dietro la schiena. O sbaglio…?

 

Gentilmente “sbattuti tutti fuori” dall’aulica aula azzaròlica, le parti così liquidate – Romiti, avvocata Bonaiuti, avvocata Augustin – commentano a denti stretti. E la difensora del sindaco diarroico-ruminante, ammette (mi dicono) che forse la disinvoltura di Azzaroli (se le cose sono andate davvero così) non è stata il massimo della finezza e del rispetto della gente d’Italia.

La mia battutaccia finale: «Gòda, avvocata Augustin! Gòda con il suo mentitore seriale e, insieme, con il Ciottoli e la sua difensora Cristina Meoni. Godéte tutti dato che un mese fa vi accoccolavate festévoli ai piedi del giudice Gaspari che vi aveva gratificato non per voi e le vostre chiacchiere, ma forse, soprattutto, per non far fare a Curreli, Grieco & C., una figura poco onorevole per quel treno di stupidaggini portate in aula, come l’invenzione dello stalking giornalistico… È vero. Vi hanno dato e vi danno ragione, ma non vi stimano e non lo fanno per voi. È solo un gioco di colleganza e di mutuo sostegno».

Ci sarà da divertirsi quando verrà alla luce che il Benesperi era diarroico ed epigastràlgico di per sé e da sempre. E che il Ciottoli, oltre che bugiardo seriale, aggressore e falso testimone, ne ha combinate quante l’imperatore Caligola! Non ha fatto senatore il suo cavallo Incitatus, solo perché l’unico cavallo che ha il Ciottoli è quello dei suoi pantaloni!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


E nessuno osi dire che questa non è satira ma «stalking satirico» indegno di Indro Montanelli


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