PISTOIA. Seguo l’economia da vicino, visto che ne ho fatto un secondo mestiere, necessario in quest’Italia dell’ aiutati che Dio ti aiuta.
Questo settore, che molti reputano arido (un popolo di filosofi che schifa la matematica, la statistica, le scienze… e che vede i soldi, degli altri, con sospetto) ha il grandissimo pregio di costringerti ogni giorno a fare i conti con la realtà che, di solito, non si lascia incantare dalle fregnacce di Renzi.
Un presidente del consiglio, (minuscolo perché) non eletto, che possibilmente eviterebbe volentieri questa seccatura delle elezioni e che, soprattutto, pensa che raccontarla e raccontarsele sia l’essenza del suo mandato. Preciso, che pur standomi egli molto sulle scatole, per l’arroganza e la grevità con la quale è uso liquidare nemici e amici (quando questi vogliano svolgere il lavoro per il quale lui li ha interpellati… vedi alla voce Cottarelli), io mi auguro ancora e sempre che non fallisca miseramente.
Me lo auguro perché dopo c’è la Troika o un cialtrone tipo Tsipras (grillini, vi sto votando… ma fate un po’ di pulito di maghi e fattucchiere tipo “complotti delle scie chimiche”… a volte a leggere i vostri blog sembra di leggere Scientology).
Cionondimeno, non posso chiudere occhi, orecchie e naso su quanto sta accadendo ormai da un anno in Italia. Passata la fase della rivoluzione dei 100 giorni, ora siamo entrati direttamente, e senza passare dal Via, nella fase della restaurazione anche detta dei «baciapile & delle favole».
Il nostro, forse ci ha pure provato, poverino! Ma poi, quasi subito, ha pensato che raccontarcela fosse più veloce, economico, redditizio e più sicuro (per lui). Così sono state annunciate miriadi di riforme che hanno prodotto, come unici due risultati, il Job Act e la Riforma delle Banche Popolari. Quindi niente riforma fiscale, niente riforma della pubblica amministrazione (anzi, quando la Cassazione ha osato stabilire che il Job Act si applica anche alla pubblica amministrazione, si è subito premurato di far sapere che allora interverrà per fare in modo che non lo sia e che i vagabondi continuino indisturbati a fregarsi lo stipendio), niente abolizione delle Province, riforma della “buona scuola” ridotta a un sotterfugio per assumere gli insegnanti come da condanna Ue, e via così… l’elenco è molto più ampio, ma non è delle riforme mancate e di quelle realizzate (male) che voglio parlare.
RENZI ECONOMISTA
Oggi m’interessa approfondire alcuni aspetti del Renzi economista: ma procediamo con ordine. Come sempre faccio, è bene dare alcuni interessanti aggiornamenti internazionali, in modo da chiarire e precisare il quadro entro cui l’Italia si troverà a muoversi quest’anno.
Negli ultimi mesi segnalavo della recessione che ha colpito Russia e Brasile; dei rallentamenti di Sud Africa e India. Del Giappone è inutile parlarne, dato che è in stagnazione da almeno 20 anni. L’Europa viene tenuta in piedi dalla Bce (ma politicamente non esiste più)… ma ormai tutti, anche i più distratti, sanno che dobbiamo aggiungere la Cina. E questo è grave.
I crolli di borsa di questi giorni, sono un inizio, e non la fine, e sono la conseguenza di un rallentamento costante che si protrae da mesi e che sta già avendo conseguenze sul resto del mondo.
A questo carico da 90 si aggiunge l’aumento del tasso principale sul dollaro Usa deciso dalla Fed a dicembre, che inasprisce i debiti denominati in dollari dei Paesi (ex) emergenti.
La Cina. Per anni abbiamo magnificato la Cina, i suoi incredibili incrementi del Pil, vicini al 10%. Ma ci siamo fermati lì e non abbiamo capito niente.
Per noi occidentali guardare il Pil cinese è stato come guardare il dito e non vedere la luna; non vedere che esso è stato costruito esclusivamente sull’esportazione e su una gigantesca bolla immobiliare (una costante nei disastri economici a quanto pare…) fatta di intere città tirate su nel nulla, inutili, semideserte, ma che servivano all’uopo.
Questo schema ha funzionato fino a che gli stipendi, iniziando a crescere, hanno reso meno conveniente produrre in Cina. Inoltre via via che l’economia esplodeva, anche la moneta nazionale, lo yuan renminbi, tenuta artificiosamente bassa, andava lasciata rivalutare (non foss’altro per ottenere dagli Usa il via libera per entrare nel Wto (organizzazione mondiale del commercio) e venire riconosciuta come economia di mercato (sigh!… una bestemmia in termini).
A questo punto i dirigenti cinesi, hanno lucidamente capito che occorreva puntare sullo sviluppo di un mercato interno, che trasformasse la Cina da fabbrica del mondo a Stato moderno, di servizi e tecnologia. Ma gli ultimi mesi ci dicono che l’operazione non è riuscita o almeno necessita di tempi più lunghi: cosa volete che sia un Pil costruito su 100 milioni di benestanti, quando un miliardo e passa di cinesi sono ancora poveri, poverissimi?
In tale situazione, in una Cina meno competitiva, con un mercato interno ancora di là da venire, la crisi iniziata nel 2008 nel resto del mondo arriva ora come onda lunga: la crisi mondiale ha contratto in modo drammatico la richiesta di manufatti cinesi.
- La prima conseguenza è stata che, essendo i cinesi i maggiori consumatori di materie prime e petrolio, sono crollate le quotazioni delle materie prime e del petrolio, andando a colpire Paesi come l’Australia, il Canada, il Venezuela, la Russia (per i Paesi Arabi la situazione è più complessa ma ne parleremo in un post sul petrolio).
- La seconda conseguenza è che, esportando meno, i cinesi hanno importato meno, molto meno, con crolli mensili a due cifre ormai da almeno 6 mesi: in questo caso i Paesi più colpiti sono quelli a economia avanzata, come Usa, Germania, e europei in generale.
Quest’ultimo aspetto spiega molto bene perché quella che solo 6 mesi fa sembrava l’uscita dalla crisi dell’Europa (in ritardo di 5 anni rispetto agli Usa grazie ai tedeschi…) si sta sempre più rivelando come una pausa nella crisi più lunga dell’epoca moderna. E qui arriviamo alla… - Terza conseguenza: i Paesi avanzati hanno, in un circolo vizioso ridotto drasticamente, le importazioni dalla Cina, la quale si ritrova ora con un surplus di capacità produttiva enorme, in settori chiave come quello, per esempio, dell’acciaio, dove il 50% di quanto viene prodotto è in eccesso sul richiesto.
Questo ha spinto i cinesi, per non fermare gli altiforni, a vendere sottocosto in una sorta di feroce dumping commerciale ai danni degli altri produttori: immaginatevi gli effetti su aziende come l’Ilva, già provata dalle note vicende e diretta concorrente dei cinesi!
Concludo, a ulteriore beneficio della dimensione e della gravità di quello che al momento è ancora solo un rallentamento economico, ricordando che la Cina rappresenta da sola il 50% della crescita mondiale, che ha in mano grosse fette dei debiti pubblici mondiali, in primis i treasures Usa (i nostri Bot): il Financial Times ha pubblicato uno studio in cui, per quel che ci riguarda, si stima che se il rallentamento cinese prosegue come ora, per altri tre trimestri, questo determinerà una contrazione dell’1,2% della nostra crescita (leggi Pil), ovvero di gran parte di quell’1.6% che l’ottimista Renzi ha stimato e sul quale ha costruito la manovra di stabilità… il membro della Fed Fischer ha dichiarato di vedere possibile, negli Usa, una fase recessiva e se consideriamo che gli Usa sono gli unici che dal 2009 sono riusciti a far ripartire l’economia (grazie al mercato interno e qui sarebbe un capitolo molto istruttivo da spiegare per noi italo-sovietici… magari un’altra volta)… Auguri e figli maschi!
Quindi: i crolli di questi giorni sulle borse cinesi sono frutto di questo, oltre che di un mercato illiquido e della pretesa, naufragata subito, dei governanti cinesi, di mettere un freno ai mercati per impedire il necessario riallineamento delle azioni e della moneta cinesi ai reali valori attuali.
In pratica hanno provato a dire: «Le nostre borse possono solo salire, potete comprare ma non vendere e se lo fate noi blocchiamo le contrattazioni». Hanno preso una bella bastonata e hanno capito che la realtà non può adeguarsi al Politburo. Quindi a questo punto resta solo un Paese al mondo che pretende che ad adeguarsi sia la realtà: il nostro, manco a dirlo!
Il genio dell’ampolla. Quest’anno c’è stata indubbiamente una ripresa, seppur blanda, in Italia e chiaramente egli se ne è attribuito per intero il merito.
Secondo Renzi, in un Paese in cui non si è fatta l’ineludibile (ma non per lui) riforma fiscale (ricordo che la pressione media sulle aziende è del 70%), né quella della asfissiante burocrazia, dove la spending review è stata totalmente disattesa, dove non si parla più della necessaria riforma della giustizia…, in un Paese così, il merito del probabile +0.8% del Pil (ma lui, ad agosto, scommetteva su un + 1… vedremo…) è del Job Act.
E allora andiamo a leggere alcuni dati al netto dell’incredibile confusione (depistaggio…?) di dati Inps che si sovrappongono a quelli dell’Istat, del Mef, dati lordi invece che netti: robe da peronismo di bassa lega, cui si prestano volentieri i maggiori quotidiani italiani:
- Occupazione: su base annua siamo ben lontani dai 400mila pubblicizzati dall’Inps. Siamo ad un più modesto 205mila, ma con gli inattivi, ovvero coloro che non cercano più un lavoro a +138mila. Questo spiega perché la disoccupazione è scesa all’11.3%. È stato il Job Act? Dai dati disponibili risulta che la quota è risibile, le imprese continuano a preferire i contratti a tempo con un boom dei voucher… Ma per Renzi queste sono quisquilie: lui strombazza il dato positivo di novembre ma non ci dice che nel trimestre il saldo degli occupati è negativo, ci parla di minimo storico della disoccupazione tralasciando la crescita costante degli inattivi e soprattutto tralascia di dirci che l’Italia presenta un tasso occupazionale penoso, pari al 54%, quando i tedeschi, ai quali secondo lui faremo mangiare la polvere, hanno un tasso del 73% di occupati sulla popolazione (giovani lavoratori… la pensione non la vedrete mai… pensionati, sperate di morire prima che ve la dimezzino)
- Produttività: siamo l’unico Paese avanzato che negli ultimi 10 anni ha avuto una contrazione a questa voce, questo a causa di evidenti disfunzioni organizzative derivate da un sindacalismo e una burocrazia nel pubblico asfissianti, da una tassazione che impedisce i necessari investimenti aziendali volti all’innovazione del prodotto e dei macchinari
- Investimenti delle imprese: anche questo mese registriamo un calo
- Sofferenze bancarie: sono pari a 300 miliardi di euro: Renzi vorrebbe fare una Bad Bank per ripulire le banche. Questo sarebbe auspicabile: il problema è che vuole farlo coi soldi nostri e l’Ue si è messa di traverso (leggi aiuto di Stato… ovvero paga Pantalone) e benissimo ha fatto.
Ecco allora che un Renzi sempre più nervoso, in calo di popolarità anche a causa del pasticcio delle banche, ha varato una legge di stabilità fatta in deficit (dimostra la sua statura di economista decidendo di fare deficit in antitesi a tutte le teorie economiche comunemente accettate. Il deficit ha senso se fatto in maniera anti ciclica: lascio a voi giudicare se ora sia un provvedimento anticiclico o una mossa da disperato) ipotecando come e più dei bei vecchi tempi Dc, il futuro dei nostri figli e prendendosi una flessibilità Ue che, se mai ci sarà, sarà concessa a marzo, quando la Commissione avrà fatto le sue valutazioni (di certo non aiuta l’arroganza, con la quale ha rivendicato, prendendosela in anticipo, il rispetto delle regole… ha fatto un po’ come quel calciatore che si prende il pallone e ferma il gioco per tirare un rigore, in attesa che dopo l’arbitro decida se era da fischiare o meno…).
Ecco allora le polemiche create ad arte con la Merkel e Juncker, in un giochino ormai trito e ritrito, utilizzato a raffica dai nostri mediocrissimi politici, che se non avessero certi vincoli a quest’ora ci avrebbero già trascinato in un default in stile argentino: la Ue ci chiede conto del fatto che non abbiamo identificato 2 immigrati su 3 e abbiamo aperto solo un centro d’identificazione sui 5 che ci eravamo impegnati ad aprire? E Renzi e Alfano rispondono sdegnati che l’Ue deve ringraziarci e vergognarsi (niente di meno… ringraziarci per riempire l’Ue di gente non identificata…).
Addirittura pare che a Palazzo Chigi inizi a farsi largo un’idea tanto balzana quanto irrealistica: buttare a mare il Fiscal Compact e perché no, infischiarsene del Bail-in… liberi tutti e deficit a gogo.
Ora, si dà il caso che il Fiscal Compact è stato da noi liberamente sottoscritto e il suo rispetto è imprescindibile non solo per continuare a fare parte dell’Ue, ma probabilmente in nostri politici immemori hanno già scordato le ultime settimane del governo Berlusconi, quando nel giro di pochi giorni i mercati portarono l’Italia sull’orlo del default e certamente Renzi non considera che è solo in virtù della serietà con la quale l’Italia continuerà o meno a perseguire politiche di bilancio sostenibili che a Bce continuerà a comprare valangate di debito pubblico italiano a tassi ridicoli.
Per quanto riguarda il Bail-in, mi pare che ormai siamo alla demenza demagogica, con cui coprire interessi fortissimi di chi vuole continuare a fare i comodi propri, perpetuando Cda bancari (ovviamente non generalizzo) fatti da amici e parenti, spesso incapaci, a volte ladri ma sempre fedeli al potentato politico di turno: tanto poi paga lo Stato.
Purtroppo per costoro, e per fortuna nostra, questo sogno di disconoscere il Bail-in è appunto una fesseria, visto che, anche se alla gente non è stato detto (mai spiegare ai sudditi… le spiegazioni sono per i cittadini… andate a Nord delle Alpi, se avete queste pretese), non abbiamo più il controllo sulle banche.
È per fortuna diventato un compito gestito a livello sovranazionale e non a caso subito ha smascherato le nefandezze di alcune banche nostrane. Questo, per inciso, dimostra come il cittadino italiano ha bisogno come del sole, di molta Europa e non del suo contrario come gli affaristi-populisti vogliono farci credere.
Altra invenzione del Renzi-economista: anche qui poco se ne è parlato… la Cdp (Cassa Depositi e Prestiti) che va a divenire una nuova Iri (toccatevi, che siete autorizzati), che, udite udite, dovrebbe sostenere con cospicui investimenti progetti di sviluppo. Con quali criteri e scopi… mistero.
Vogliamo scommettere che, in uno Stato dove latitano gli investimenti privati, dove gli stranieri non vengono se non per prelevare i nostri marchi più noti, coloro che presenteranno richieste saranno tutti uguali, ma qualcuno sarà più uguale degli altri?
Voi mi direte: ma come? Finalmente dopo anni qualcuno mette in piedi un meccanismo per investire massicciamente nell’economia e tu ti lamenti? Io dico:
- Occhio a chi vanno i soldi e perché
- Uno Stato che invece che creare le condizioni per attrarre forme di Private Equity e Capital Venture, alias investitori privati importanti, italiani ed esteri, decide di sostituirsi a questi, ovviamente facendo deficit, vista l’esperienza pregressa, avvenuta tra l’altro negli anni d’oro del boom economico… quanto pensate che impieghi a mandarci a sbattere?
Chiudiamo in bellezza:
- l’Istat ci dice che la pressione fiscale, con buona pace del Bomba è stabile, quest’anno al 43.4 come l’anno scorso e l’anno prossimo, è scritto nero su bianco nella finanziaria (a proposito: cosa ne pensate di una manovra di stabilità fatta di 1000 commi…?) dovrebbe salire di quasi mezzo punto… ma Renzi non era quello del calo delle tasse? Sempre l’Istat certifica il boom delle entrate tributarie in contrapposizione al calo del gettito derivato dal recupero dell’evasione fiscale. Strano: mi pareva che Renzi avesse, qualche giorno fa, parlato del successo della lotta all’evasione… e comunque, cari sudditi, glielo dite perché vi ostinate a non spendere? Dove nascondete i soldi? Ditelo! In banca? Li investite? Ah sì? E allora io vi aumento le tasse sugli investimenti finanziari dal 12 al 23%, così imparate! Però… però… se comprate i bot ve le lascio al 12%… che dite? È concorrenza sleale…? Gufi!
A questo punto conscio di meritare il titolo di Super Gufo vi chiedo d’immaginare l’anno che si apre con un Renzi che, seppur intento a “governare” un popolo che va dal mago a farsi segnare invece che dal medico, che non presta un euro al proprio padre ma affida tutto il suo patrimonio a una banca senza nemmeno leggere il prospetto informativo…
Immaginate la realtà che indubbiamente è un’invenzione assurda inventata da qualche idiota per farlo schiantare di rabbia, mentre bussa alla sua e alla nostra porta… terribile vero?
Ci sarebbe tantissimo da dire e argomentare, ma, sperando di essere stato non troppo lungo e sufficientemente chiaro, lascio segnalando un link d’approfondimento sulla Cina. La pagina contiene sottolink e se avete tempo leggeteli. Vedrete che durante l’anno scoprirete che la Cina è vicina.
[*] – Lettore, ospite
Vedi: http://phastidio.net/2016/01/08/cina-la-sanguinosa-transizione-prosegue/
Bravo, finalmente un’analisi lucida e circostanziata della situazione economica mondiale attuale! Ci vorrei aggiungere un carico da novanta: l’ingresso dello yuan nel paniere delle valute di riserva. http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-11-30/il-fmi-promuove-cina-oggi-yuan-entra-valute-riserva-125947.shtml?uuid=ACP9f4jB
si, questo fa parte dei ricatti, degli scambi e controscambi tra loro e gli americani: a me personalmente quello che mi sconvolge è vedere la possibilità, molto reale che allo Stato cinese, che possiede la quasi totalità delle grandi aziende cinesi, che ora che sono in crisi da sovraproduzione tiene aperte artificiosamente ai danni nostri,venga riconosciuto lo status di economia di mercato…attenzione che non è un titolo onorifico, ma un attestato che apre tante porte che ancora erano precluse ai cinesi….e intanto in Europa siamo ancora qui che litighiamo e disquisiamo sugli aiuti di Stato tout court senza distinguere tra casi di malaffare e obbiettive difficoltà create dalla competizione con chi non ha regole….in Europa, non permettiamo alle nostre aziende di ingrandirsi oltre certi limiti per evitare posizioni dominanti, così che poi ci ritroviamo sempre a competere contro Golia nei panni di Davide: ma i nostri politici invece di occuparsi concretamente di queste cose (che secondo me nemmeno comprendono)preferiscono dare di culona alla Merkel (Berlusca) o di abbaiare alla luna del Bail In (Renzi)
Buongiorno, analisi interessante.
Riporto questo link che introduce un ulteriore elemento, quello della “depressione secondaria”, le cui conseguenze, aumento delle tasse, scatteranno anche, se le previsioni di crescita del Pil al 1,4 non si realizzeranno, a casusa dell clausole di salvaguardia, già previste in manovra.
http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/11866218/fattore-kappa-tasse-ripresa-depressione.ht
Perfetto Marco: questa è una delle cose, tante, che non ho messo perche avrei da scriverci un libro…e visto che siamo a calare gli assi ecco anche questo:
http://forex.finanza.com/storico-agenda-macroeconomica/Italia/PMI-Manifatturiero/ITA009?int_code=ITA009
http://www.autoblog.it/post/746416/mercato-auto-settembre-2015
Il primo link si riferisce all’andamento della manifattura italiana nel 2015, uno lo guarda e dice:- bè, una buona annata, Renzi ci ha preso- poi uno legge il secondo e capisce tutto: capisce che marchionne gli ha salvato il sedere con incrementi di vendite strepitosi, che vanno a compensare e superare la miseria di quasi tutti gli altri settori. Ma che succederà quando il parco auto invecchiato dalla crisi avrà raggiunto il punto di sostituzione?
Buona giornata!