PISTOIA. Massimo Baldi, renziano, scrive:
Nell’ottobre del 2012, in piena campagna per le primarie, Matteo Renzi dichiarava: «il mio è un Pd che può puntare al 40%, il loro è un Pd che può arrivare al massimo al 25». Non era il vaticinio di un profeta, ma di un uomo e di un gruppo che proponevano una linea politica precisa, nella realistica convinzione che, in questo stato di cose, quella linea politica avrebbe permesso alla sinistra di ottenere consenso in quei settori della società in cui non ne aveva mai raccolto granché.
Con la doverosa premessa che si trattava di elezioni europee e che il fatto nuovo dell’ingresso del Pd nel Pse ha sicuramente un peso nel successo elettorale, c’è accordo sulla tesi per cui quella di domenica scorsa è stata la vittoria di Renzi; ma di Renzi non solo e non tanto come leader, quanto come simbolo e promotore di una proposta politica diversa, nuova, capace di superare gli errori del passato e di rimuovere con coraggio tutti i cattivi pregiudizi ideologici della sinistra italiana.
Non si tratta, in soldoni, della vittoria di un uomo solo al comando, ma della vittoria di un progetto e di una visione, e di tutti quelli che quel progetto e quella visione li hanno incoraggiati e sostenuti da tempo.
Nel Partito Democratico esiste ancora – vivaddio – una minoranza che dissente dalla linea del Segretario e Presidente del Consiglio. Questo è proprio dei grandi partiti davvero democratici e guai a chi pensa che, con questa vittoria, le minoranze debbano essere ridotte al silenzio. Le stagioni dei leader durano poco, quelle delle idee durano molto e la circolazione delle idee è il presupposto fondamentale non solo di una buona politica, ma soprattutto di una politica vincente. Renzi non è Berlusconi e non è Grillo. È il segretario di un partito in cui per dettare la linea bisogna fare una proposta e sottoporla, con le primarie, al voto di milioni di elettori. Proprio per questo vorrei insistere sul fatto che con Renzi non si è affermato soltanto un leader, al di sotto del cui scranno si può dire tutto e il contrario di tutto, ma un indirizzo politico.
La proposta di Renzi, che è oggi l’agenda del governo da lui guidato, è fatta di riduzione della pressione fiscale, di riduzione ragionata della spesa pubblica, di una riforma ‘copernicana’ del lavoro in cui al centro non ci sia più il contratto ma la persona, di un’azione di riforma delle istituzioni che non si rimpiatti nel ‘dobbiamo discuterne a lungo’ per non fare mai nulla ma che, nel vivo del dialogo, cerchi davvero il sentiero d’uscita per passare all’azione. Se quella di domenica scorsa è una vittoria di Renzi, allora è una vittoria di tutto questo. Riconoscere e sostenere il percorso che ha portato a quella vittoria, significa riconoscere e sostenere tutto questo. Dopodiché, viva la libertà e viva il dissenso. Ma con onestà intellettuale.
Massimo Baldi