rettifica. NON LAYLA, MA DAILA.

 

Dayla, applaude tranquillamente

MONTALE. Il fatto è certo e dimostrato: la buvette c’è. Esiste eccome!

Chi ci ha contattati, si è presentato come un lettore (ma ci è più sembrato un emissario) e ci ha precisato alcune cose importanti: prima di tutto che la protagonista non si chiama Layla, ma Daila con la “d” come denojantri (di seguito Dayla): dunque da oggi provvederemo alla più corretta denominazione negli articoli a seguire e ci scusiamo con l’interessata per la lieve storpiatura del nome.

La precisazione investe tre questioni, oltre alla rettifica sul nome della protagonista:

  • L’uso della buvette è consolidato da anni.

Essendo un diritto acquisito, non se ne parla proprio di chiuderla, anche per gli effetti di grave “smacco alla onorabilità” delle frequentatrici che, se limitate in tale consolidato esercizio d’autorità, potrebbero essere colpite da qualche sindrome depressiva e cadere in una psicopatologia con malattia e lunghi periodi sospensione dal lavoro.

Un lavoro che è diventato “duro”, perché infatti reso stressante dalla denuncia dell’illecito sui nostri schermi (da quì l’ipotesi che il Comune possa anche querelarci per “turbativa della serenità dei dipendenti e degli elettori”. Sich!). Da quando è andato via Vincenzo Zuccaro (il Segretario Comunale di ferro) la quota degli oligarchi ha preso “più campo” negli uffici e dunque, i privilegi sono consolidati: non si potrà rinunciarli, nemmeno limitarli. Mai sentito parlare di “diritti acquisiti”?

Bene la moka elettrica, ma la corrente chi la paga?
  • Le misure di sicurezza sono tutte rispettate. La moka viene fatta bollire elettricamente e non c’è uso di gas. Il forno a microonde c’è, ma è di quelli domestici e non industriale, quindi automunito dei dispositivi di sicurezza (ci invita quindi a non essere esagerati). Quante polemiche per così poco!
  • È falso affermare che la buvette è un abuso di “cosa pubblica”. Ogni azienda ha una saletta dove poter consumare un pranzetto frugale con schiscetta, e basta con queste storie per un pò di sformato di cavolfiore (che ci dice, per di più, delizioso!). In realtà le frequentatrici della buvette evitano la più volgare frequentazione della macchinetta automatica del caffè, risparmiando tempo! (stic…! Che argomentazione). Così, risparmiano di fare le più prolungate “pause caffè” e riducono la produzione di bicchierini di plastica da bruciare nel detestato inceneritore del Cis. Non ci avevate pensato? (ops…non lo dite al Mazzetty, coniugato Dayla che è un fedelissimo inceneritorista che peraltro ci vive proprio sotto, con gli ottimi ortaggi gratuitamente biomagnificati: ‘nachiavica!)

Nel ringraziare l’attento lettore, gli facciamo presente che l’uso privato di un locale pubblico, durante l’orario di lavoro è un doppio illecito che ravvisa più reati penali, e purtroppo, non le abbiamo fatte noi le leggi, ma il Parlamento. È la Democrazia, bellezza!

Gnocchi in ufficio: una delizia, senza strisciare il badge.

Le pause caffè son contingentate nel mondo del privato, ma non nella stanza 13 che lì “sono più lunghe e celate agli occhi del popolo affamato” che aspetta le brioches di Maria d’Asburgo Lorena.

Sembra infatti che si aspetti di arrivare al lavoro per la colazione e non è che si arrivi colazionati, ripetendo il rito in pieno orario di lavoro, senza strisciare il badge che tanto, “paga pantalone”.

Sul punto potrebbe intervenire meglio l’Avv. Rachele Santini (Raquel per i lettori, anche nuora-in-comuni) che essendo consigliere comunale ad Agliana ed esperta giurista potrà bene individuare le fattispecie di reato.

Ci scrivesse all’indirizzo della redazione e non dimenticando di snocciolarci i diversi articoli del C.p.; sembra che ci sarebbe anche il concorso di reato “per colpa in vigilando” di chi non vigila e se la dorme chiusa/o in ufficio. Non ci direte che siamo dentro la Direttiva ministeriale sul lavoro agile?

Che dice la Dony sul punto? Ha scoperto chi è, che taglia la torta con gli amici per il suo compleanno il 14 Dicembre? Ha attivato la Commissione di disciplina? Non ti ricordavi il nostro articolo, rileggitèlo (fa bene al curriculum).

E se la moka e il microonde sono elettrici, l’energia elettrica consumata è rimborsata all’Amministrazione o è un cadeau che Ferdy concede da sempre agli amici denojantri?

Sulla questione dell’uso dell’ufficio pubblico a buvette, grave è il confronto proposto tra una azienda privata e un Ente pubblico. Chissà se lo sapesse il capo Riccardo Cappellini: si potrebbe adirare contro Layla per queste iniziative elitarie e nient’affatto proletarie.

Dobbiamo fare un interpello alla Corte dei Conti per illustrare meglio la chiara differenza, che – ancora una volta – non l’abbiamo decisa noi, ma l’ordinamento giuridico?

L’uso della stanza 13 è autorizzato dal Ferdy con un provvedimento ad acta o no? Lo facesse dunque, visto che il suo gradimento elettorale è in discesa, così potrà recuperare qualche punto di preferenza nella fazione dei nojantristi, assai numerosa a Montale.

Del resto, in Democrazia, la “forma è sostanza”. Non lo sapevate? Sapevàtelo!

[Alessandro Romiti]

Print Friendly, PDF & Email