La commissione ambiente a Montale c’è stata, ed è stata un farsa, così com’è da sempre la “politica ambientalista” sull’inceneritore, inaugurata già dal procuratore capo Renzo Dell’Anno e stabilizzata dai successivi, con il “proibizionismo della trasparenza” di Coletta. Se non ricordate, guardate qui! Vale a Montale, il brocardo maoista che dice: grande la confusione sotto il cielo, tutto procede regolarmente.
MONTALE. La commissione è partita male già alla convocazione, visto che i consiglieri di opposizione non disponevano degli atti formanti il corpo della trattazione sul bando per la manifestazione di interesse di “rilancio” dell’inceneritore che sarà sottoposto a una vestizione nuova, ovvero un revamping impiantistico: cioè lo rinnovano modificando il cablaggio e probabilmente i tre forni.
Nessuna edizione in streaming e, probabilmente ci spiegano, nessun audio registrazione, per limitare così fattivamente la partecipazione della cittadinanza alla comprensione di un argomento massimamente rilevante per il territorio e la salute e dunque, bollente.
I commissari di opposizione Bandinelli e Vannucci si sono allontanati indignati allorquando hanno visto dare priorità ai rappresentati delle tre aziende che hanno manifestato il loro interesse al bando promosso da Cis spa.
La consigliera Barbara Innocenti, si astiene per protesta, vista la più vergognosa conduzione della commissione, ridotta a una sceneggiata intrisa di formalità.
Un’operazione “telecomandata” come ne abbiamo viste tante, anche con scandalose violazioni alle elementari regole di decenza e logica (dell’uomo della strada) e ci ritorna in mente del blackout del 20 agosto 2016, allorquando l’impianto si bloccò, perché dei tizzoni di carbone residuati dall’incendio del canneto sull’Agna, misero le ali e si andarono a infilare nella centrale elettrica Ups causando ponte elettrico e cortocircuito.
Che sfiga! Ma soprattutto che balla (all’Usl non ci credettero però e gliela contestarono, ma si dimenticarono di fare un esposto, sia Nicola Cipriani che lo schleiniano Massimo Selmi)!
All’epoca, ci fu anche un ridicola ispezione dei commissari, ma vennero tutti convinti dalle genuine dichiarazioni del dirigente dell’impianto che spiegò loro di aver prelevato della cenere per portarla all’interno della cabina.
Insomma, sull’inceneritore di via Tobagi, la menzogna più è grossa e più è creduta. Con una procura della repubblica del “basso profilo” che – come spiegò Grieco in aula – ci legge ogni giorno, ma non riscontrò alcuna “notizia di reato” e per questo, siamo ancora qui a sentire parlare dell’inceneritore, imperturbabile nell’assetto Ladurner.
Del resto, al Comitato antinceneritorista e Legambiente si ricordano ancora del diniego apposto loro dal Procuratore Coletta, ovvero dalla Sostituta Linda Gambassi (titolare ambiente), ma anche del sostituto Leonardo De Gaudio, all’estrazione di copie della proposta di archiviazione, prontamente accolta dal Gip e così destinata all’archivio, dopo un lustro di capillari(?) indagini, pagate dalle tasse dei cittadini che chiedevano la trasparenza e la chiarezza.
Oggi le dichiarazioni dei consiglieri Barbara Innocenti e Franco Vannucci sono convergenti e indignate: la Commissione è stata tenuta all’orario di gradimento delle società – ben tre ditte presentatési, per garantire una formale concorrenza che noi, sospettiamo essere di facciata – che hanno espresso le manifestazioni d’interesse all’operazione di ri-vestizione al “gioiellino” del più gattopardesco (adesso non più baccalà) sindaco Ferdinando, direttore d’orchestra molto interessato al mantenimento dello status quo.
Il Presidente Adriano Borchi ha assicurato la massima opacità all’evento, tenendo i commissari di minoranza all’oscuro degli atti (ma se devono esercitare la funzione di controllo, senza gli atti, cosa controllano?) e limitandoli alle loro preliminari dichiarazioni, stabilendo che le aziende proponenti dovevano prima, presentare i loro progetti alla commissione. Poi, a presentazione conclusa, avrebbero parlato loro (ignoranti dei fatti) e la Commissione sarebbe conclusa anche perché – e questo non è un dettaglio – la platea dei cittadini era in prevalenza formata da inceneritoristi che “tifavano” per l’astensione dei consiglieri dal dibattito.
Nonostante che l’argomento inceneritore sia fremente e incipiente trai cittadini per l’allarme indotto dall’impianto in 40 anni di funzionamento, tra il pubblico non mancava la claque di sodali alle aziende.
Ferdinando Betti (quello che si gode 350mila euro l’anno dei ristori, lasciando a bocca asciutta i due Comuni limitrofi maggiormente inquinati, Montemurlo e a Agliana) ha dunque, assistito sfacciatamente alla sceneggiata del “cambio-abito”. Lui, dopo avere votato – successe un lustro fa, ma era in campagna elettorale e tutto si poteva promettere, dunque e impunemente – per la definitiva chiusura e dismissione, oggi ringamba, sotto gli indirizzi di sora Monia Monni, l’assessora regionale all’ambiente, che ha già spiegato tutto oltre un anno fa, lanciando chiari messaggi trasversali ai sindaci demokrats: “Sindaco avvisato, mezzo salvato: capito in Ato”?
Adesso il teatrino arriverà ad Agliana con gli stessi recitanti il prossimo martedì 24 sempre alle ore 18 (gradite alle aziende interessate) e la presidente di commissione soubrette, Francesca Biagioni, munita di una laurea in ingegneria ambientale (che potrebbe permetterle di intervenire alla meglio, per esporre eccezioni fondante) farà scena muta.
Così si eviterà di mettere in luce le numerose incongruenze nelle proposte impiantistiche che non sembrano affatto di mutare l’impianto in una direzione del modello consorzio Priula, ovvero con un sistema di raccolta differenziata spinta e trattamento a freddo del riciclo fino al 96%.
Le tre aziende proponenti la manifestazione di interesse, saranno dunque ospitati dal Bimbominkia Benesperi che – scusateci la franchezza e sincerità – dopo anni di battaglie e interrogazioni contro l’impianto (e chi scrive lo può dire, essendo stato un suo fedele corrispondente e sostenitore, prima del periodo consociativo con Agnellone), farà svolgere la più prevedibile “presa d’atto” ai commissari, richiamati all’ordine dalla Biagioni.
Sarà così che poi alzerà la mano nel CdA della società Cis spa per il revamping, con una modalità blindata, come già prevista dalla “votazione unitaria/omologata” modello Soviet-Kolchoz, richiamata dallo statuto.
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]