MARINA DI PIETRASANTA. Sabato 3 settembre, alla festa del Fatto Quotidiano, abbiamo assistito all’incontro dal titolo “Perché Sì perché No” tra il Professor Gustavo Zagrebelsky e Andrea Orlando Ministro della Giustizia.
L’argomento è quello cult di questo periodo, di cui già più volte Linee Future si è occupato riferendo delle iniziative dei vari Comitati e delle diverse posizioni espresse dai rappresentanti politici locali: la riforma costituzionale ed il referendum che si dovrebbe tenere in autunno.
Il professor Zagrebelsky, giurista, professore emerito di diritto costituzionale – fu giudice di Corte Costituzionale e poi Presidente della stessa fino al 2004 – è già in teatro, ma il Ministro Orlando – già Ministro dell’ambiente e del mare nel governo Letta e oggi Ministro della Giustizia – si fa attendere, arriverà alle 12 con mezz’ora di ritardo ma in seguito qualcuno dirà che l’aver presenziato, non aver eluso il confronto, vada già a suo merito.
La platea è orientata al “no” e accoglie con entusiasmo Gustavo Zagrebelsky che chiede subito di poter stare in piedi per parlare al pubblico, come si fa a scuola, rivolgendosi un po’ a tutti.
La cosa più difficile – esordisce il Professore – è governare, governare non è una festa, è il mestiere più difficile, è d’accordo Ministro? questo è il senso del dialogo, la difficoltà del tema sul quale ci stiamo confrontando ci deve convincere a dialogare per essere in grado di accettare anche di cambiare idea.
Intanto – continua Zagrebelsky – si rassicurano i cittadini dicendo che la prima parte della Costituzione, i principi fondamentali non vengono toccati invece la macchina di decisione politica deve essere finalizzata a modificare anche la prima parte.
La prima parte della del resto è profondamente inattuata. Per esempio l’art.1 “Repubblica fondata sul lavoro” … Infatti queste norme programmatiche basta lasciarle lì tranquille perché non valgano più nulla… per non attuare la Costituzione non importa insistere, basta lasciare le cose come stanno, lasciare che l’economia prosegua con le sue regole, e così la finanza…
La politica, cos’è? Ci sono due modi di concepire il governo di una società, rifacendomi alla Grecia del quarto secolo a.C., uno è pastorale, l’idea del pastore con il suo gregge, l’altra idea è quella del tessitore.
Pastore è qualcuno che ha di fronte a sé il gregge, cittadini incapaci di governarsi… hanno bisogno di qualcuno che li guidi, blandendoli, intortandoli con parole rassicuranti o se necessario con il bastone. Parte da un profondo pessimismo che deriva da sfiducia nelle persone.
Tessitore, è chi mette insieme i fili della trama in modo tale che ne venga un quadro. Mettere insieme le forze positive, i fili più integri e puliti.
Non il partito della nazione, non serve. Bisogna saper tenere distinte le cose. Una cosa sono gli imprenditori onesti una sono quelli collusi, una cosa sono i sindacati che fanno gli interessi dei lavoratori altra quelli che fanno gli interessi propri, una cosa i costruttori e una cosa chi deturpa il paesaggio, i cementificatori.
Non si può essere buoni tessitori mettendo tutti insieme senza distinguere.
La composizione del Senato della repubblica per esempio… non è comprensibile. La norma che stabilisce la composizione del Senato dice che saranno eletti dal consiglio regionale poi invece si dice che i senatori sono indicati dagli elettori… Se passa la riforma io non insegno più…
Anche perché questa riforma viene da un Parlamento che è risultato illegittimo dopo la sentenza della Corte Costituzionale.
Questo Paese avrebbe cose molto più urgenti da fare e invece dividiamo la gente, tutte persone per bene che non possono non confliggere di fronte ad argomenti fatti per creare fratture. Viviamo in un’epoca esecutiva… il Consiglio dei Ministri, CdM, è stato chiamato per un lapsus c.d.a., un consiglio di amministrazione, e di questo in effetti si tratta.
Silvia Truzzi, giornalista del Fatto Quotidiano, la moderatrice, si rivolge al Ministro Orlando: Ministro quanto sentivano i cittadini l’esigenza della riforma? Gli ultimi sondaggi parlavano del 4%…?
Andrea Orlando esordisce dicendo “Io non sono presuntuoso da pensare di poter dialogare con Zagrebelsky, ma cambiare la Costituzione ha molto a che fare con la vita dei cittadini. Alcuni poteri economici hanno tempi di decisione così rapidi da mettere le democrazie di fronte al fatto compiuto.
Il bicameralismo perfetto è essenziale rispetto alla configurazione che abbiamo raggiunto? No. Anche nei lavori preparatori c’erano posizioni diverse per esempio da parte dei liberali si proponeva l’elezione del Senato da parte delle regioni.
Il bilanciamento dei poteri è garantito dalla Corte costituzionale. C’è la normativa della comunità europea che non c’era nel 48. Tutte le esigenze che hanno indotto il bicameralismo perfetto oggi non ci sono più.
Ancora, la sentenza che renderebbe illegittimo questo parlamento può essere letta in più maniere. Quando hanno chiesto la fiducia non è stato tenuto segreto che avremmo voluto modificare la Costituzione.
Cosa mi convince particolarmente della riforma? Il fatto che la fiducia sia espressa da una sola delle due camere. Un minimo di stabilità possiamo ottenerlo con questa riforma.”
Zagrebelsky è d’accordo con questa affermazione, con questo aspetto della riforma.
La giornalista chiede: perché avete tolto il diritto di voto ai cittadini? E Orlando non batte ciglio: non mi pare che si tratti di questo perché in quasi tutti i paesi la seconda camera è scelta e non votata.
Interviene ancora Zagrebelski, curioso: Ministro voteremo per questo referendum? Quando?
Orlando: non lo so ma voteremo certo.
Il professore: io ho dei dubbi, vorremmo avere dei tempi certi, non vorremmo restare sospesi a questo filo, perché la data dipenderà dagli umori nel paese, dai sondaggi, da come vanno le cose in Italia… il Governo dovrà pure pronunciarsi…
Il dibattito continua sulla legge elettorale, i partiti, i diritti che la finanza ci sta scippando, gli aspetti lombrosiani relativi a chi ha pensato e scritto la riforma… c’è solo da appassionarsi sempre di più, cercare di capire e sforzarsi di non cadere negli intortamenti, da qualsiasi parte vengano.
[Paola Portunati]