RIFORME, VANNINO CHITI RISPONDE A ELENA BALDI

Vannino Chiti
Vannino Chiti

PISTOIA. Il Sen. Vannino Chiti risponde alla “lettera aperta” scritta da Elena Baldi:

Cara Elena,
proprio negli anni in cui iniziava il mio impegno politico, che lei ricorda con cortesia, iscrittomi al Pci di Enrico Berlinguer, contestavo il cosiddetto centralismo democratico. Nella sua ultima fase di vita nemmeno il Pci lo prevedeva più. Pretendere di applicarlo oggi a un partito che elegge i dirigenti, non solo il segretario, con quelli che una domenica passano per strada e decidono di fermarsi al gazebo a votare, è un assurdo.

Purtroppo nel nostro partito la disponibilità alla discussione è spesso una finzione, prevede sempre una ritualità secondo cui dopo un alternarsi di interventi si approda al punto di partenza e alla sua imposizione, al grido di gufi, sabotatori, frenatori etc. etc.

Sui provvedimenti che fanno parte del programma di governo né io né la cosiddetta minoranza Pd al Senato abbiamo mai fatto mancare il voto, spesso di fronte alla scelta della questione di fiducia, nonostante a volte nutrissimo forti perplessità, come nel caso del Jobs act e del Ddl Scuola. E questo nonostante le nostre impostazioni siano trattate con sufficienza, fastidio, sberleffi.

In alcuni casi addirittura con misure autoritarie come la sostituzione dalla commissione Affari Costituzionali di due di noi: io e Corradino Mineo. Per quanto mi riguarda addirittura sostituito a futura memoria, nel caso mi fossi dimesso da presidente della commissione Politiche dell’Unione Europea per tornare a farne effettivamente parte.

Su Costituzione e legge elettorale non esiste la disciplina di partito e non è in gioco il destino del governo. É materia strettamente parlamentare e sono chiamate in causa solo l’autonomia e le idee di deputati e senatori.

Verso il presidente Napolitano nutro sincera stima e rispetto le sue posizioni: questo però non significa ragionare sempre come lui, seguire le sue convinzioni anziché le mie. Anche in passato mi è capitato talora di non essere d’accordo: per fare un esempio, in occasione del decreto legge del dicembre 2011, nel quale in mezzo a misure di ordine finanziario venivano commissariati i presidenti e le giunte provinciali democraticamente eletti dai cittadini. Certamente non posso condividere un’impostazione che preveda in Costituzione un Senato semi-elettivo. Il solo fatto che lo si proponga come mediazione mi appare inverosimile.

Se il governo volesse imporre una fiducia, esplicita o di fatto, sulla riforma costituzionale, così come oggi è, io in alcun modo potrei esprimere un voto positivo.

Mi stanno a cuore le sorti e la stabilità dei governi sostenuti e composti dal Pd, ma la Costituzione viene prima. È la Carta fondamentale della nostra convivenza civile e vive oltre e al di là delle contingenze politiche.

Tra me e lei, cara Elena, c’è una differenza profonda che riguarda il nostro modo di ragionare: lei in sostanza mi dice ‘perché non sta con Napolitano, con Renzi?’, io le dico ‘perché non stiamo al merito?’.

Ragioniamo sulle impostazioni: se sono giuste, prescindono dal fatto che su di esse siano d’accordo o meno Napolitano, Renzi o io stesso. Vogliamo riflettere sul combinato Italicum-Costituzione? Un premier eletto direttamente dai cittadini, con una maggioranza stabile alla Camera e una parte dei parlamentari designati dal partito attraverso i capilista bloccati; la possibilità per la maggioranza di governo di eleggersi il Presidente della Repubblica e buona parte dei giudici della Corte Costituzionale; un rapporto tra Stato centrale e Regioni di taglio fortemente centralista: sono proposte giuste e convincenti? Migliorano il funzionamento della nostra democrazia o rafforzano quel male denunciato, già tanto anni fa, da tanti costituzionalisti di un eccesso di delega, di un basso livello di partecipazione, di una carenza di controlli?

Un mio vecchio professore universitario ci diceva: di fronte alla Costituzione, soprattutto se si voglia cambiare, bisogna immaginarsi come una minoranza politica piccola ed insignificante. Pensi allora ad un domani con un governo non del Pd, con un premier di destra: in democrazia, a differenza dai regimi autoritari, si vince e si perde. È un incubo? Sì, secondo me lo è. E io sento il dovere di contribuire ad evitarlo. Le Costituzioni infatti sono dei cittadini, non al servizio di schieramenti politici amici. Non è retorica ricordare come sia nata e cosa rappresenti la nostra Costituzione. Dovremmo ogni tanto tutti rileggersi le pagine di Piero Calamandrei.

Lei chiede responsabilità a me? Le assicuro che ne ho tanta, per carattere e per formazione. Provi però a chiederne un pochino anche al governo, perché non pretenda di imporre al Parlamento sue soluzioni per la riforma costituzionale. Ne chieda un po’ anche ai vertici del nostro partito, il Pd, perché si torni a discutere in modo aperto e senza arroganza. Da più di un mese 25 senatori del Pd hanno inviato un documento al segretario-premier e alle presidenze dei gruppi parlamentari senza averne un cenno di risposta.

In Parlamento ci sarebbe il 90% di consensi per superare il bicameralismo paritario, mantenendo ai cittadini il diritto di scegliere i senatori in concomitanza con il voto delle regionali. Si possono anche seguire altre strade: io ho avanzato l’ipotesi del Bundesrat, il Senato tedesco, in modo compiuto e vero però, non con una finzione nominalistica.

Con una rappresentanza cioè dei governi regionali, voto unitario, un procedimento legislativo che preveda per non tener conto delle proposte votate in Senato una uguale percentuale di consensi nella Camera che ha l’ultima parola sui provvedimenti del governo. E tenga conto che in Germania la Camera è eletta con una legge elettorale sostanzialmente a base proporzionale e uno sbarramento al 5%.

Le chiedo infine: chiudere a sinistra e ammiccare a Verdini è una linea politica giusta? É questo lo scopo per il quale abbiamo sognato e realizzato il Pd? Non le pare che siano queste impostazioni politiche, e non un dibattito serio al nostro interno, a dare spazio ai Grillo e ai Salvini?

Voglio ribadire anche a lei un allarme che sollevo da un po’ di tempo: con questo atteggiamento di chiusura e arroganza la maggioranza del Pd sta ignorando decine e decine di migliaia di persone di sinistra che non vogliono più la tessera. Centinaia di migliaia che non ci votano più.

Da sempre, e non solo in Italia, se non si sviluppa con chiarezza e coerenza una politica di sinistra a vincere prima o poi è la destra. Impegniamoci tutti con serietà perché questo non avvenga.

Un caro saluto.

Vannino Chiti

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5 thoughts on “RIFORME, VANNINO CHITI RISPONDE A ELENA BALDI

  1. Onorevole Chiti. Il punto è che non si tratta di sola riforma costituzionale, che comunque è cosa legittima e prevista dalla nostra legislazione…no. Qui si tratta del fatto che dite no a qualunque cosa e, non è nemmeno vero che non vengano mai accolte le vostre proposte di modifica: voi non capite che siete la minoranza del partito e non la maggioranza. Sono finiti i vecchi tempi quando eravate voi i padroni del vapore e non ve ne date pace. Sapete che Renzi non fa prigionieri e che alle prossime elezioni non sarete ricandidati e per questo, e non per altro, siete impegnati in una guerra all’ultimo sangue. E l’Italia? Italia chi?…
    Renzi è quello che è: figlio vostro…ma a questo punto, per il bene di tutti…tornate alle vostre case…sereni….in famiglia e, se ce li avete dedicatevi ai nipotini. Sicuramente farete meglio rispetto a quanto (e non è poco purtroppo) avete combinato negli ultimi 30 anni (ricordiamo la sciagurata riforma del titolo V e i co.co.co/co.co.pro/interinali, inventati dal vostro inneffabile Treu nel 1997,con la collaborazione dei sindacati vostri amici).
    Massimo Scalas

  2. Ritorno a ripetere…molte volte negli anni passati non fino stato d’accordo con Vannini Chiti. Credo che abbia anche lui responsabilità per come oggi siamo finiti…ma detto questo condivido in pieno la sua analisi…che entra nel merito dei problemi…ai “centometristi” della “nuova” politica inviterei a fare una sosta…respirare…contare fino a 100…ma riflettete…delle volte riconoscere errori o fughe in avanti non solo fa bene alla propria salute ma a quella del Paese …e della Sinistra….

    Andrea Brachi (da fb)

    1. Ora ci mancava anche il Brachi…un’altro che vive fuori dalla realtà: ma dove sono i centometristi? L’Italia è ferma da almeno 3 decenni e lui si preoccupa delle fughe in avanti! Non si può più fare finta di nulla…e torno a ripetere: i responsabili di questa catastrofe hanno nomi e cognomi (e non mi sembra che il Chiti possa chiamarsi fuori) e non possono più fare analisi di nessun tipo. Non sono credibili, sono parte organica del problema. Basta con le meline: ma un po di senso della realtà, di dignità personale, di coscienza dei disastri fatti a quando? Questi hanno la sedia attaccata al sedere, non ne vogliono sapere di mollare…gli piace il potere ma hanno perso di vista (ammesso che ne abbiano mai avuto coscienza) lo scopo del potere, che è fare il bene di una nazione e non soddisfare il proprio ego. E’ troppo chiedere di divenire europei? Di comportarsi come la classe politica degli altri paesi? Se si fallisce basta…ci si leva e si va al parco a godersi il lauto vitalizio. Avete fallito: andate al parco.
      Massimo Scalas

  3. PS. l’ho sempre detto che facebook è il regno delle bischerate…il trionfo del nulla imbellettato,la recita a soggetto imbastita da un pessimo marketing da burini rivestiti dallo stilista di turno. E i politici italiani sono quelli che ci fanno più affidamento…

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