PISTOIA. Giacomo Del Bino (M5S) scrive:
Nella notte tra l’11 ed il 12 giugno 2015 è stata approvata dal Consiglio comunale di Pistoia la proposta di delibera con la quale il Comune di Pistoia avrà, forse, la possibilità di rinegoziare alcuni mutui contratti con la Cassa Depositi e Prestiti. Perché “forse”? Perché al momento dell’approvazione della delibera il Consiglio dei Ministri ancora non aveva emanato il decreto – più volte annunciato e sempre rinviato – contenente le indicazioni per utilizzare questa opportunità. Il giorno precedente al Consiglio comunale il Ministero si è limitato a spedire una missiva ai Comuni con la quale stimolava le Amministrazioni a proseguire nell’iter pur in assenza del documento citato, che, prima o poi, sarebbe giunto a coprire il vuoto legislativo ed a rendere quindi percorribile la strada della rinegoziazione. Pare che il Governo abbia poi emanato il decreto – siamo oggi in possesso della bozza –, ma ancora non è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Qual’è l’oggetto della rinegoziazione? Trattasi di 275 posizioni debitorie contratte con Cassa Depositi e Prestiti – per un valore del debito residuo pari a circa 46 milioni di euro – che vengono spalmate fino al 2044. La rinegoziazione ha come ratio il bisogno di abbattere il debito dell’Amministrazione: in effetti, la rata annua per il 2015 viene diminuita di poco più 1 milione di Euro ed anche quelle di alcuni anni successivi subiscono sorte simile.
Il rovescio della medaglia è dato dall’ovvia conseguenza che diluendo nel tempo i debiti si lasciano ai posteri pesi sulle spalle dei quali non sono responsabili. Tutte le posizioni (alcune in scadenza tra pochi anni) sono state allungate fino al 2044, anche quelle che avrebbero potuto e dovuto risolversi in una manciata di anni, o che hanno una quota capitale da rimborsare molto bassa (anche solo 10 mila euro) o, ancora, la cui revisione del tasso è talmente irrisoria (anche solo dello 0,003%) da rendere inutile l’operazione, o, infine, che hanno per oggetto beni che hanno già concluso il loro ciclo vitale (es. automezzi).
Durante il dibattito in Consiglio comunale le opposizioni hanno presentato emendamenti e sub-emendamenti – volti a mitigare gli effetti di questa scelta – con i quali veniva richiesto di stralciare alcune posizioni tra quelle sopra citate: la maggioranza le ha respinte in blocco, seppur tra mal di pancia ed indecisioni.
Il M5S è in linea di massima contrario ad operazioni di questo tenore, ma è chiaro che per esprimere valutazioni definitive è necessario distinguere e vagliare, capire le singole situazioni e valutare le soluzioni adottate: anche in altri Comuni è stata infatti compiuta la stessa operazione, ma con modalità differenti. Per fare un esempio, il Comune di Livorno – amministrato dal M5S –, ha prolungato la durata di alcuni mutui, ma non per 15, 20 o più anni, ma tutti per soli 5 anni.
Oltre a considerazioni sul merito, purtroppo, per l’ennesima volta siamo costretti ad esprimere il nostro dissenso circa le modalità con le quali siamo giunti all’approvazione del provvedimento. L’iter sì è svolto in assenza di documentazione a nostro avviso necessaria e con la spada di Damocle di scadenze urgenti: in aggiunta all’assenza del decreto ministeriale di cui già abbiamo parlato, non è stato fornito alcun parere da parte del Collegio dei Revisori dei Conti – ritenuto non necessario ma per quanto ci riguarda “dovuto” da parte di un organo che deve vigilare sulle operazioni finanziarie dell’Amministrazione; non sono stati forniti né mostrati i contratti originali dei mutui accesi, per cui non siamo a conoscenza del contenuto dei mutui oggetto della delibera. Sappiamo solo che riguardano “strade forniture”, o “viabilità”, o “illuminazione pubblica”, o ancora “scuole”, “opere varie”, “automezzi”… Infine, la fretta è stata ancora una volta fedele compagna di questo percorso: il Comune avrebbe potuto ricorrere all’opportunità di rinegoziare i mutui solo se avesse approvato la delibera entro il 12 giugno.
Questo ha comportato il ricorso ad un gioco ai limiti della correttezza e del rispetto per i consiglieri e le istituzioni. Infatti, dopo che la seduta dell’11 giugno si è conclusa con un nulla di fatto – in quanto al momento della votazione non c’era in aula il numero legale di consiglieri –, il Consiglio è stato convocato nuovamente d’urgenza per il giorno successivo. Credo che sia legittimo operare fino in fondo per ottenere un risultato, ma ci sono dei limiti d’opportunità che non dovrebbero essere superati. Il provvedimento aveva carattere d’urgenza, ma questo lo sapevamo da alcuni giorni, e proprio per questo era stato convocato il Consiglio comunale dopo una fase istruttoria piuttosto sbrigativa.
Al momento della votazione la maggioranza dei Consiglieri comunali erano assenti (non giustificati): evidentemente consideravano non opportuno procedere in questa direzione. Ci pare francamente poco elegante aver convocato nuovamente con urgenza il Consiglio per il giorno successivo, per fare il risultato all’ultimo tuffo: è un po’ come se una squadra di calcio che perde una finale richiedesse di rigiocarla con urgenza il giorno successivo.
Bisognerebbe saper perdere con dignità, qualche volta, non voler vincere a tutti i costi.
Giacomo Del Bino
Portavoce M5S Pistoia