A che punto è la vicenda del Museo Marini? Quali sono, al momento, le prospettive? Il Museo Marino Marini fa parlare ancora di sé, specie per certe decisioni del sostituto Luigi Boccia
È di questi giorni la notizia di un incontro pubblico presso la Fondazione Tronci, organizzata dall’Ass. Amici della Politica, indirizzata a mettere sotto la lente, appunto, vari interrogativi. L’incontro dedicato alla situazione del museo pistoiese, intitolato all’artista scomparso nel 1980, chiuso ormai da anni, privando la città di un importante realtà ben frequentata anche dalle scuole, nonché dai turisti che potevano ammirarne il tesoro, ha voluto sviscerare proprio il tema del futuro di questo museo, in attesa di una sede definitiva (il luogo individuato dall’amministrazione cittadina è il complesso di San Lorenzo).
Tra i punti toccati nell’occasione la vicenda del vincolo delle opere al palazzo del Tau, culminata con la sentenza del Consiglio di Stato che lo ha annullato, per la non pertinenza del vincolo legato alle opere ed all’immobile. Nell’incontro sono state anche esposte alcune idee, come la valorizzazione delle opere di Marini presenti in città, attraverso percorsi semantici con Comune e Pistoia Musei.
Il tema “caldo” legato alla vicenda Musei Marini, ha interessato da sempre anche Marco Leporatti, Comitato “Nessuno tocchi Marino”, che (si legge in un articolo del Tirreno) auspica ad una collaborazione con l’Ente fiorentino a recuperare la sede del Tau, unica soluzione possibile per, a piccoli passi, riappropriarsi della bellezza delle opere del Maestro.
Ai tempi della chiusura, oltre a molti altri che sfilavano davanti alla sede museale con striscioni e megafoni, ricordiamo come si è battuta fortemente Anna Paci, che attraverso le sue pagine social esternava disappunto e le ragioni contrarie alla chiusura del Museo.
La Paci, molto seguita sui social, pertanto voce tonante cittadina, ha sempre asserito che chiudere il Museo sarebbe stato deplorevole e dannoso per la collettività. Ma detti post sul suo profilo, comparsi tra il 14 marzo e il 25 giugno del 2020, le causarono una querela per diffamazione, in quanto ritenuti dalla pubblica accusa “lesivi dell’onore e del decoro” sia della Fondazione Marino Marini che di Carlo Ferdinando Carnacini, nella sua qualità, all’epoca dei fatti, di Presidente e legale rappresentante della Fondazione, che aveva presentato la querela.
La digital manager che nell’ultimo periodo della vita del Museo Marini si era molto impegnata in prima persona nella querelle, tramite un post su Facebook, ai tempi ne dava l’annuncio così: “Oggi apprendo che sono stata querelata da alcuni gentili signori della Fondazione Marini, per aver diffamato addirittura la Fondazione stessa, io che sono stata una sostenitrice, direi valorosa e passionale, di Marino. Pare che sia necessario fare indagini su di me e non su altri, pare che si siano rese necessarie indagini sulla mia famiglia, sui miei account, con tanto di ben 182 pagine che raccolgono persino foto di mia figlia minorenne. A questo siamo giunti”.
A PISTOIA LA LIBERTÀ DI PAROLA È GARANTITA
A CONDIZIONE CHE TU SIA DEL GIRO…
E ancora, si legge in una sua intervista da testata locale: “Mi sono impegnata molto in questa battaglia contro quello che ho ritenuto essere un danno alla città, poi fortunatamente vanificato dalla sentenza del Tar che tuttavia non portato alla riapertura del Museo. Mi sono rapportata con le istituzioni e con la stampa. Ho parlato con Giani, Presidente della Regione Toscana, con Sacchi, assessore alla cultura di Firenze, oltre che con il Comune di Pistoia e l’allora direttrice della Fondazione, Maria Teresa Tosi, e mi sono mossa insieme a tutte le associazioni. Sono stata denunciata per i contenuti di due o tre miei post su Facebook – continuava la signora Paci –. La querela è stata presentata dal presidente Carlo Carnacini, in proprio e per conto della Fondazione e dalla prof.ssa Silvia Evangelisti, membro del consiglio di amministrazione della stessa. Non capisco come possa andare avanti questa vicenda, visto che sono una libera cittadina che si è battuta per una cosa da cui non ho tratto alcun beneficio, se non quello della città. Ritengo di averne avuto totalmente il diritto”.
“Non ho mai parlato male della Fondazione Marino Marini. Ho espresso disappunto per le decisioni assunte dal Cda sulla vicenda. La Fondazione è l’organo preposto a tutelare Marino e le sue opere, e per me è sacra. I tentativi che sono stati fatti negli scorsi mesi per spostare le opere a Firenze sono di dominio pubblico, sono stati dichiarati, a voce e per iscritto, da queste persone. Il diritto di critica, anche con toni accesi è sacrosanto”.
Ma, evidentemente non è così. Al termine delle indagini svolte dai carabinieri, infatti il pubblico ministero Luigi Boccia ha emesso un decreto di citazione a giudizio nei confronti della Paci.
L’accusa di diffamazione “aggravata” si configura dall’aver usato, per la pubblicazione dei post, la piattaforma social network Facebook e aver raggiunto così più persone, poiché la Paci, appunto molto seguita, conta moltissimi followers.
L’avvocato Andrea Niccolai del foro di Pistoia, presentò alla procura una dettagliata memoria di trenta pagine con cui chiedeva l’archiviazione del caso, ma veniva rigettata. La prossima udienza è stata fissata per il 22 giugno.
Quindi, a breve, la Paci andrà a processo per aver difeso un patrimonio culturale della nostra città. Per aver semplicemente espresso la sua opinione, senza terminologia offensiva, ma fortemente decisa alla difesa di un patrimonio cittadino.
Viva la libertà di espressione. Viva la Democrazia. Viva la Giustizia giusta.