PISTOIA. Massimo Alby scrive:
Un’altra volta purtroppo una casa di cura trasformata in casa degli orrori. Tra essere innocente e connivente c’è la sua bella differenza, è imperdonabile in qualsiasi caso o situazione assistere a maltrattamenti di qualsiasi genere e stare zitti e fermi. Tutti i lavoratori che hanno solo assistito, nonostante si dichiarino innocenti, è bene che facciano altro, hanno tradito la missione del loro mestiere. Detto questo volevo aprire un finestra di riflessione.
Le Case famiglia, le Case di cura Rsa, ma anche le strutture per l’infanzia (Pistoia e tutta la sua comunità ne sa qualcosa, purtroppo!) sono servizi delicatissimi. La cura della persona non può essere marginalizzata e gestita con questi parametri attualmente in uso. L’impressione è che nell’ultimo decennio ci sia stato un travaso importante di lavoratori che si sono dovuti ricollocare e che possa succedere che si accetti un lavoro e non un lavoro con una missione; perché questo vuol dire lavorare nel sociale.
Sta alla buona salute degli enti appaltanti chicchesiano capire se affidare o meno questo genere d’incarichi, ma questo non può bastare. Occorre quindi munire di strumenti per le verifiche, occorre che questi servizi siano monitorizzati; occorre quindi un arbitro un super visore abbia possibilità e preparazione per vigilare prima e durante il servizio. Questo non avviene o se avviene non è sufficiente.
In questi servizi spesso ridotti a mere gare al ribasso è completamente assente la possibilità di giudicare in corsa la validità del servizio erogato da parte delle famiglie dell’assistito. Spesso, troppo spesso, il servizio diventa posto di collocazione, un letto, una stanza di parcheggio; la nostra società offre sempre meno inclusione alle persone fragili e agli anziani. Il fine vita è poi purtroppo l’aspetto più inquietante: come è possibile pensare di gestire 50 persone allettate assolutamente inerti?
Ci sono strutture con questi numeri, come è possibile non banalizzare e non cascare in terribili catene di montaggio con materiale umano? Quello che cerco di capire è se abbiamo sottovalutato o meno l’importanza e la centralità dell’uomo nei servizi alla persona.