QUARRATA. [a.b.] Un interessante studio sul campionamento e la caratterizzazione dei fanghi di ricavatura dei corsi d’acqua toscani effettuato dall’Arpat a seguito della richiesta avanzata nel 2011 dalla Regione Toscana riguardante lo sviluppo di progetti per l’individuazione di metodologie operative per la gestione dei fanghi di ricavatura dei corsi d’acqua naturali e artificiali dei Consorzi di Bonifica è stato accolto con favore dai Comitati civici contro le alluvioni e Legambiente di Quarrata che da tempo auspicano il ripristino degli alvei in particolare del fosso Quadrelli e della Senice.
“Da un primo esame sommario di questo studio – spiega Daniele Manetti – è possibile fare qualcosa”. L’obiettivo dello studio è stato quello di garantire la sicurezza idraulica del territorio e la manutenzione ordinaria del reticolo idrografico definendo metodologie operative rispettose della normativa ambientale ed economicamente sostenibili.
“In un clima di collaborazione e partecipazione – continua Manetti – tutta la materia è da studiare con gli Enti responsabili (come già scritto a Marco Bottino martedì 29 Aprile 2014 e da cui si attende risposta) in modo da ripristinare immediatamente durante il periodo estivo 2014 l’alveo del Fosso Quadrelli dal Ponte di Olmi fino alla confluenza con il Torrente Ombrone e del fosso Senice per tutta la sua lunghezza nel territorio di Quarrata (4 chilometri) per fare defluire l’acqua dei fossi minori della nostra piana quarratina, oggi tutti al collasso”. I comitati civici hanno già pronta una ricca documentazione tecnica compresi i video girati con l’utilizzo di droni nonché numerose fotografie. Parte del materiale è stato già visionato in sede regionale e “giudicato interessante e tecnicamente valido”.
Daniele Manetti è tornato su un problema conosciuto: la situazione in cui versa l’alveo del fosso Quadrelli in particolare sotto il ponte a Olmi-Vignole. “Si potrebbe ripristinare la pescaia oppure trovare altre soluzioni. La cosa importante sarebbe di non rimanere inerti e indifferenti. Il problema per noi cittadini è enorme! E tante volte è già stato fatto presente agli Enti pubblici interessati. Speriamo che la fotografia, misure alla mano, sempre in clima di partecipazione e collaborazione, faccia aprire gli occhi a qualcuno. Se esiste una soluzione deve essere messa in pratica, gli Enti interessati si facciano immediatamente avanti e facciano le loro proposte tecniche. Secondo noi sarebbe urgente ripulire e affossare l’alveo o il letto dei nostri torrenti prendendo esempio dai nostri antenati o senza andare indietro tanto negli anni riprendendo le giuste tradizioni dei nostri contadini che sapevano come trattare e far manutenzione ai nostri torrenti. A quei tempi con la terra che coltivavano e seminavano per i raccolti, dovevano mangiarci e tutto l’equilibrio – torrenti, campi, fosse minori – doveva funzionare alla perfezione se volevano sfamarsi e non morire di fame Per questo nel periodo estivo mantenevano pulito l’alveo e affossavano il letto, tutte le volte che questo si riempiva di detriti e terra durante le stagioni invernali e autunnali a causa delle piogge alluvionali”.
“Fino ad una trentina di anni fa – continua – si posizionavano delle chiuse di legno che venivano fatte scorrere in delle guide su tutto il percorso del Fosso Quadrelli. Servivano per fermare e togliere l’acqua su alcuni tratti; acqua che a sua volta veniva dirottata nei campi per l’irrigazione e in questo modo, un pezzo per volta, si provvedeva anche a ripulire e affossare l’alveo ed il letto del torrente. Oggi la situazione è disastrosa, come emerge dalla fotografia, sotto il ponte sulla SR 66, prima dell’ingresso nel paese di Olmi, esisteva una pescaia di oltre un metro e mezzo di profondità, mentre oggi tutto è riempito di detriti e melma, che impediscono all’acqua di defluire. In poche parole la sezione è parecchio diminuita e si è creata una bocca tarata e più di quella tanta acqua non passa e, nel periodo invernale, l’acqua alluvionale oltre a fermarsi, perché si chiudono le portelle Vinciane sull’Ombrone, trova ostacoli nel passare sotto il ponte sulla Regionale SR 66 e poi anche sotto il ponte in via 4 Novembre sempre sul Quadrelli. Si rischia di avere la cassa d’espansione B1 in Querciola, costruita per le acque basse e non avere l’opportunità di mandarci tutta l’acqua che viene da Pistoia a causa di questi ostacoli creati dai vecchi ponti, con nuovi pericoli di tracimazione”.
“Con tutti i mezzi moderni che esistono oggi, non penso che sia un problema ritornare alla situazione di trenta anni fa. È urgente ripristinare il tutto e ricostruire le pescaie” sotto i due ponti, togliendo il materiale in eccesso. Lo stesso discorso vale per tutti i fossi del reticolo minore della nostra piana. Infatti è anche a causa di questi fossi minori che nell’inverno del 2014 siamo finiti due volte sott’acqua nell’arco di 15 giorni e non per una rottura di un argine dei nostri torrenti maggiori (Ombrone e Stella). Tutte le fosse di scolo che entrano nel fosso Quadrelli e negli altri torrenti principali,attraverso le calle, sono ormai quasi tutte per la parte più bassa, ad un livello inferiore rispetto al letto di questi torrenti, dove a causa di detriti, affossamenti e ricavature non eseguiti, l’acqua rimane stagnante e non defluisce. In emergenza, durante l’ultimo periodo di alluvioni, con il territorio al collasso, anche a causa di questo problema sono state adoperate le idrovore, in tutte le nostre frazioni”.
Altro problema segnalato da Daniele Manetti, quello relativo all’inquinamento dell’alveo dei torrenti. In particolare si riferisce alla situazione del fosso Quadrelli.
“Il problema dell’inquinamento dovuto ai prodotti chimici ferma ogni opera di ripulitura e affossamento, ma una soluzione bisognerà trovarla. Si dovrà iniziare ad adoperare meno fitofarmaci nei vivai e in modo corretto (Come previsto dalle nuove leggi del Marzo 2014) e meno prodotti chimici nei siti produttivi e abitativi : di questo ne parleremo nell’osservatorio che si riunirà presso il Comune di Pistoia entro Maggio. Altre soluzioni potrebbero essere di riportare sugli argini l’eccesso di detriti che si trovano in fondo al letto dei torrenti: infatti portare in discarica tutti i detriti in eccesso sarebbe una spesa enorme e questo ad oggi ha fermato tutto. Dei due mali dovrà essere scelto,in emergenza, il minore, visto che l’acqua entra comunque nelle nostre case, oppure speriamo con la collaborazione di tutti di trovare altre soluzioni tecnicamente innovative ed economiche”.