PISTOIA. Torniamo un attimo su un tema cui hanno fatto riferimento l’ex consigliere Fabrizio Geri, recentemente qui su Linee Future, in La striscia di Gaza nell’area Sciatti non s’ha da fare, e Massimiliano Sforzi, capogruppo di Sel in Consiglio Comunale, su La Nazione di domenica 4 maggio.
L’argomento si presenta insidioso, sia perché la questione dei rom e sinti a Pistoia si trascina da decenni come una problematica comune a tutto il Paese e alla quale quasi mai la classe dirigente/politica o presunta tale ha trovato una soluzione socialmente sostenibile, sia perché, oggigiorno, la crisi generale che sta affondando il Paese come non mai nella storia, non permette di investire risorse economiche come in passato. Non a caso entrambi gli interventi citati rimandano in ultima istanza alle politiche di bilancio comunali.
Dalla maggioranza di palazzo di Giano si era infatti parlato in via ufficiale di un nuovo insediamento sostitutivo di quello attuale sul Brusigliano, non conforme agli strumenti urbanistici e che doveva essere già spostato con l’apertura del nuovo ospedale, almeno secondo l’accordo di programma che aprì la breccia al campo di volo.
Sarebbe per l’appunto prevista una spesa maggiore di tre milioni di euro, per un intervento complessivo del trasferimento di una decina di nuclei famigliari in un’area vicina, al confine con l’autostrada, l’area Sciatti, e della bonifica di quella vecchia. Però non sembra proprio che i conti riescano a tornare: motivo che inviterebbe ad una riflessione generale sul superamento dei campi nomadi e alla definizione di efficaci e concrete politiche di integrazione dei rom pistoiesi.
Siamo perfettamente consapevoli dei rischi di banalizzazioni e stereotipi che si annidano dietro a questa, come del resto – almeno in Italia – a tutte le questioni complesse, dove invece il laico ragionamento dovrebbe permettere di selezionare le varie argomentazioni per far progredire quelle migliori.
Spesso poi prevalgono gli estremismi manichei, per cui tutto è o bianco o nero: e che rivelano l’atavica inclinazione alla faziosità degli italiani. Una faccia di questo estremismo è senza dubbio quello di coloro che pontificano e tambureggiano i diritti, l’integrazione e il sostegno incondizionato ai rom: il buonismo, generalmente espressione della cosiddetta sinistra, che tuttavia, con la solita ipocrisia, si guarderebbe bene dal postulare o prevedere insediamenti e collocazioni, anche di singoli nuclei dei diversamente pistoiesi, nelle roccaforti elettorali, magari a Santomato, nel feudo dell’Associazione Aria Pulita, oppure a Ponte alla Tavole, a Bonelle e a Capostrada… Ovviamente l’estremismo opposto, quello di chi nega la dignità umana e la possibilità di poter essere un pistoiese come gli altri va ugualmente stigmatizzato.
Noi di Linee Future vorremmo infatti aprire un dibattito serio, contro nessuno e finalizzato a chiarire le modalità migliori per raggiungere gli obiettivi comuni a tutti i portatori di buon senso. Partiamo quindi da un’immagine e da una pubblicazione. L’immagine è eloquente e si ripete, almeno tutti giorni di mercato, nei pressi di piazza Garibaldi/Via Amati o di fronte alla chiesa di San Benedetto/Monteoliveto.
Non dare il pesce al povero ma insegnagli a pescare vale per tutte le situazioni in cui varie forme di assistenzialismo, come l’ingenua e caritatevole elemosina dei singoli, si sposano con la miseria spinta, e qui a maggior ragione. Inoltre, sminuendo l’inaccettabile e immorale strumentalizzazione di bambini-neonati – piccoli o grandicelli che siano – nell’accattonaggio, si deve concludere che l’unica alternativa per rompere la catena infinita che si perpetua di generazione in generazione consista nella sottrazione della potestà ai genitori e nell’affidamento dei minori a strutture, come peraltro si verifica ogni tanto in altre comprovate circostanze di abbandono morale e materiale di minori (vedi).
In nome dell’uguaglianza è evidente che anche i rom debbano avere precisi doveri, sia verso la comunità esterna che verso quella interna, dove donne e bambini rischiano troppo spesso di subire atteggiamenti e situazioni che, in base ai principi e alle convenzioni del vivere civile, verrebbero a configurarsi come maltrattamento.
Il libro invece, Tra luoghi comuni e realtà. Rom e sinti a Pistoia, stampato nel 2012 e curato dal Centro Antidiscriminazione della Provincia di Pistoia, costituisce una esauriente panoramica, anche storica, della complessa esperienza locale dei campi, con cui personale e uffici specializzati, come i Servizi Sociali del Comune di Pistoia e l’Associazione Syntetis, sono entrati in contatto negli anni.
Al netto della necessità di une serie di modifiche legislative nazionali, volte ad agevolare uno status giuridico ed utili anche per monitorare le presenze delle persone rom, l’inserimento socio-lavorativo e l’abbandono scolastico si pongono come emergenze attuali, seppure lievemente migliorate rispetto al passato. Nel ’90, per rimanere nella cronaca, il campo di Sant’Agostino, l’unico compatibile con gli strumenti urbanistici, era stato chiuso per le conseguenze di alcol, droga e degrado sociale.
Se l’obiettivo che viene riconosciuto come condiviso è quello di puntare sulle nuove generazioni – siamo già, nei tre campi, Brusigliano, Pontelungo e Sant’Agostino, alla terza generazione di rom pistoiesi – il recente fallimento di un progetto legato ad una cooperativa per la raccolta di materiali ferrosi ha certamente diminuito l’ottimismo.
Nel libro si legge che, probabilmente, per ottenere dei cambiamenti, aldilà dei preziosi legami instaurati tra famiglie rom e operatori sociali, dovremo aspettare il passaggio di generazioni e generazioni: un tempo ingiusto e inammissibile, che obbliga, già da ora, a trovare soluzioni, parlare, dibattere e decidere.
2 thoughts on “ROM E SINTI, PROBLEMI DA RISOLVERE”
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