È ovvio che finirà tutto a tarallucci e vino. Ma il Romitino, stavolta, si degnerà di indossare un abito per fare onore al tricolore di cui si rinvolge o si presenterà in maniche di camicia e jeans come la Boldrini in ciabatte dinanzi a papa Francesco?
ANCHE SE PORTA FASCIA, FRAC E GUANTI
CHI CONTA VERAMENTE GLI È IL MAZZANTI
Una volta Sant’Ambrogio vescovo, verso la fine della sua vita, mi raccontò, in confidenza, che quando Sant’Agostino arrivò a Milano per contrapporsi a lui e alla fede cristiana, gli aveva confidato che suo padre, più che credere al dio dell’amore predicato da Cristo, avrebbe volentieri dato tutto se stesso al dio della vendetta del Vecchio Testamento; uno Jaweh che scaglia fulmini e saette sull’umanità disconnessa non solo dalla fede, ma in primo luogo dalla ragione: dall’uso dei neuroni, così scarsi, ormai, dopo un secolo di cazzarole di sinistra.
È ovvio, cari lettori, che vi sto pigliando in giro. Ma un po’ di dio del Vecchio Testamento non farebbe scomodo quando a Pistoia ci ritroviamo una procura e un tribunale come li abbiamo; e i Comuni – in questo caso Quarrata, ma in generale tutti – conciati con dei sindaci da far semplicemente rècere (per chi non capisce: vomitare in Treccani).
Il vescovo Tardelli chiede di venire a Quarrata per conoscere i temi e i problemi del luogo. E i due bamboli, che stanno a capo di quasi 30 mila abitanti cecàti e li pigliano per il culo da mane a sera ogni giorno, tutto il giorno, s’attivano come le telecamere che partono da sole al minimo movimento percepito.
Il Romitino (sindaco a chilometro zero, scelto dal quel furbone del Mazzanti che di fatto è il sindaco vero) decreta il con[s]iglio comunale aperto a tutti per onorare l’arrivo del prelato.
Così siamo sicuri di due cose: 1. che nessuno, in pubblico, dirà cazzate e voleranno solo fiori di zucca fritti con l’acqua, odorosi di politicamente corretto; 2. che l’occasione di questa accoglienza sarà sufficientemente risonante per dare pubblicità a due cogliomberi (come diceva eufemisticamente mia nonna, vedova di guerra) assetati di fasce da mortadella: sindaco e presidente del con[s]iglio comunale, sindaco di fatto okkiodibue Mazzanti. Uno peggio dell’altro: Gurdulù del Cavaliere inesistente di Italo Calvino, in confronto, sarebbe un Aristotele della Logica.
Ritengo opportuno che il vescovo voglia venire a Quarrata, terra dimenticata da dio (Tardelli sa bene che io, in questo, sono molto scettico perché so chi sono i cattolici e i farisei) almeno da quando, come sindaci, sono passati la signora Sergio Gori, l’Okkióne di Burràkia e l’apriporta della banchina di Vignole: tutti ugualmente deleteri sia perché obiettivamente incapaci, che perché volutamente ciechi dinanzi ai problemi seri di Quarrata.
Lo ritengo opportuno, ma ancor più credo che sarebbe misericordioso se Tardelli venisse a Quarrata come medievale “vescovo conte”: con una numerosa e compatta schiera di fanti, cavalieri e alabardieri, accompagnata da una nutrita compagnia di mazzieri con tanto di stocco chiodato per ammorbidire le schiene nullafacenti di sindaci, presidenti del con[s]iglio e con[s]iglio stesso; i quali, a Quarrata, stanno facendo danni dall’inizio degli anni 90, subito dopo la prima giunta di Stefano Marini. Che almeno un po’ d’intelligenza e di ingegno (oltre che una certa dose di onestà intellettuale) ce l’aveva.
Come vedete, quella specie di Ben-Gab (Benito-Gabriele), che sprizza perfino commozione (ma come la scriverà questa parola? Con una Z o con due, data la sua scarsa frequentazione scolastica?); commozione e fibrillazione per la richiesta del vescovo, ha concertato, con il suo kapo-do-Mazz, il con[s]iglio comunale aperto: in accordo col furbacchione, leggo, perché Ben-Gab da sé non fa niente, se non infilarsi la fascia anche quando va al cesso o, al massimo, cavarsi le caccole dal naso.
Il con[s]iglio è aperto: d’altra parte Ben-Gab era l’apriporta della Bcc Vignole: e la cosa torna.
Verrebbe voglia di essere presente anche a me. Così, tanto per arruffare un po’ un’assemblea in cui non emergerà nessuna beata minchia dei veri problemi corruttòrii quarratini.
Ma devo evitare. In primo luogo perché, se dovessi salire le scale della sala del con[s]iglio, dove per decenni ho fatto il giornalista della Nazione e non solo, mi sentirei di doverlo fare non a mani vuote e non con in mano i funicoli (la frusta) con cui Cristo cacciò i mercanti dal tempio. Ma vorrei arrivarci con un gatto non a 9 code, ma a 81. E tutte code piene di punte di acciaio inox.
Poi, come prima cosa, saluterei il pubblico leggendo, a chiara voce, quello che mi ha scritto, ieri sera, un lettore di Linea Libera:
Ti dico solo che mi fanno venire voglia di vomitare tutti. Per primo Okkióne e il suo delfino (del belino, alla ligure che fa rima).
Opportunismo e faccia come il culo alla ennesima potenza… Prima comunisti mangia preti (Okkióne) poi comunisti lecca preti (Okkióne e company) … altro che trinciatrice ci vorrebbe…
Mi limito, pertanto, ad avvisare il vescovo di ciò che, peraltro, sono certo che sa già, ma che anche lui tace:
- Quarrata è un Comune corrotto– con dipendenti corrotti– con amministratori corrotti a partire, proprio, da ex-sindaci (S.S. Gori, Mazzanti) e pseudo sindaci (Ben-Gab)– con assessori come quello all’edilizia e abusi, Simone Niccolai, che costruiva capannoni abusivi nell’orto di casa sua, ma che gli elettori cretini di Quarrata hanno rivotato come fosse l’imene, intatto, bella beata vergine Maria
- Quarrata è un Comune in cui dirigenti e funzionari producono falsi d’autore a danno dei cittadini normali e a vantaggio dei raccomandati
- Quarrata è un Comune che gode della protezione dell’inaffidabile, né terza né imparziale, procura della repubblica di Pistoia (che favorisce i clandestini di don Biancalani a Vicofaro contro i diritti degli italiani)
- Quarrata è un anus mundi come Auschwitz perché gentaglia che vi comanda e suoi ignobili dipendenti, per non toccare certi loro protetti, hanno preferito che agli arresti finissero gente seria come chi scrive, suoi familiari e suoi collaboratori – e tutto questo anche con l’appoggio delle forze dell’ordine disordinato di oggi.
Altro dire non vo’ (per voglio). Certo bisognerebbe che il vescovo scomunicasse gente come quella (anche il segretario generale, Luigi Guerrera, è un mirabile faro di civiltà giuridica anticorruzione). Ma capisco perfettamente che non può farlo. E perché.
Perché dei clown in malafede di questa portata, si sono autoscomunicati da soli da quando, pur conoscendo la verità sia fattuale che legale, per amor del proprio ego disturbatamente squallido, hanno preferito rilasciare permessi e condoni falsi che non possono essere presentati al dio del Nuovo Testamento, ma solo a quello del Vecchio Testamento.
Uno Jaweh che, se davvero esistesse, farebbe, di certa gente, strage come a Sodoma e… Camorra: termine più adatto agli infinocchiatori del popolo quarratino! Amen.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]