PISTOIA. Il giovane Sindaco Bertinelli ha siglato il Patto per Pistoia sicura, congiuntamente col Prefetto. Si tratta di nove punti per così dire sensibili, riguardanti situazioni della nostra città meritevoli di attenzione da parte delle forze dell’ordine. Tale documento inizia con “Sicurezza e contrasto al degrado urbano”, prosegue con ad esempio “Immigrazione e integrazione” e finisce con “Formazione”.
Nove temi da trattare e che non saranno mai abbastanza trattati, perché la sicurezza dei cittadini non è mai troppa, ma comunque è apprezzabile questo nuovo progetto per dare sicurezza alle persone che ne hanno perduta fin troppa.
L’unico dubbio che sorge riguarda il terzo punto, ovvero “Immigrazione e integrazione”, secondo il quale “Saranno segnalate eventuali irregolarità degli stranieri oggetto di procedimenti amministrativi o penali avviati dalla Polizia Municipale in materia di commercio abusivo e contraffazione”, “Verranno individuati programmi volti alla comprensione di bisogni specifici e all’attivazione di collaborazioni, coinvolgendo categorie economiche, sindacati, comitati cittadini, associazioni, rappresentanti di comunità di immigrati, di enti e istituzioni. Saranno promosse ed incentivate le attività per l’individuazione di stranieri irregolari”.
Perplessità che nasce poiché a Sammommè, piccolo paese sulla montagna pistoiese, all’hotel Arcobaleno, sono confinati da ottobre quaranta migranti clandestini (e spero che nessuno se la prenda per il termine “clandestini” poiché indica chi entra illegalmente in un paese straniero), per i quali il Comune non ha creato alcun tipo di progetto per favorirne l’integrazione nella società pistoiese.
Piuttosto ha mollato la patata bollente nelle mani degli abitanti di Sammommè, che pur vivendo pacificamente con questi quaranta ragazzi, ovviamente e giustamente non hanno idea di come renderli partecipi della vita della comunità.
Pur non essendoci stati problemi di convivenza tra gli abitanti del paese e i migranti, l’impossibilità che hanno questi ultimi di integrarsi e di far parte della nostra società può creare dei problemi a livello anche di sicurezza e ordine pubblico.
Se la situazione è uguale a tutte le altre in giro per l’Italia, di questi ragazzi non conosciamo il vero nome poiché non si sono presentati con documenti validi, tantomeno sappiamo il motivo per cui sono venuti fin qui, e la soluzione di confinarli tutti insieme in un piccolo paese di montagna senza dar loro la possibilità di vivere e conoscere Pistoia, è la soluzione peggiore anche in riferimento a questo nuovo Patto per Pistoia sicura.
E il fatto che non conoscano l’italiano dovrebbe spingere il Comune a cercare una soluzione di integrazione diversa dalla attuale, altrimenti se passerà troppo tempo loro diverranno indisponibili ad aprirsi perché ormai chiusi come dei ricci.
Ci aspettiamo dal Comune e dal Sindaco Bertinelli una pronta risposta, dimostrando così che anche un giovane ha le palle quadrate a sufficienza per trattare con risolutezza un tema così delicato. Perdonatemi il francesismo.
[*] – Lettore, ospite