PISTOIA. Torniamo su quell’ipotesi progettuale del parcheggio di San Bartolomeo, un’ipotesi alquanto bizzarra che non poteva non naufragare e finire nell’oblio come appunto è avvenuto.
La stampa cartacea locale (La Nazione e Il Tirreno), limitandosi al compitino di passare i comunicati e le prese di posizione dei soggetti che di volta in volta intervenivano, non ha mai provato a informare sui reali termini della vicenda: noi lo abbiamo fatto abbondantemente con carte alla mano e ora offriamo alcune questioni aperte che serviranno, eventualmente, alla politica e a chiunque sia interessato, non solo a provare a ricostruire una verità storica e tecnica ufficiale, ma anche a spiegare definitivamente i motivi dell’improcedibilità dell’ipotesi San Bartolomeo.
Premettiamo anche che già la procedura portata alla conferenza dei servizi era totalmente sbagliata e, se le cose fossero andate avanti, avrebbe trovato ostacoli e ricorsi contro i proponenti. Non serve infatti essere funzionari o dirigenti pubblici per sapere che il Comune avrebbe dovuto, in primo luogo, trovare un accordo coi proprietari interessati al piano di recupero, cioè Asilo Regina Margherita e parrocchia di San Bartolomeo, e – solo dopo aver trovato l’accordo – definire le modalità di assegnazione del project financing individuando l’impresa realizzatrice.
Invece nel caso in esame si è avuta una commistione di ruoli ambigua dove le normali ed elementari procedure hanno lasciato il posto all’indeterminazione e al pressapochismo: non a caso la Napoletana Parcheggi si è presentata come promittente acquirente anziché risultare da una selezione trasparente, con gara o procedura negoziata, come richiede il project financing.
Non si capisce pertanto cosa aspetti questa amministrazione, che ha effettuato una salutare, improcrastinabile e salvifica sostituzione dei principali incarichi dirigenziali, a dire apertamente che chi c’era prima ha fatto solo una gran confusione. Giusto per essere buoni.
Venedo ai punti accennati, su cui dovrebbero interrogarsi ed esprimersi pubblicamente tanto i tecnici quanto i politici, di maggioranza e di opposizione (magari la commissione urbanistica potrebbe costituire il luogo in cui fare un po’ di chiarezza…), eccoli:
- – il Genio Civile ha messo nero su bianco (Decreto del Segr. Gen. n. 26 del 11/04/13) che la zona di San Bartolomeo rientra in un’area a pericolosità idraulica tale per cui si raccomanda di non costruire opere interrate, in linea col principio di precauzione contenuto nel regolamento urbanistico comunale. Chi si assume la responsabilità di agire in deroga solo perché l’iter era partito prima che il Genio Civile intervenisse? Un buon amministratore cosa dovrebbe affermare, rispettare il principio di precauzione del R.U. o no?
- – i Geologi Toscani hanno scritto chiaramente che gli elaborati preliminari presentati alla conferenza dei servizi non ottemperavano alle normative di settore (rileggere qui). Falso in atto pubblico o normale episodio di buongoverno all’italiana? Sicuri che non ci sia niente da rivedere, anche sconfessando clamorosamente atti precedentemente dati per buoni?
- – il Comune di Pistoia ha accettato una perizia tecnica di parte falsa, firmata “in fede” dall’architetto Gianluca Iori (vedi), che ha sconfessato letteralmente se stesso e quanto da lui pubblicato in un libro sulle gore pistoiesi. Possibile che una simile circostanza non venga denunciata e opportunamente sanata dalle istituzioni? Inoltre il Demanio pubblico dello Stato potrebbe esaminare gli atti e pronunciarsi definitivamente: quasi un anno fa gliene abbiamo fatta espressamente richiesta. Gliela rinnovi la commissione urbanistica e pretenda chiarezza.
- – l’area retrostante San Bartolomeo è attraversata da canalizzazioni fognarie da mettere a norma: Pistoia è per l’appunto in mora e paga (o inizierà a pagare) salatissime multe per questo deficit infrastrutturale. Publiacqua non venne chiamata alle conferenze dei servizi in cui si mise nero su bianco che in zona non c’erano tubazioni o fossi che interferissero col parcheggio (vedi qui). Perché invece di pianificare prioritariamente l’adeguamento fognario, unica cosa da prevedere in quei paraggi, si pensò di nascondere la realtà spingendo per un’opera assolutamente incompatibile nel contesto? Ancora oggi Publiacqua e Comune non hanno fornito la mappatura fognaria: si può avere la documentazione senza passare dal difensore civico o da altre parti?
Ci fermiamo qui per il momento: solo per limiti di spazio e sperando che intanto dalla commissione urbanistica ci facciano sapere qualcosa. Si tratta di argomenti su cui la città deve sapere e inoltre tutti i consiglieri, indistintamente, dovrebbero tutelare con orgoglio la collettività pistoiese dalla mala amministrazione.