PISTOIA. Si chiama Massimiliano Mari, classe 1990, di Montelpuciano: è un laureando dell’Università di Firenze che a settembre discuterà la tesi di laurea in architettura del paesaggio sulla progettazione di un nuovo giardino nell’area retrostante la chiesa di San Bartolomeo, per secoli orto produttivo lavorato dai monaci.
L’area rientra in una decina di spazi verdi dalle potenzialità inespresse che il laboratorio di architettura del paesaggio di Uniser ha individuato come oggetto di valorizzazione: si tratta del Landscape Design, una preziosa piattaforma di studi teorici sulla città, osservata da una prospettiva non localistica.
Relatore della tesi è il prof. Gabriele Paolinelli (indicato dall’ex sindaco Bertinelli come assessore all’urbanistica in caso di riconferma) e correlatore Marco Cei, agronomo e paesaggista che, insieme a Paolo Bellandi, ha ideato il progetto della Fondazione Cassa di Risparmio “Pistoia Millefiori”.
Si tratta di un programma con più finalità, dalla rigenerazione dei luoghi al sostegno delle persone in stato di disagio fisico ed economico per le quali è previsto il percorso di formazione sulla gestione del verde urbano.
Il nome del progetto deriva dal celebre manufatto tardogotico detto “Millefiori”, una vera e propria summa di botanica , l’arazzo trai più grandi del mondo, conservato nei locali del Capitolo della cattedrale di San Zeno e di cui la città ha iniziato a prendere consapevolezza a partire dal maestoso restauro degli inizi del 2000.
In pratica il programma, finanziato dalla Fondazione, prevede la convenzione i proprietari degli spazi verdi sottoutilizzati (si tratta sempre di enti) e la condivisione di un iter apposito.
Sono in procinto di partire a breve le esperienze di integrazione sociale e cura del verde nel giardino dei Cappuccini (San Francesco di Paola) e in quello della Casa dell’Anziano.
In sostanza la tesi di Mari costituisce una base di partenza per parlare concretamente di riqualificazione dell’ex orto di San Bartolomeo e coinvolgere i soggetti interessati, a partire dalla parrocchia proprietaria all’Asilo Regina Margherita, che è proprietario della fascia perimetrale su via Baroni.
Ma anche la stessa Fondazione e l’associazione dei Vivaisti, visto il ruolo che potrebbe avere un giardino così grande e centrale anche come biglietto da visita della “città del verde”: l’area si trova a nemmeno a 300 metri dal campanile del Duomo. Senza considerare l’impatto positivo sul turismo e sulla qualità della vita dello stesso quartiere.
Nell’abstract del suo lavoro, Massimiliano Mari parte dall’idea di far tornare l’antico orto monastico di San Bartolomeo in Pantano vitale e vissuto, nevralgico per il quartiere quanto per la città: è fondamentale renderlo interconnesso e definirne i tratti caratteristici, dalle scelte arboree a tutte le altre che concorrono a dare l’identità del paesaggio.
In definitiva, mentre qualche macchietta della “politica” locale torna alla carica con l’archiviata ipotesi del parcheggio sotterraneo in quella stessa area, una zona quasi sconosciuta e abbandonata di Pistoia viene invece indagata a costo zero per la città da un giovane laureando che indica chiaramente la sfida per pistoiesi: far esprimere al luogo tutto il suo altissimo valore intrinseco, storico e potenziale.
[Lorenzo Cristofani]
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