PISTOIA. Per dovere di cronaca dobbiamo ritornare sull’ultimo ricorso al Tar (Napoletana Parcheggi. Ricorso ottemperanza) presentato dalla Napoletana Parcheggi S.p.A. per offrire all’opinione pubblica due notizie inaspettate.
Preliminarmente è opportuno però ribadire che questi ricorsi al Tar vanno (e sono andati) avanti nonostante che Linee Future avesse denunciato (anche via Pec al direttore dell’Agenzia del Demanio, dott. Stefano Lombardi, vedi qui) la palese contraddittorietà della perizia tecnica di parte su cui si basano gli stessi ricorsi e l’intera procedura.
In altre parole la suddetta perizia, che postulava la non demanialità della gora (presupposto per procedere con le ipotesi progettuali) presente nel sito, era stata firmata dall’architetto Iori (Relazione Iori), che aveva precedentemente pubblicato, con un finanziamento della Provincia di Pistoia (soldi pubblici), un libro in cui aveva messo (nero su bianco) su carta e su tavola la demanialità della medesima gora.
Lo scorso anno la Provincia di Pistoia, nella persona del dirigente dott. Delfo Valori, era stata messa al corrente, da chi scrive, della circostanza e, candidamente col sorriso sulle labbra, non aveva avuto niente da eccepire. Dell’avvenuto colloquio non è difficile produrre prove.
Per eccesso di specificazione sottolineiamo ciò che Linee Future sostiene da tempo circa la demanialità o meno della gora: sarebbe accettabile, accettato e benvenuto, come elemento di inequivocabile chiarezza, una legge o una circolare di qualsiasi ente o consesso che stabilisse, dalla sera alla mattina, la corretta attribuzione del canale idraulico, eventualmente anche eliminando ex lege la demanialità.
Non è però accettabile che si usi come tesi della non demanialità una perizia firmata da un soggetto che, con soldi pubblici, aveva prodotto uno studio attestante l’esatto contrario. E su questo non è necessario essere un geologo, un ingegnere o un architetto per poter eccepire: si parla di bianco o di nero e, come dice lo stesso Aristotele, tertium non datur, cioè “una cosa non può essere se stessa e il suo esatto contrario” – pur se oggi, in Italia, siamo abituati a vederne di tutti i colori…
Tra l’altro la perizia, giocando sulle parole, come si nota da un’analisi filologica, a pag. 6, induce il lettore a concludere che sia privata solo perché ad un certo punto del testo negli antichi regolamenti d’uso compare la parola privati (participio di privare), intesi come esclusi: se questa non è una falsità, allora la falsità com’è mai? Che Agenzia del Demanio e gli altri enti, compreso il Tar, hanno evidentemente finto di accettare, senza rispondere alle osservazioni di merito poste da noi e sollevate da più parti, non ultima quella dell’Arch. Stefano Tesi, che ha fornito del materiale recuperato al catasto storico attraverso il servizio Castore della Regione Toscana.
Questi ricorsi, dicevamo, vanno e sono andati avanti con l’aggravante, ribadita implicitamente anche dall’avv. Righi nel ricorso ultimo quando parla di “completezza dell’istruttoria” e della “compatibilità del piano con gli strumenti urbanistici sovraordinati”, che lo stesso tribunale amministrativo toscano, il Comune di Pistoia e tutti gli altri enti coinvolti hanno accettato come valide conferenze dei servizi di dubbio e discutibile valore. Ad una di queste conferenze, come denunciato pubblicamente anche dall’ordine dei geologi toscani (Lettera Geologi), venne “falsificato” un documento, sostituendolo per uno che non era!
Senza contare che queste tre conferenze dei servizi hanno escluso Publiacqua nonostante l’area sia interessata da una fogna da sanare (rivedere qui). Non solo: si sono svolte nel 2011, mentre il Genio Civile ha emesso il proprio parere solo il 2/10/2013 e quindi hanno dato per buoni elementi conoscitivi e progettuali che solo successivamente potevano essere dimostrati. Ma questo è una prassi ormai comune e accettata in quest’Italia dei miracoli.
Il primo colpo di scena lo troviamo a pagina 27, leggendo: “Ma l’amministrazione (oggi) sembra soprattutto ignorare che l’intervento di cui si discute attiene alla libera iniziativa economica di un soggetto privato che intende realizzare un intervento edificatorio su un’area di sua proprietà…”.
La Napoletana Parcheggi era sempre comparsa in qualità di promittente acquirente, dal momento che l’area di San Bartolomeo era di proprietà dell’omonima parrocchia. Infatti il legale rappresentante della parrocchia era colui che aveva presentato le ipotesi progettuali agli uffici comunali e non solo a partire dal 2009 fino al 2013, compresa la famosa perizia fornita all’Agenzia del Demanio circa la demanialità della gora.
A questo punto ci chiediamo, ma lo chiediamo pubblicamente anche all’avv. Roberto Righi e al dott. Massimo Vernetti: quando, di preciso, l’area retrostante San Bartolomeo è stata acquistata dalla Napoletana, se fino al 2014, sentenze del Tar (1467/2014) alla mano, essa risultava ancora di proprietà della parrocchia?
Scriviamo anche ai giudici del Tar Toscana, e per conoscenza all’Ordine degli Avvocati di Pistoia e di Firenze, per sapere se ritengano legittimo un ricorso, presentato al medesimo Tar, in cui la parte ricorrente vanta e dichiara la proprietà di un bene su cui non sembra essere accertato che abbia diritti.
In altre parole: se l’area verde interessata dall’ipotesi di parcheggio fosse, come par di capire, di proprietà della parrocchia, perché la parrocchia non presenta il ricorso tramite un proprio legale? Perché la Napoletana afferma di essere proprietaria di un’area di cui era, durante gli altri ricorsi e durante tutto l’iter, solamente promittente acquirente?
Il Tar e l’ordine degli avvocati hanno qualcosa da eccepire, anche formalmente, oppure va tutto bene così? E le leggi sono da interpretare o da applicare?
La seconda notizia meritoria di attenzione la ricaviamo a pagina 36 del ricorso: «Per quanto riguarda poi l’asserita assenza di garanzia fidejussoria, basti osservare che il Comune non l’ha mai richiesta e ben avrebbe potuto, avvalendosi dello strumento generale del c.d. “soccorso istruttorio” previsto dall’art. 6 della l. 241/1990, invece di addivenire ad un illegittimo diniego per la mancanza di una garanzia mai pretesa sino ad ora». E ancora: «Del resto […] se il Comune avesse voluto anche delle “garanzie” finanziarie avrebbe potuto e dovuto richiederle».
Ecco dunque, in primis, un ritratto autentico della politica italiana, simboleggiata qui dalla precedente amministrazione comunale (l’opposizione che faceva?), quella, a ben vedere, rivelatasi assolutamente improvvisata al governo di una città.
La stessa che, parafrasando Giampaolo Pagliai, sarà ricordata nella storia di Pistoia per non essersi accorta che gli appalti pubblici del Comune erano quasi sempre truccati e inoltre per la realizzazione vergognosa e fuori norma della Porta cosiddetta Nuova. In secondo luogo c’è anche un’immagine dell’incompetenza e cialtroneria che alligna, a macchia di leopardo, nella pubblica amministrazione italiana.
Comprendiamo perfettamente quanta pazienza debba avere l’attuale Sindaco Bertinelli nel districarsi tra le mille difficoltà ereditate e create da un modo di lavorare della pubblica amministrazione locale spesso assai superficiale e tutt’altro che professionale.
Dato che Lorenzo Cristofani oramai ha scelto come una principale ragione di vita quella di occuparsi delle gore e al contempo è molto preoccupato dello stato psicologico del sindaco Bertinelli, consiglierei di spostare la sua attenzione in un settore della città dove le gore ci sono per davvero: l’ex area del Ceppo. In questa area molti manufatti posti sopra il tracciato delle gore sono e saranno di proprietà del Demanio. In che misura queste presenze nel sottosuolo ostacoleranno la redazione del piano di recupero e la sua applicazione?
Come tema di ricerca non mi pare male e dovrebbe impegnarlo per un pò.
Arch Alessandro Suppressa
Come al solito l’arch. Suppressa dimostra di non conoscere ciò di cui parla in questi commenti scritti a casaccio giusto per creare un po’ di polverone: nella seconda immagine qui riprodotta (di cui è autore l’arch. Iori) è chiaramente evidenziato in giallo il tratto ipogeo della gora di Scornio.
Come si vede dalla rappresentazione, senza sapere né leggere né scrivere, il manufatto idraulico passa da Via del Frantoio (a sinistra), la strada senza sfondo a cui si accede da Via delle Pappe e dove si trova una nota pizzeria; da lì – ed il tutto continua ad essere evidenziato in giallo – la canalizzazione sotterranea corre sotto l’antico ospedale del Ceppo e prosegue parallelo alla Via del Ceppo (a circa 7-8 metri dalla via), prima di attraversare piazza San Lorenzo e svoltare per giungere sul retro di San Bartolomeo, finendo nel bottaccio (quadratino giallo ben visible).
In ogni caso chi volesse approfondire in maniera inequivocabile la cartografia delle gore può iniziare dalle immagini di questo link (il buon vecchio Quarrata/news) http://quarratanews.blogspot.it/2013/09/la-gora-di-san-bartolomeo-fra-verita-e.html, che ritraggono la pianta delle gore allegata alla relazione dell’ingegnere idraulico F. Guasti.
Il materiale riprodotto è consultabile anche in Forteguerriana ed è pertanto superfluo ribadire che non ci sono manufatti idraulici, demaniali o meno, all’interno dell’area oggetto del piano di recupero “ex Ceppo”.
Gli articoli che compaiono su Linee Future sono sempre suffragati da precisa documentazione e richiederebbero, da parte dei lettori, la stessa serietà con cui vengono offerti all’attenzione degli interessati.