san marcello. LAMPADE SPENTE E POLEMICHE ACCESE. 1

Le lampade votive di un cimitero
Lampade votive

SAN MARCELLO. La storia è vecchia di 4 anni. Siamo nel 2012 nel Comune di San Marcello all’inizio dell’era Cormio.

La parola d’ordine è: risparmiare, verbo che nella pubblica amministrazione si declina in uno strano ed unico modo e si traduce e si sostanzia nel taglio dei servizi ai cittadini.

Tagliare, sempre è comunque è il mandato popolare dei nuovi amministratori pubblici.

Detta così, la cosa non suona per niente bene e soprattutto si capisce il senso. Molto meglio ricorrere ai termini della neolingua e usare: mission, Spending Rewiew, Voluntary Disclosure, Fiscal Compact, Jobs Act, e simili, fanno ganzo, nuovo e danno un tocco internazionale, ma soprattutto non fanno capire di cosa si tratta.

E così la mannaia, sempre preceduta dal terribile grido di “ce lo chiede l’Europa!” cala ovunque: via quindi ospedali, uffici postali, e giù a scendere fino ad arrivare a spegnere perfino i lumini dei cimiteri.

Ma andiamo con ordine e ricostruiamo i passi della vicenda.

È il 4 giugno 2012, la neo giunta del Sindaco Silvia Maria Cormio, poco dopo essersi insediata, si riunisce e delibera l’adesione al progetto gratuito denominato “votivA+”, consistente nella fornitura di lampade a led per l’illuminazione elettrica votiva e di interruttori orari elettromeccanici in grado di dimezzare il numero di ore annue di accensione (vedi Proposta di risparmio energetico denominato Votiva+).

Si dirà: bello è tutto gratis ed è pure green. Ma gratuito per chi? La gratuità è solo per l’amministrazione, non spende e fa, così pensa, bella figura davanti al suo elettorato.

Silvia Maria Cormio Sindaco di San Marcello Pistoiese
Silvia Maria Cormio Sindaco di San Marcello Pistoiese

Non è però gratuita nei confronti dei cittadini, che continuano a pagare il solito bollettino da 12 euro e in aggiunta si trovano a finanziare indirettamente con le proprie tasse il progetto “votivA+” gestito con un programma di incentivazione statale dei Titoli di Efficienza Energetica, istituiti con il Dm 20 luglio del 2004 del Ministero delle Attività Produttive, da una società privata la Gesco Srl di Colle Val D’Elsa.

Su tutto il territorio nazionale e su libera adesione dei Comuni, si sono sostituite le obsolete lampadine con più moderni ed efficienti led a basso consumo. Nelle avvertenze della società fornitrice ci doveva essere però, scritto in caratteri minuscoli, che per risparmiare le luci vanno tenute spente. Tanto valeva tenersi le vecchie.

Così gira il mondo e così è l’economia circolare: paghi il servizio; paghi le tasse per migliorarlo: e al cittadino arrivano i tagli.

Ad inizio settembre, sempre del 2012, si prende la bella sottobraccio per vedere di nascosto l’effetto che fa e immancabilmente, come nella canzone di Jannacci, piove. Piovono critiche e polemiche di ogni genere.

Si parte con lo spegnere le luci di pomeriggio, ma il centralino del Comune viene subissato di segnalazioni di guasti e di proteste.

Si passa poi a sperimentare la fascia notturna tra le 23 e le 8 di mattina, ma la cosa piace ancor meno.

Le luci se non si accendono di notte per rischiarare il buio, quando vanno tenute accese?

Molte delle nostre azioni quotidiane vanno accompagnate da gesti concreti per dare manifestazione materiale ai bisogni spirituali e al buio della notte e della morte la risposta è la fiammella inestinguibile dello spirito della vita.

Dopo un mese, in cui l’unica cosa sperimentata dal Comune sono state le lamentele, ed essere assurto agli onori della cronaca nazionale (vedi il Sole 24 Ore qui), l’amministrazione tenta di tirarsene fuori imputando ad altri l’obbligatorietà: “Non siamo noi che vogliamo tenere spenti i lumini bensì il ministero”. Ma allora perché solo nel Comune di San Marcello e non negli altri della Montagna dove tutto è tranquillo e non si hanno notizie di sommosse a riguardo?

Il mistero del ministero si infittisce, si parla di decreto ma non si forniscono i riferimenti legislativi. Si rimane nel vago precludendo l’accesso alla conoscenza, perché se non si conosce non risulterà neanche possibile protestare.

Costa meno ma per chi?
Costa meno ma per chi?

Il Comune per partito preso ha però ormai deciso e non ha minimamente intenzione di rivedere quanto disposto, che poggia su basi solide e giuridicamente inattaccabili: un decreto non meglio specificato e soprattutto un regolamento che all’epoca ancora non c’era.

Urge quindi una sanatoria. La macchina amministrativa si mette in moto e il 9 di novembre viene depositato presso l’ufficio tecnico e l’ufficio a supporto degli organi politici e pubblicato nell’albo pretorio on-line, per la consultazione ed eventuali osservazioni, la proposta di Regolamento per l’erogazione del servizio di illuminazione lampade votive nei cimiteri comunali (vedi Avviso deposito regolamento lampade votive).

Il 14 dicembre viene riunito il Consiglio (vedi Delibera di Consiglio San Marcello 14 dic. 2012) per l’approvazione definitiva del regolamento, dove al comma 6 dell’articolo, Modalità di fornitura del servizio, si stabilisce: “L’orario di accensione e spegnimento delle lampade votive sarà stabilito dal Comune di San Marcello Pistoiese, il quale potrà in ogni momento, modificarli a proprio insindacabile giudizio, per motivi di pubblico interesse, economicità, contenimento dei consumi energetici, senza che le modifiche determinino rimborsi di alcun tipo agli utenti”.

Considerando che l’oggetto del servizio si sostanzia nel tenere accese le lampade votive con il comma 6 si sancisce che il Comune potrà fare e disporre come gli pare, mentre all’utente rimarrà l’obbligo di pagare e tacere.

Particolarmente feriti dal provvedimento e dall’insensibilità mostrata dal Comune nei confronti delle loro rimostranze, si sono sentiti i coniugi Corrieri, genitori di Rudy, figlio prematuramente scomparso a seguito di un incidente stradale occorso nel 1996.

Per chi perde quanto di più caro al mondo ha, anche una piccola luce può dare grande speranza e i coniugi Corrieri non si rassegnano a vedere quel lumino spento.

Della vicenda se ne è interessato l’architetto Roberto Prioreschi di Campo Tizzoro che a fianco della famiglia ha cercato di capire come stanno realmente le cose per spingere l’amministrazione a trovare una soluzione.

Basterebbe poco e un po’ di buona volontà ma da oltre tre anni tarda ad arrivare.

Documenti e atti ancora in attesa di risposta nella prossima puntata.

[Marco Ferrari]

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