san marcello. PRONTO IL PROGETTO DI FATTIBILITÀ DEL MONUMENTO DEDICATO A MARTANO MARCACCI E AI CADUTI A KINDU

Giovedì sono state tumulate le ceneri di Giuseppe Arcangeli, da sempre fautore del progetto

Beppe Arcangeli

SAN MARCELLO. [a.b.] Le ceneri di Giuseppe Arcangeli, perito chimico presso l’Enea, pilota, scomparso a metà settembre a 77 anni a Anguillara in provincia di Roma dove risiedeva (insieme a quelle della amata moglie Elisabetta) hanno fatto ritorno nel paese di origine e da giovedì riposeranno l’una accanto all’altra nel cimitero comunale. 

Ad accompagnarle con il parroco don Cipriano assieme ai figli ha partecipato un gruppo di amici tra cui il generale Urbano Floreani, comandante della Scuola di Guerra aerea delle Cascine di Firenze, il giornalista Mauro Banchini e molti altri.

Nel corso del semplice rito è stato ricordato il progetto che Arcangeli avrebbe voluto da tempo realizzare proprio a San Marcello Pistoiese ovvero quello di un monumento dedicato a Martano Marcacci e ai caduti, a Kindu, in una missione di pace.

A questo proposito oggi con un suo ricordo personale è intervenuto il sindaco Luca Marmo che scrive:

“Solo poche ore fa ho saputo della scomparsa di Giuseppe Arcangeli, Beppe per gli amici. Venne a trovarmi un paio di anni fa ormai. Aveva in testa un sogno: quello di celebrare la memoria dei tredici uomini, membri di una missione di pace in Congo, che, nel novembre del 1961, furono trucidati e fatti scomparire dalle tribù locali.

Fra di loro c’era Martano Marcacci, sergente elettromeccanico di San Marcello.

eccidio di Kindu

Del velivolo che li trasportava Beppe, tramite i propri contatti con il mondo dell’aeronautica, ci ha fatto avere una pala dell’elica. Quello l’oggetto di origine, il nucleo, lo spunto attorno al quale costruire la memoria. Abbiamo uno studio di fattibilità, abbiamo il luogo. C’è da fare il resto. Il più.

Beppe aveva fatto il chimico per l’Enea, aveva girato il mondo, era un uomo appassionato e di grande esperienza. Aveva una passione nel cuore: il volo. Quella passione gli veniva dai propri natali; era figlio di Dino Arcangeli, anche lui aviatore, che partecipò alla trasvolata atlantica sotto il comando di Italo Balbo.

L’ultima volta che l’ho visto, qualche mese fa, mi aveva invitato a Roma per farmi volare. Quel volo non c’è mai stato purtroppo ma Beppe, istintivamente, aveva mosso qualcosa in me. Forse, probabilmente, perché era la personificazione di quella voglia di staccarsi da terra che da sempre è la cifra distintiva della nostra comunità.

La famiglia Cini, la carta, i contatti con i Montgolfier, anch’essi cartari, i primi aerostati, il pallone di Santa Celestina, generazioni di aviatori e transvolatori, la vista dall’alto, lo sguardo lungo, la tenacia che ancora oggi ci sprona a guardare oltre l’orizzonte nonostante le difficoltà. Tutto accompagna e spinge verso l’alto.

Un saluto Beppe. Noi andiamo avanti, nell’idea della memoria che era il tuo sogno, nella fatica eterna di salire per guardare oltre”.

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