SAN MINIATO. Di ritorno da Roma, monsignor Andrea Migliavacca ha ripercorso i giorni vissuti a Roma con i8 vescovi italiani in occasione dell’assemblea generale della Cei.
– Eccellenza, questa è stata la sua prima volta alla conferenza episcopale italiana. Le sue impressioni?
La partecipazione all’assemblea generale della Cei, per me per la prima volta, mi ha fatto percepire e vivere il segno della collegialità episcopale, l’occasione per vedere e sentire che il ministero del vescovo, vissuto individualmente nella propria diocesi, appartiene ad una collegialità che è quella dei vescovi nel loro insieme, in comunione con il papa.
È stato poi interessante il tema trattato: la riforma del clero. Infatti è stata occasione per un proficuo dialogo tra i vescovi e stimolo a rinnovare l’attenzione del vescovo verso ciascun sacerdote della propria diocesi.
Infine particolarmente emozionante è stato l’incontro con il Santo Padre: le sue parole sono risuonate come stimolo e attestato di stima per i sacerdoti e la Chiesa che è in Italia. Molto arricchente il dialogo poi proseguito con Francesco, attraverso le domande dei vescovi”.
Il santo padre nella sua prolusione ha scelto di parlare dei sacerdoti.
– Quali sono stati a suo avviso i consigli che ha riservato ai vescovi?
Il papa ci ha invitato ad avere presente, davanti ai nostri occhi, un volto concreto di sacerdote e poi egli ha cercato di tratteggiarne la fisionomia. Mi pare che Francesco ci abbia invitato a guardare nella concretezza i nostri preti, apprezzando la loro vita, il loro ministero, i loro sforzi; egli ci ha invitato a portare il nostro contributo attraverso una presenza paterna, attenta a ciascuno e capace di dare anche stimoli e orientamenti concreti.
– A suo avviso cambia la figura del sacerdote alla luce del tratteggio di Bergoglio?
Le parole del papa mi pare che dipingano una figura di prete attinente a quella delineata dal Concilio Vaticano II, in particolare con Presbyterorum ordinis e poi con l’esortazione apostolica di san Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis. Più che una figura inedita di prete mi pare che il papa ci abbia invitato a ritrovare nei nostri sacerdoti i tratti da lui delineati, cercando di promuoverli laddove non dovessero essere vissuti. Non si tratta, mi pare, di una nuova figura di prete, ma di una riscoperta evangelica del ministero presbiterale.
Il lavoro dell’assemblea poi, riprendendo il tema, ha stimolato ad interrogarsi sull’esercizio concreto del ministero del prete nel contesto attuale, ripensando e promuovendo le modalità ecclesiali di comunione, come le varie esperienze di unità pastorale, nelle quali reinterpretare il posto e il servizio del prete.
– Il presidente Bagnasco invece ha parlato dell’attualità, in particolare riguardo al tema delle unioni civili. Un tema molto controverso che divide e anima il dibattito ecclesiale…
Il cardinale Bagnasco ha toccato varie tematiche nella sua prolusione. Riguardo alla comunità civile in Italia egli ha toccato vari temi, soprattutto il problema della carenza di lavoro e quindi della “fuga” dei giovani dal nostro Paese. Sono stimoli molto opportuni per riflettere anche come Chiesa che è in Italia. Circa le unioni civili il cardinale ha opportunamente richiamata il Magistero della Chiesa.
– Che voto dà a questa sua esperienza?
Più che dare un voto riterrei di impegnarmi per trovare vie e occasioni per condividere alcuni degli stimoli raccolti all’assemblea dei vescovi con i sacerdoti soprattutto e poi con le nostre comunità cristiane. Quindi, in sintesi, un giudizio positivo.
[cantarella – diocesi san miniato]