sanità. ANCHE L’UNCEM SI FA LA SUA

logo_uncemFIRENZE. L’Uncem Toscana di Giurlani fino a poco più di un anno fa era una delle protagoniste indiscusse della Sanità del rosso-Rossi e dell’allora assessore Luigi Marroni, promosso ora a Roma a gestire il colosso del Consip.

Fungeva da vero e proprio organo/cinghia di trasmissione tra il volere della Regione e i territori montani, insulari o comunque disagiati, proprio quei territori che rappresentano la ragion d’essere della stessa Unione Nazionale Comuni Enti Montani.

Per quasi un anno, tra il 2013 e il 2014, l’allora Sindaco di Fabbriche di Valico, ora trasferitosi nella sua Pescia, girava, “patti territoriali” alla mano, l’intera Toscana, a convincere gli amministratori locali a firmare la volontaria dismissione dei vari presidi ospedalieri.

Poi arrivava la “premiata fonderia Marroni” e, con una solenne cerimonia alla presenza delle autorità locali, incide, per i posteri, tutto nel bronzo (così giurò in Montagna…).

I Sindaci del democratico partito, non si dovevano comunque preoccupare e dovevano “stare sereni”: infatti la potatura dei presidi ospedalieri era sempre accompagnata dai mirabolanti servizi alternativi, guarda caso organizzati dall’Uncem stessa: Ecco fatto!, Le Botteghe della salute. Potrebbero sembrare uno slogan-battuta, ma sono invece due servizi, o così vogliono far credere, ottenibili alla modica cifra di sole mille non più lire ma euro annui.

Più i servizi venivano tagliati, più le adesioni fioccavano e tutti i comuni si vollero dotare dei servizi innovativi del terzo non mondo ma millennio. Fu un vero affare!

Oreste Giurlani Presidente Uncem-Ma i tempi d’oro della semplice delibera di giunta 1235/2012 e dei patti territoriali con cui Enrico II ha iniziato la demolizione della sanità pubblica, sono ormai alle spalle.

All’inizio del secondo tempo, la Saccardi subentra a Marroni e, conclusa l’opera territoriale in cui gli “scarponi a terra” erano necessari, l’Uncem di Giurlani veniva messa a bordo campo.

Gli schemi di gioco nel frattempo cambiano rapidamente: la Saccardi si mette a imitare Maradona, nasconde il pallone e il 28 lo fa diventare un bel 6, sperando che gli avversari non se ne accorgano.

Si passa così dalla legge 28/2015 del 16 marzo (concernente Disposizioni urgenti per il riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale) alla rinumerata, anche se in bozza, n. 6/2015 del 16 novembre per il riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo del sistema sanitario regionale.

E Giurlani? Giurlani sempre a bordo campo si sbraccia, chiede insistentemente la palla, ma i suoi compagni, niente: non gliela passano. E allora il buon Oreste si fa una sua proposta di legge sanitaria per la salvaguardia dei presidi ospedalieri nei territori montani, rurali e insulari, avendo uno specifico riguardo perfino per i prontosoccorsi.

Ci sembra a noi o il Giurlani è andato fuori gioco? Oppure la trovata della legge, che tenta di salvare patti territoriali e ospedali che non ci sono più, è un tentativo per rientrare in partita?

Proposta di Legge Uncem pag.1
Proposta di Legge Uncem pag.1

PROPOSTA DI LEGGE

SALVAGUARDIA DEI PRESIDI OSPEDALIERI

NEI TERRITORI MONTANI, RURALI E INSULARI

PREAMBOLO

  • Visto l’articolo 117, comma terzo, della Costituzione; Visto l’articolo 32 della Costituzione;
  • Visto l’articolo 4, comma 1, lettera c), dello Statuto;
  • Visto il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421);
  • Visto il decreto legislativo 21 dicembre 1999, n. 517 (Disciplina dei rapporti tra Servizio sanitario nazionale ed università, a norma dell’articolo 6 della L. 30 novembre 1998, n. 419);
  • Vista la legge regionale 24 febbraio 2005, n. 40 (Disciplina del servizio sanitario regionale);
  • Vista la legge regionale 24 febbraio 2005, n. 41 (Sistema integrato di interventi e servizi per la tutela dei diritti di cittadinanza sociale);
  • Vista la legge regionale 16 marzo 2015, n. 28 (Disposizioni urgenti per il riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale).

Considerato che:

  • 1. È necessario promuovere il miglioramento della qualità dei servizi e nel contempo assicurare la sostenibilità e il carattere pubblico e universale del sistema sanitario, anche nelle aree più svantaggiate del nostro territorio;
  • 2. L’integrazione completa tra aziende unità sanitarie locali e aziende ospedaliero-universitarie in un’unica azienda a livello di area vasta deve comunque essere garanzia di servizio per i centri ed i territori delle aree montane, rurali e insulari;
  • 3. I Patti territoriali sono finalizzati a garantire lo sviluppo dei cosiddetti “ospedali piccoli”, proprio perché in queste zone vi sono anche ospedali che fungono da riferimento a livello regionale o extra-regionale, che con pari dignità, andranno a costituire parti essenziali, strutturalmente e professionalmente integrate nella più vasta rete regionale degli ospedali toscani, nel rispetto dei bisogni e della sicurezza dei cittadini;
  • 4. In particolare, è necessario garantire livelli essenziali ed uniformi di prestazioni socio-sanitarie ai cittadini residenti nelle aree montane, rurali e insulari con specifico riguardo agli standards di sicurezza e funzionalità e alla adeguata presenza sul territorio di servizi relativi al pronto soccorso, alla diagnostica e alle branche specialistiche, nonché ridurre l’indice di mobilità passiva e quello di ricorso alla ospedalizzazione, a favore dell’assistenza domiciliare.
p2
Proposta di legge Uncem pag.2

UNCEM TOSCANA AVANZA LA SEGUENTE

PROPOSTA DI LEGGE

“SALVAGUARDIA DEI PRESIDI OSPEDALIERI”

Art.1. Presidi Ospedalieri di riferimento per Comuni montani, aree disagiate, periferiche o insulari

I Presidi Ospedalieri che rappresentano il riferimento per Comuni montani, aree disagiate, periferiche o insulari e che in un raggio di 30 (trenta) chilometri non vedano la presenza di altri nosocomi, e che comunque siano necessari per garantire il principio della golden hour dalla località più lontana nel territorio di riferimento, rispetto al presidio ospedaliero stesso, sono mantenuti e deve esserne valorizzata la funzione di presidio ospedaliero “di base”, capace di essere riferimento reale per i bisogni prioritari di salute della popolazione di un determinato ambito territoriale, in ossequio alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale.

Art. 2. Pronto Soccorso e sistema dell’emergenza – urgenza in Comuni montani, aree disagiate, periferiche o insulari

Diviene essenziale il potenziamento dei Pronto Soccorso e del sistema dell’emergenza-urgenza in genere, in riferimento a realtà ospedaliere che si trovino a soddisfare i requisiti di cui all’art 1, ovvero Comuni montani, aree disagiate, periferiche o insulari, soprattutto in relazione ai tempi di intervento in dette zone, che, per vastità territoriale, condizioni logistiche, situazioni strutturate, creino obiettive difficoltà a rispettare i tempi del soccorso e della stabilizzazione del paziente, nonché della centralizzazione dello stesso. In questo senso l’appropriatezza degli interventi effettuati attraverso elisoccorso deve essere garantita appieno, evitando l’utilizzo improprio e distorto della risorsa;

Art. 3. Presidi Ospedalieri in cui coesiste articolazione e intersettorialità tra Enti o Istituzioni diverse

Si riconosce una deroga dai “livelli gerarchici di complessità” articolati principalmente sui bacini di utenza, per le realtà di carattere ospedaliero che al proprio interno vedono la compresenza e l’interazione tra Enti o Istituzioni diverse, all’interno della configurazione stessa del presidio ospedaliero, e che abbiano valenza di area vasta, regionale o extra-regionale, a condizione che esista una reale integrazione delle competenze e delle funzioni, atte a delineare come unico il complesso ospedaliero cui ci si riferisce.

[Marco Ferrari]

Scarica: Pdf presidi ospedalieri

Print Friendly, PDF & Email

2 thoughts on “sanità. ANCHE L’UNCEM SI FA LA SUA

  1. Buon giorno…fino ad ora mi ero astenuto. Voglio dire, per quanto importi, una cosa controcorrente: leviamo la sanità allle regioni e agli enti locali tutti. Dietro front signori! E stato tutto un errore. Abbiamo scherzato: la devolution è stata una boiata pazzesca che ha moltiplicato i centri di spesa, messo fuori controllo il deficit statale e ingrassato i trombat. Questa la premessa.
    La seconda cosa: l’approccio alla questione sanità è sbagliato. Oscilla tra l’esigenza dei politici di far stringere la cinghia, come al solito, ai cittadini, per non dover rinunciare ai propri sprechi cllientelari e privilegi, e la pretesa inverosimile di una sanità universale e uguale per tutti. Perchè pretesa inverosimile? Perchè al netto delle ruberie e degli sprechi una sanità così come l’abbiamo conosciuta dagli anni 60 in poi non è più sostenibile: per motivi demografici e anagrafici. Gli italiani sono invecchiati, molto, e hanno bisogno di cure ed assistenza sempre maggiore. D’altro canto il rapporto tra popolazione attiva e quella non attiva non solo non è più in grado di sostenere il costo delle pensioni, che si è stabilizzato, ma neppure e a maggior ragione, il costo della sanità pubblica universale e a basso costo per tutti, che è in crescita per i motivi succitati. Quindi va rotto questo tabù ideologico…per essere più chiari, occorre una riforma complessiva, dove chi è molto ricco può e deve pagarsi la totalità o quasi dei servizi sanitari offerti dal pubblico, chi è abbiente deve (3000 euro mese netti di stipendio/pensione?) pagarsene una quota almeno paritaria, in modo da mantenere servizi a basso costo o gratis per tutti gli altri. In questo modo secondo me ridurremmo anche le liste d’attesa. Tengo a sottolineare che non si tratta di smantellare il pubblico, che resterebbe a tutti gli effetti l’erogatore dei servizi, ma di dare una sanità più efficente e gratuita a chi davvero ne ha più bisogno e non può permettersi altro.
    E’ solo riducendo il perimetro d’intervento pubblico, basandosi sul reddito, che sarà possibile mantenere i piccoli presidi di montagna, che però anche essi devono riorganizzarsi: un pronto soccorso efficente e pochi posti di breve degenza. Il resto è giusto faccia capo ai capoluoghi di provincia (che esiste e vive tra noi sotto mentite spoglie)
    Massimo Scalas

Comments are closed.