PISTOIA. Rileggetevi, o tenete sotto mano, prima di tutto, quanto da noi scritto in Asl 3: «Pistoia è un’isola felice, parola di Abati». Rendiamo grazie al Signore.
Poi dedicatevi, con attenzione, all’analisi dell’intervento dell’Intersindacale Medica di Pistoia, che spiega, passo passo, quanto da noi già anticipato, e con un certo fastidio, per le insopportabili bufale diffuse e fatte diffondere dalla direzione della sanità Pistoiese.
Dalla “fuffa ufficiale” – si direbbe – alla realtà concreta di ogni giorno: quella incontrovertibile.
Ma i supercalifragilistichespiralidosi dirigenti dei nostri destini sanitari, ci prendono tutti per fessi…?
Ed ecco l’Intersindacale:
Le recenti dichiarazioni rilasciate alla stampa dal Direttore Generale della Asl 3 di Pistoia, dottor Roberto Abati, rappresentano una vera e propria offesa al buon senso basata sul sistematico disprezzo dell’evidenza e su di una straordinaria capacità di travisare il senso delle nostre affermazioni. Elemento quest’ultimo, suscettibile di una sola alternativa: una straordinaria capacità non voler comprendere.
IL TEMA DELLE FUGHE E DELLA DOTAZIONE
DI POSTI LETTO DEGLI OSPEDALI DELLA ASL 3
I punti fermi sui quali il dott. Abati insiste da tempo sono illustrazioni parziali, palesemente in contraddizione fra di loro e per alcuni aspetti non rispondenti al vero. Le fughe, dice il dott. Abati, sono calate di 360 unità nel 2013 rispetto al 2012 e questo equivale ad una riduzione del 2,6%.
Impeccabile sul piano aritmetico ma lacunoso perché è assolutamente evidente che se è calato anche il numero totale dei ricoveri, la riduzione delle fughe risulterebbe esserne una prevedibile conseguenza.
Paradossalmente se la riduzione dei ricoveri è stata superiore al 2,6% (a noi è noto un 4,4%) le fughe risulterebbero addirittura aumentate in percentuale. Ma questo non viene detto: banale dimenticanza? E se si dichiara che la dotazione dei posti letto con l’apertura del San Jacopo è aumentata? È anche peggio. Se le fughe calano la Asl risparmia, perché ogni fuga costituisce un costo, ed essendo ridotte le fughe l’esborso è passato da 54,3 milioni di euro a 53,5 milioni di euro, continua il dott. Abati.
Ineccepibile. Peccato che 53,5 milioni siano una montagna di danaro che poteva essere investita in valorizzazione delle professionalità, formazione, attrezzature, strutture, potenziamento del territorio ecc. Ma questo non è dato di sapere perché è dal 2002 (ma il dott. Abati allora non c’era e forse nessuno l’ha messo al corrente!) che la Asl di Pistoia ha avviato un quasi costante ed inesorabile fenomeno di incremento delle fughe per valori corrispondenti all’1% circa su base annua, con conseguente emorragia di risorse economiche prevalentemente a favore di Careggi, e dell’Azienda Universitaria pisana.
Contestualmente, guarda caso, è stata portata a termine una riduzione dei posti letto ospedalieri sui presidi della Asl 3 per effetto di una programmazione regionale alla quale hanno partecipato professionisti pistoiesi ancora in piena attività e con incarichi di rilievo.
A questo punto è indispensabile ricordare al dott. Abati che, per lo meno per quanto riguarda l’Intersindacale Medica (che dal 2007 – e lui anche all’epoca non c’era – denunzia la portata del problema!), questa pesante situazione è stata da sempre attribuita proprio alle conseguenze degli sbilanciamenti prodotti da quella programmazione.
Casualmente errata o così disegnata a tavolino? La metodologia relativa alla valutazione della qualità delle prestazioni professionali sanitarie, infatti, impiega da sempre altri indicatori e si basa per i medici, a livello individuale, su precise norme contrattuali che non hanno alcuna attinenza con le fughe.
Queste norme sono state e sono sempre rispettate nella Asl diretta dal dott. Abati? Al dott. Abati (non virgolettato negli articoli comparsi il 19 u.s.) consterebbe che i pazienti pistoiesi si rivolgono alle strutture ospedaliere esterne nella grande maggioranza dei casi per effettuare interventi chirurgici, procedure diagnostiche e terapie mediche di elevata complessità.
I dati dell’Agenzia Regionale di Sanità non consentono di condividere questa opinione perché circa il 65% del totale delle fughe corrisponde a ricoveri di bassa o media complessità che, quindi, potrebbero essere in larga parte tranquillamente effettuati nei presidi ospedalieri della Asl pistoiese.
E allora perché i cittadini della provincia di Pistoia vanno via? Ovviamente perché i posti letto non sono sufficienti. Questo risulta da un elementare calcolo che non richiede complesse elaborazioni. Si prende il numero totale dei posti letto disponibili e si moltiplica per i 365 giorni dell’anno: così si ottiene il numero assoluto dei giorni di degenza corrispondenti ad un utilizzo dei posti letti pari al 100% che, ovviamente, è un valore puramente teorico (ottimo sarebbe già il 90%).
Poi si prende il numero del totale dei ricoveri dei pistoiesi, sia quelli nella Asl 3 che fuori, in un anno e si moltiplica per 6 o per 7 che corrispondono alla media delle giornate di degenza per ricovero (una delle più basse di tutta la Toscana): si ottiene il numero dei giorni degenza necessari per soddisfare i bisogni dei cittadini. La differenza tra i due numeri divisa per 6 indica il numero di posti letto che mancano. A questi vanno sottratte proprio le degenze di elevata complessità relative a specialità non presenti in loco.
Siamo costretti a ribadire che il conto non torna! Ma basterebbe affacciarsi nei reparti in questi giorni e parlare con gli operatori per capire come stanno realmente le cose. Fra l’altro il dott. Abati che aveva affermato che il trasferimento della sede direzionale da via Pertini al “San Jacopo” gli avrebbe consentito di essere più vicino ai professionisti non risulta che si sia visto.
Insomma, il fatto è che il rapporto posti letto/1000 abitanti che nella Asl 3 è di 2,33 è lontano da quello indicato dalla Regione (3,17) che pure è inferiore a quello indicato dal Ministero.
Conclusione: mancano un bel po’ di posti letto. A questo punto il copione prevede che si entri nel mondo delle favole. Il tutto verrà compensato dal potenziamento del territorio. Dove? Come? Quando? Molti di noi erano neo-laureati – sono passati un po’ più di 30 anni – e se ne parlava. Non che lo scenario sia rimasto immobile ma…
Un’altra favola è quella dei posti letto a disposizione a Careggi, per cui rocambolescamente quel 2,33 diventa “simile” al 3,17. Non sapevamo di avere a disposizione una sorta di “dependance” nella citta gigliata. Ovviamente pagando.
Ora non sappiamo come funzioni a casa del dott. Abati, ma nelle case di nostra proprietà noi non paghiamo anche per soggiornare. Il nodo è tutto qui: perché quelle decine di milioni devono uscire ogni anno dalle casse della Asl pistoiese in una direzione sostanzialmente programmata? Cosa se ne sarebbe potuto fare?
Un suggerimento ce l’abbiamo. Per esempio pagare il dovuto agli operatori (i sanitari di Pistoia sono tra i peggio pagati in Italia) e nemmeno 1 euro di più; rimpinguare gli organici; potenziare la formazione del personale; potenziare l’Ospedale di Pescia ecc.
A chi ha dimenticato riteniamo utile ricordare che c’è una questione aperta in sede giudiziaria per una cinquantina di milioni nei bilanci gestiti dalla precedente Direzione. Il fatto è che alle favole credono anche un po’ di politici locali che non sappiamo bene che competenza abbiano in materia di Sanità e che si sono spesi in dichiarazioni di difesa d’ufficio. Non ci risulta che si sia fatto vivo nessuno di loro.
IL CAOS AL PRONTO SOCCORSO
Sempre a mezzo stampa la Direzione si è espressa per bocca del dott. Sandro Natali, responsabile dell’Area Funzionale Medica. Il dott. Natali ha affermato che il problema è in relazione all’epidemia di influenza. Il fenomeno quest’anno sarebbe particolarmente oneroso perché le persone non si sono vaccinate.
Ma che emergenza è una situazione che si ripete puntualmente tutti gli anni? Quante sono esattamente le diagnosi di influenza formulate a Pistoia? E quello che è successo nell’agosto del 2014? Colpa dell’influenza anche quello? Come si spiega che sull’ultimo numero di “Toscana Medica” i colleghi della Asl di Firenze riportano un aumento delle vaccinazioni effettuate rispetto allo scorso anno? Poi come viene fatta la promozione della salute a Pistoia? Quante sono le risorse destinate alla prevenzione? Qualche problema sembra sussistere tenacemente da anni anche sugli “screening” oncologici. Per i non addetti ai lavori è utile specificare che l’influenza è una malattia specifica che spesso viene confusa con la febbre stagionale.
In conclusione, è ormai una realtà che nella Asl pistoiese si scrivono quotidianamente due scenografie diverse. Una è quella prodotta dagli operatori che si confrontano quotidianamente con carichi di lavoro insostenibili, aggravati da profili organizzativi inidonei alla realtà locale, chiamati a far fronte in prima persona ai bisogni dei cittadini. Fra questi emergono sempre più frequentemente segnalazioni di sintomi di grave stress come ansia, disturbi del sonno ecc. ed i dirigenti dell’azienda farebbero bene a prendere seriamente in considerazione la cosa.
L’altra è quella della direzione e su quest’ultima francamente continuiamo con un po’ di rassegnazione a non capire. Di una cosa, però, siamo convinti: nello spazio fra questi due mondi sempre più separati si consuma la credibilità dei singoli e dei ruoli.
Intersindacale Medici Ausl3-Pistoia
Anaao Assomed, Aaroi Emac, Cgil Medici, Cisl Medici, Fassid, Fesmed, Fials Medici, Fvm, Uil Medici
[comunicato stampa 04/2/2015]