PISTOIA. Lunedì 22 agosto Fabio Calamati sul Tirreno, parlando di sanità e di ospedale di Pistoia, scriveva: «… l’apertura del nuovo ospedale di Lucca – come spiega la Relazione sanitaria stessa – ha frenato i viaggi dei lucchesi a Pistoia e a Pescia, proprio come la Regione spera. Ma questa capacità di attrazione del nuovo nosocomio a Pistoia pare farsi sentire in modo (ancora?) insufficiente.
«Il problema delle “fughe”, soprattutto come segnale di scarsa fiducia della popolazione nei confronti della sanità locale, rimane comunque una priorità da affrontare per l’Asl. La speranza è che alcuni nuovi provvedimenti, come la creazione dei posti letto per le cure intermedie, possano servire a migliorare l’efficienza e la capacità di attrazione della sanità pistoiese».
Questo passaggio è assolutamente nevralgico e fondamentale per comprendere la situazione in atto da sempre a Pistoia, ma sempre negata a spada tratta e contrastata con ogni forza e fino all’ultimo respiro, dalla velineria ufficiale dell’ufficio stampa Asl ex Pistoia 3 rappresentata da Daniela Ponticelli.
Focalizzate l’attenzione su queste espressioni chiave:
- capacità di attrazione del nuovo ospedale di Pistoia
- scarsa fiducia della popolazione nell’ospedale di Pistoia
- posti letto per cure intermedie nell’ospedale di Pistoia.
E ora ragioniamo:
- da Lucca hanno smesso di venire a Pescia e a Pistoia, perché – dice la Regione – il nuovo ospedale lucchese sta facendo il suo lavoro
- al contrario, invece, i pistoiesi fuggono dal San Jacopo e se ne vanno altrove. Ci spiegate, allora, perché dovremmo credere che quello che ha sempre scritto Daniela Ponticelli (magnificat anima mea hospitale pistoriense… perché ci sarebbe un’eccellenza indiscutibile)
- speriamo – dice Calamati – che la situazione si sblocchi, magari dopo la creazione di posti letto per le cure intermedie. Eppure la Ponticelli ha sempre sostenuto che i posti letto erano, dopo l’apertura del San Jacopo, superiori di numero rispetto al prima: e dunque quello che svel[in]ava l’addetta stampa dell’Usl 3 era semplicemente una… mozzarella di bufala.
Fra l’altro, a testimonianza diretta di quanto affermiamo, è il caso di sottolineare che, durante il ricovero di un familiare, pur essendo il paziente destinato al reparto-medicina, lo abbiamo avuto, per oltre dieci giorni, nel setting di chirurgia, al secondo piano: dove il medico che ogni giorno veniva a fare il giro di controllo, ci ha detto chiaro e tondo che in quello stesso periodo il reparto di medicina aveva ben 20 pazienti “fuori-sede” in chirurgia. Alla faccia dei letti in sovrannumero della Ponticelli – per i quali, fra l’altro, fate un piccolo sforzo e leggete qui, un articolo, sempre del Tirreno.
Se tutto questo vi sembra una situazione normale e se dobbiamo fare un applauso all’informazione velinara e di azienda, ditelo voi, lettori: perché noi, che abbiamo sempre sostenuto il contrario – e lo abbiamo dimostrato step by step con fogli carte e numeri – siamo stati censurati con la motivazione che non avremmo dovuto dire niente di una collega. Saremmo dovuti essere reticenti e omertosi, allora? Questa l’etica e la deontologia del giornalista modello?
Peccato che la collega sia al tempo stesso sia dipendente dell’Asl sia portavoce del Direttore Generale e, quindi, in patente e irriducibile conflitto di interessi con i doveri basilari della vera, corretta e libera informazione: per cui se come cronisti non dobbiamo parlare e dire le cose come stanno, a quale fine mantenere un ordine professionale, una commissione di disciplina, un’associazione stampa che non assolvono al loro preciso dovere di non proteggere scorrettamente le storture di un sistema-Italia in cui la corruzione inizia dall’epitelio e finisce ai villi intestinali e nel sangue stesso che è in circolo?
Come giornalisti siamo qui a garantire gli interessi dei cittadini e dei lettori o a proteggere chi, pur collega, non la racconta come sarebbe suo preciso dovere? E che dire di una commissione di disciplina che disconosce la verità per quella che è? Noi lo abbiamo detto e ribadito.
Se siamo colpevoli solo perché pretendiamo la chiarezza e il rispetto assoluto della legalità a prescindere dalla politica, da Rossi e dagli interessi delle Asl, puniteci e mandateci alla ghigliottina: se invece non abbiamo colpe, sciogliamo l’ordine dei giornalisti e andiamo tutti a casa, perché, per raccontare fuffa e bubbole, non è necessario tenere in piedi carrozzoni del silenzio bendisposti verso chi tiene il turibolo dell’incenso in mano.
Come chi scrive con il fine evidente di illuminare chi gli paga lo stipendio e l’aggiunta, magari, di una assurda, illegittima posizione organizzativa!
[Edoardo Bianchini]
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