PISTOIA. Promosso dalle associazioni di volontariato Acat (Associazione club alcologi territoriali) e Solidarietà e Rinnovamento in collaborazione con Ausl Toscana Centro e organizzato dal Punto Unico – che raggruppa associazioni di volontariato –, domani, martedi 12 aprile, dalle 9 alle 13 si svolge un incontro aperto alla cittadinanza su “Salute mentale e alcol”.
L’incontro, si svolgerà nella sede del Punto Unico al piano terra del presidio ospedaliero San Jacopo di Pistoia e interverranno insieme al responsabile del Sert pistoiese dottor Fabrizio Fagni, la responsabile dell’equipé alcologica dottoressa Graziella Soluri e la psichiatra del centro di salute mentale dottoressa Chiara Traverso.
Porteranno il loro contributo la responsabile del Centro alcologico regionale la dottoressa Valentina Patussi e la psicologa del centro alcologico regionale dottoressa Tiziana Fanucchi. Modera la volontaria Isa Vannucchi.
L’anno scorso il Sert ha seguito 360 pazienti che presentavano una problematica di dipendenza da alcol. L’intervento è a carattere multidisciplinare ed è quindi integrato tra il medico, lo psicologo e, se necessario, viene attivato anche il servizio sociale.
All’occorrenza viene fornito anche un sostegno alla famiglia.
Il Sert collabora con l’Acat e l’Associazione alcolisti anonimi e organizza periodici incontri di “educazione alcologica” a carattere preventivo e di sensibilizzazione.
Nelle situazioni più complicate sono possibili inserimenti in strutture residenziali.
L’alcol ha assunto un’importanza sempre maggiore soprattutto per le conseguenze che l’uso eccessivo di bevande alcoliche può avere sui consumatori (e sui giovani in particolare), tanto da rappresentare un grave pericolo per la salute individuale e collettiva.
Il consumo di bevande alcoliche è responsabile o aumenta il rischio dell’insorgenza di numerose patologie: cirrosi epatica, pancreatite, tumori, epilessia, disfunzioni sessuali, demenza, ansia e depressione. L’alcol è, inoltre, responsabile di molti danni indiretti (i cosiddetti danni alcol-correlati) quali: comportamenti sessuali a rischio, incidenti stradali, infortuni sul lavoro e episodi di violenza.
In Toscana la percentuale di persone intervistate che, nel mese precedente l’intervista, riferisce di aver bevuto almeno una unità di bevanda alcolica (pari ad una lattina di birra o un bicchiere di vino o un bicchierino di liquore) è risultata del 57%. Complessivamente quasi il 17% degli intervistati può essere ritenuto un consumatore a rischio (consumo fuori pasto e/o consumo abituale elevato e/o “binge”).
Circa il 7% della popolazione riferisce di aver bevuto nell’ultimo mese prevalentemente o solo fuori pasto. Circa l’8% è un bevitore “binge” (ha bevuto cioè nell’ultimo mese 5 o più unità alcoliche per gli uomini o 4 o più per le donne in una singola occasione).
Il 5,5% del campione può essere considerato un forte consumatore abituale (più di 2 unità alcoliche medie giornaliere per gli uomini; più di 1 unità alcolica media giornaliera per le donne).
Nella provincia pistoiese, secondo i dati forniti dall’ultima relazione sanitaria, i bevitori a rischio sono del tutto in linea con la media regionale nel sesso maschile, mentre la percentuale relativa alle femmine è superiore a quella media toscana; quattro su dieci gli adolescenti maschi con esperienze di binge drinking (in linea con la media regionale), una su quattro le adolescenti (al di sotto della media regionale); le bevitrici a rischio sono, quindi, forti bevitrici o bevitrici fuori pasto.
[ponticelli – coordinamento ufficio stampa azienda usl toscana centro]
ITALIANO STRANIERO
FORSE non ci siamo spiegati bene: eppure scriviamo non solo correttamente équipe – cosa che non fa da anni l’ufficio stampa dell’Asl di Pistoia, ora investito anche del caporalato dell’Area Vasta Centro Toscana –, ma anche in italiano andante.
Evidentemente in certi ambienti pubblici non solo non si sa scrivere, ma neppure leggere i suggerimenti che spesso e volentieri vengono dati.
Per giunta, poi, invece di venirci a raccontare quanto si beve e quanto bevono le donne, vorremmo essere più opportunamente informati del perché le cose non funzionano nei nuovi ospedali della Toscana: e non sentirci sempre e comunque rispondere che «tutto va ben, madama la marchesa»!
Di questo non si parla mai, a questo mai si risponde. Ergo: oltre a non saper scrivere e leggere, non sanno neppure parlare? Oppure non possono e non devono?
Prosit!
l.f.