MONTEGABBIONE-MONTAGNA. “Le forze sane delle nostre comunità non possono che opporsi alla chiusura di un Pronto Soccorso, senza accettare compromessi al ribasso; un servizio così essenziale non può essere barattato con altro, men che meno con un cronicario, che non diventa meno lugubre inventandogli uno slogan figo tipo casa della salute. Questo tipo di marketing ipocrita e crudele provino a spacciarlo altrove”.
Anche se questa lapidaria dichiarazione potrebbe o avrebbe potuto essere riferita all’ospedale Pacini ora Piot non siamo nella Montagna Pistoiese ma a Montegabbione in Umbria piccolo centro di 1216 abitanti della Provincia di Terni, una dei tanti comuni periferici che giornalmente lottano contro la spoliazione dei servizi.
La frase è del Sindaco Fabio Roncella il cui ospedale di riferimento del vicino Comune di Città della Pieve è finito nel tritacarne della riorganizzazione sanitaria attuata dalla Regione Umbria.
Una cosa inaccettabile e da non far passare sotto silenzio.
A segnalarcelo accompagnato da un laconico commento è Valerio Bobini presidente del Crest, il Comitato Emergenza Sanità Toscana che da anni si batte contro lo smantellamento e i finti potenziamenti della sanità di Toscana.
Sarebbe stato bello – dice Bobini – se le stesse parole e la chiara presa di posizione del Sindaco di Montegabbione fossero riecheggiate con la stessa intensità agli inizi del 2013 sulla Montagna Pistoiese, dove l’ospedale Pacini, ex-eccellenza della sanità Toscana è stato privato non solo del Pronto Soccorso ma anche di due vitali ed essenziali reparti: l’ortopedia e la chirurgia.
Rimane un mistero insondabile del perché gli amministratori e i sindaci di allora abbiano permesso questo scempio ai danni dei cittadini, ottenendo in cambio quel cronicario rispedito con fermezza al mittente proprio dal Sindaco Fabio Roncella di Montegabbione, incontrato all’assemblea pubblica cui abbiamo avuto l’onore di partecipare insieme al Cisadep, il 21 aprile scorso.
Un incontro assai partecipato e molto acceso, cui ha presenziato il Presidente della 3a Commissione Sanità Attilio Solinas del Pd, con i cittadini molto preoccupati per la sorte del loro ospedale e per niente propensi ad accettare e subire i diktat imposti dall’alto.
Il sindaco raccogliendo le istanze dei cittadini ha chiuso l’incontro annunciando il suo fermo intendimento di ricorrere alle vie legali presentando un ricorso al Tar, che è stato ufficializzato il 24 aprile con il seguente comunicato.
Ieri 24 aprile il Comune di Montegabbione, nella persona del Sindaco pro-tempore Ing. Fabio Roncella, rappresentato e difeso dall’Avv. Stefano Mingarelli, ha presentato ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale dell’Umbria contro l’Azienda Unità Sanitaria Locale Umbria n.1, nonché contro Regione Umbria, in quanto contro interessata, per l’annullamento, previa sospensiva, della delibera del Direttore Generale n°227 del 22/02/2017 e di ogni altro atto presupposto, connesso o conseguente.
Tale delibera, mai notificata all’Ente ricorrente, disponeva, a partire dal 1° marzo 2017, ovvero a distanza di una sola settimana, la chiusura di tutte le attività a carattere esclusivamente ospedaliero svolte presso il Presidio di Città della Pieve, delle quali usufruivano i cittadini di Montegabbione in ragione della vicinanza territoriale.
Il Sindaco, rilevata l’inconsistenza del nascituro “Punto di Prima Assistenza” (Ppa), abilitato al trattamento delle sole casistiche di minore (o nessuna) gravità, in luogo del preesistente Pronto Soccorso, raccolte le sollecitazioni dei cittadini preoccupati, e riscontrati i primi effettivi disservizi, ha richiesto precise informazioni (con Pec prot. 991 del 30 marzo 2017) ai Direttori Generali di Usl Umbria 2 e Usl Umbria 1, senza ricevere, ancora ad oggi, alcun tipo di riscontro, nemmeno informale.
Un incontro con il Sindaco di Città della Pieve, Fausto Scricciolo, che si ringrazia per la premura e la correttezza, e che non è certo responsabile della chiusura contestata, non ha purtroppo fugato le nostre preoccupazioni.
Venerdì 21 aprile si è tenuta a Montegabbione una assemblea pubblica molto partecipata, alla quale ha gentilmente partecipato il Dott. Attilio Solinas, Presidente della Terza Commissione Consiliare Permanente in Regione, competente in materia di Sanità, che ha illustrato le modifiche in atto al sistema sanitario regionale, e ha dovuto purtroppo raccogliere il dissenso di molti dei presenti; lo ringraziamo per la disponibilità a mettersi in gioco in un contesto certamente difficile.
Erano presenti rappresentanti del Crest e del Cisadep, Coordinamento Italiano Sanità Aree Disagiate e Periferiche, al quale aderiamo, Valerio Mancini, Consigliere Regionale e vicepresidente della Assemblea legislativa della Regione Umbria, e l’Avvocato Stefano Mingarelli.
Alla luce delle risultanze della assemblea, nel corso della quale abbiamo avuto modo di approfondire i gravi limiti di una riforma che rischia di ledere il diritto alla salute dei cittadini, garantito dall’Art.32 della Costituzione, privilegiando esigenze di tipo burocratico-organizzativo, abbiamo deciso di dare seguito al ricorso, annunciandolo a fine assemblea.
Vanno tagliati gli sprechi, certamente, ma non i servizi essenziali; lo chiarisce in modo splendido la sentenza della Corte Costituzionale n° 275 del 2016, quando afferma: “È la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione”. Chiarissimo.
Gli fa eco l’altra sentenza n° 162 del 2007, dove si attesta la necessità di rispettare le “esigenze minime, di carattere primario e fondamentale, del settore sanitario”, coinvolgenti il “nucleo irriducibile del diritto alla salute protetto dalla Costituzione come ambito inviolabile della dignità umana”.
Ancora più chiara, se possibile, la sentenza n° 304 del 1994, che recita: “Non v’è dubbio che, se [le] esigenze [di natura finanziaria], nel bilanciamento dei valori costituzionali operato dal legislatore, avessero un peso assolutamente preponderante, tale da comprimere il nucleo essenziale del diritto alla salute connesso all’inviolabile dignità della persona umana, ci si troverebbe di fronte a un esercizio macroscopicamente irragionevole della discrezionalità legislativa”.
L’iniziativa vede l’adesione di comitati di cittadini, di alcune amministrazioni comunali e di gruppi consiliari appartenenti all’area.
L’ospedale di Città della Pieve si trova quindi nella stessa situazione in cui si è trovato quello di San Marcello P.se tre anni fa, due realtà simili da chiudere per far posto alla sanità privata o del terzo settore, con l’unica differenza che in Provincia di Terni qualcuno a detto “no” interpretando fino in fondo il ruolo di “prima autorità sanitaria territoriale” e anteponendo alle logiche accentratrici della politica gli interessi dei cittadini.
[Marco Ferrari]