san[t]ità. LISTE D‘ATTESA LUNGHE? FAI “L’APPELLO”, QUALCUNO MANCHERÀ

L’ospedale San Jacopo a Pistoia

PISTOIA. Tutti gli impiegati o comunque una buona parte di loro hanno sulla propria scrivania una vaschetta fisica oppure simbolica del “metti il resto” o del “troppo pieno”, in cui appoggiare senza continuità di sorta fogli con appunti e cose da fare, non urgenti, che non si riesce nell’immediato ad evadere, ma che comunque prima o poi vanno riprese per metterci un punto e a capo di risolto.

Le cose stanno lì, in questo limbo a macerare per un po’ di tempo, poi, a un certo punto in maniera svogliata e distratta vengono ripresi in mano e ci si accorge che il problema non c’è più, perché è cambiata l’esigenza, oppure perché chi aveva l’esigenza ha trovato comunque la soluzione, o semplicemente chi aveva prospettato il problema non è più.

Massimo risultato con il minimo sforzo e la pila dei fogli magicamente si assottiglia.

Così fan tutte direbbe Tinto Brass e il metodo su esposto è adottato come “arma segreta” anche in sanità, per accorciare le liste d’attesa infinite.

Questa è la stupefacente conclusione dell’articolo L’operazione? Serve più di un anno «Presto interventi raddoppiati» pubblicato su La Nazione di ieri mercoledì 30 agosto 2017.

Il problema è sempre lo stesso: la chirurgia generale del San Jacopo di Pistoia, quello con le 13 sale operatorie, non ce la fa.

Gli ospedali 4H, costruiti in project financing su cui si è espressa negativamente anche la Corte dei Conti regionale, sono pieni di sale operatorie, 13 a Prato, altrettante a Lucca e Massa e forse di più, ma le liste d’attesa aumentano e i pazienti, molto pazienti, non riescono a trovare risposte tempestive ai propri bisogni.

L’articolo de La Nazione di mercoledì 30 agosto

Troppe sale operatorie, poco personale, pochi letti e le liste d’attesa chissà perché aumentano oltre i 12 mesi.

Ma ora, niente paura, perché ci raccontano, anzi narrano, arriveranno sì forse assunzioni, ma anche il super esperto e sicuramente super pagato, ingegnere gestionale che davanti al computer applicando algoritmi determinerà la giusta percentuale di ottimizzazione dei posti letto.

Chiaro? Per dare risposta alle cure si assumono ingegneri e forse infermieri, purché finiscano in “eri”.

Ma, #$&&@!, qualche letto in più proprio no? No, nonostante la provincia di Pistoia sia la cenerentola e storicamente abbia il più basso rapporto posti letto per mille abitanti, pari a 2,32, quella regionale è al 3,67, a Pistoia a cosa si pensa?

Numero posti letto Toscana, dati 2013

Si pensa a comprare qualche letto in più per alzare la media e cercare di andare incontro alle necessità dei pazienti?

No, si pensa a come ottimizzarli e sfruttarli al meglio e tirar fuori dal quel singolo posto letto il maggior risparmio-guadagno, e le risorse che ci sono o vengono risparmiate, sono spese, non per l’acquisto di un letto in più, ma per pagare uno seduto ad #$&&@! di scrivania a determinare il tasso medio di rotazione dei letti, roba da gestione di magazzino, peccato che qui si sia in corsia, dove servono letti e infermieri.

Torniamo però alla “soluzione finale” prospettata nell’articolo in questione, dove per sfoltire le liste di attesa della chirurgia si prospetta di ricorrere alla: “così detta ripulitura delle liste, cioè ‘l’appello’ fra i pazienti in attesa che, nel frattempo, posso essersi rivolti altrove”.

Elementare mio caro Watson! Chi sta male trova il modo di curarsi, gli altri se attendono, male male non stanno.

Ora, provate a immaginarvi l’addetto, pagato da noi che chiama per avere conferma se l’intervento è sempre necessario:

Il libro di Michele Bocci e Fabio Tonacci

– Pronto?

– Buongiorno è la Asl, telefonavo per l’intervento del Sig. Rossi, no… no il Presidente della Regione, il Sig. Mario… ah… come dice… mi dispiace tanto… condoglianze… ma allora la posso annullare l’operazione?

– #$&Ç&@§%£#°!

La ripulitura delle liste, pratica a cui è stato trovato anche il vezzeggiativo di “l’appello” che è tutto fuorché simpatico, è al contrario un’offesa al buon senso e un comportamento profondamente irrispettoso nei confronti del cittadino-contribuente.

Qui gli assenti non sono, per volontà o colpa i pazienti in lista di attesa, qui l’unico assente ingiustificato è il sistema sanitario, che fino a prova contraria è interamente pagato e finanziato con fondi pubblici ed è a causa della sua assenza che il cittadino-paziente in attesa di ricevere cure, viene costretto, per stato di necessità, ad ingegnarsi e spesso pagare soluzioni alternative.

Non ribaltiamo come sempre la frittata, quello che viene fatto passare in maniera superficiale come “soluzione” è un aspetto grave del problema che porta, incrementa e foraggia il così detto “turismo sanitario” descritto nel libro di Michele Bocci e Fabio Tonacci La mangiatoia, perché la sanità è diventata il più grande affare d’Italia, con frotte di “migranti sanitari” costretti a spendere del suo per trovare soluzione ai propri problemi si salute.

Questa è la sanità del “ravveduto” e rivotato Rossi Enrico da Bientina. #$&&@!.

[Marco Ferrari]

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