PISTOIA. È di questi giorni un gran bell’intervento dell’Assessora (come dicono quelli del mondo di là, non certo di sinistra…) Stefania Saccardi, in cui l’egregia avvocata fiorentina si consuma a ricordare all’universo mondo che, nonostante tutti i mugugni del “popolo gnorante e ciuco”, non solo la sanità toscana va come un treno – e se è italiano, quel treno, è tutto dire… –, ma che, addirittura, è in crescita (forse di cali di zucchero?) perché ora il Rossi fa fare un’imbarcata di “votanti piddini in sanità”. E per non restare nel vago, rileggete san[t]ità. concorso per infermieri e uno per precari.
È sempre di questi giorni anche un’interessante velina dell’ufficio propaganda fide, san[t]ità. valutazione del mes, la situazione sembra migliorata, in cui si stromboviolina che la sanità toscana – ri-borda! – va come un treno – e se è italiano, quel treno, è tutto dire…
Ora noi, che siamo giornalisti in non buona fede (solo perché facciamo come il cane di Crozza: un piscia party sulla sanità del rosso-Rossi in salsa rosso-democristiana), vi raccontiamo come stanno realmente le cose. Alla faccia, anche, delle commissioni di disciplina: perché, come diceva Socrate, non si deve più rispetto agli uomini che alla Verità.
Questa mattina stessa una cittadina toscana, che ha urgente necessità di una ecografia, e chiamiamola così, Lucia Mondella, si è recata al Cup dell’ospedale del Ceppo per l’impegnativa – il che è, davvero, tutto dire…
Aveva dinanzi 37 persone. E ha iniziato un’attesa di quasi due ore. Finalmente la signora dello sportello l’ha fatta accomodare e le ha rivolto la domanda di rito: cosa volesse.
Lucia Mondella ha tirato fuori la richiesta del medico. La signora dello sportello ha letto e, senza altro aggiungere, ha precisato: ecografia, a San Marcello a ottobre (più o meno 7 mesi); a Pistoia a gennaio (quasi 10 mesi, più di un parto). Dopodiché ha reso indietro la richiesta medica alla povera Lucia.
Avete capito perfettamente: da una parte (San Marcello) Lucia Mondella se la caverà con un parto settimino e suo figlio potrà fare l’indovino come il mago Anubi; dall’altra (Pistoia) dovrà partorire a regola d’arte, ma ammettendo di avere sbagliato i calcoli, perché ci sarà un ritardo di almeno 15 giorni.
In realtà il ritardo ce l’anno il signor Rossi – che in questi giorni sbevacchia al Vinitaly (vedi) – e l’Assessora Saccardi, che tanto l’ecografia se la fa a pago e i soldi non le mancano: ma soprattutto ce l’hanno gli uffici stampa-veline, così ben protetti a livello politico, da potersi permettere di non rispondere, su questi temi, a niente e a nessuno; e continuare a raccontarci che i ciuchi volano e la sanità va bene.
E sapete chi ha ragione? Ve lo lasciamo scoprire cliccando su questo link, dove si legge «Sanità, il piano anticorruzione di Cantone: qui delinquenti di ogni tipo “Liste d’attesa e la gestione delle camere mortuarie i settori più a rischio”».
Allora una prima domanda è d’obbligo: è vero quello che dice anche Cantone – e pertanto la sanità fa sostanzialmente “onco a’ bai” – oppure è vera la versione delle strutture dell’informazione aziendale delle Asl?
E se Cantone ha ragione (e noi ne siamo pienamente convinti), come dobbiamo chiamarli gli uffici stampa delle Asl se non: velinifici, velinerie, veliname, tromboviolinisti di regime e simili? Che rapporto di colleganza possono avere, loro, con la stampa e i giornalisti liberi: loro che, dinanzi a questi sconci di liste di attesa altro non sanno dire che… «tutto va ben, madama la marchesa»?
Lucia Mondella pone la seconda domanda: che vantaggio e che soluzione può trovare quel paziente che si farà l’ecografia tra dieci mesi? E ne ha davvero bisogno, un malato, che decide di aspettare dieci mesi?
Nell’attesa – lunghissima – Lucia Mondella paga l’ecografia e Santa Teresa, in estasi, vede Dio…
[Edoardo Bianchini]
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Buona sera Direttore, la questione è legata a due aspetti. Uno organizzativo, ovvero all’organizzazione penosa e l’altro al peccato originale dei dottori che lavorano privatamente e contemporaneamente per lo Stato. Come già è emerso anche nell’ultimo scandalo della sanità lombarda, le liste d’attesa venivano prolungate ad arte per favorire le visite presso strutture private, convenzionate. Sarebbe interessante capire come stanno le cose da noi. La gente poi dovrebbe abituarsi a compilare il modulo per la penale che l’ASL è tenuta a pagare se l’appuntamento viene dato con un termine oltre i 30 giorni. Non lo fa nessuno, ma assicuro, calcoletti alla mano, che se tutti lo facessimo, sarebbe un bagno di sangue per le nostre care aziende sanitarie. Quando vedo lo sconcio italiano, con questo menefreghismo costante che si percepisce ogni volta che si parla di pubblico, mi viene in mente sempre il racconto dei soggiorni di lavoro in Svezia di un mio amico dentista, il quale mi racconta che là non esistono i dentisti privati, lavorano tutti per lo Stato, sono tutti molto ben pagati, ma nessuno diventa miliardario sulla pelle dei pazienti. Questa è civiltà.
Massimo Scalas