san[t]ità. MEDIA REGIONALE, A PISTOIA SI MUORE MENO

morire meno
A Pistoia si muore meno. Sì, cioè… ma però…

PISTOIA. Nella provincia di Pistoia si muore meno della media regionale: i valori relativi alla mortalità standardizzata sono rispettivamente pari a 943,76 e 959,73. Esaminando i territori più vicini a quello pistoiese si riscontra una mortalità più elevata che nelle Asl di Firenze o Prato, ma inferiore a quelle di Empoli, Lucca e Pisa.

È importante sottolineare che, prendendo in considerazione la nuova Asl Toscana Centro (comprendente Pistoia, Empoli, Prato e Firenze), le differenze riscontrate nella mortalità generale non sono statisticamente significative, devono essere quindi utilizzate con molta cautela ed in ogni caso non giustificano alcuna preoccupazione.

È inoltre noto da tempo che, procedendo dalla costa tirrenica verso l’interno, la mortalità tende a decrescere come riportato nella figura seguente. I fattori che determinano il livello di mortalità in un territorio sono molti. Sicuramente entra in gioco anche la qualità dei servizi sanitari, ma ormai molti studi hanno evidenziato che non è certo l’elemento di maggior peso.

Anche nelle province dove la mortalità è più elevata, pur in presenza di Azienda Ospedaliera Universitaria, non si può certo affermare che vi sia una peggiore assistenza socio sanitaria.

Tra i determinanti di salute si devono tener infatti presenti anche e prevalentemente fattori fisici (ad esempio l’esposizione a radiazioni naturali od artificiali) ambientali (clima e livelli inquinamento di aria, acqua, suolo), gli stili di vita (uso di fumo od alcool, abitudini alimentari etc.) e sociali (coesione sociale, livelli occupazionali, reddito etc.).

[ponticelli – coordinamento ufficio stampa azienda usl toscana centro]


IL POLLO ARROSTO E LE STATISTICHE (DEL MENGA)

 

Pollo arrosto e... statistiche
Pollo arrosto e… statistiche Asl

GODO MOLTO del fatto che a Pistoia si muoia di meno rispetto alla media regionale: così sono felice di poter vivere di più (meglio più che meno… e non il contrario) per rompere più a lungo: anche all’Asl e alle sue veline improbabili e, a volte, insopportabili.

Sparata così com’è, infatti, la notizia che oggi ci rivoga Daniela Ponticelli, non ha né babbo né mamma, e assomiglia assai alla famosa statistica del pollo di Trilussa: come la pelle della uàllera, certa retorica si può tirare dove si vuole. O altrimenti la collega ci ha da spiegare, ma in termini strettamente statistico-matematici, come stanno davvero le cose: e non ci risulta – altrimenti lo dimostri e le chiediamo scusa – che sia particolarmente e indiscutibilmente esperta di tale materia.

E a suffragio di questa sua sostanziale inattendibilità basterà riflettere su queste semplici sue parole: «le differenze riscontrate nella mortalità generale non sono statisticamente significative, devono essere quindi utilizzate con molta cautela ed in ogni caso non giustificano alcuna preoccupazione».

Ora, se non si preoccupa la comunicatrice ufficiale dell’Asl ci fa molto piacere, ma non ce ne può importare di meno se a lei piace morire: noi non lo gradiamo affatto.

Ci soffermiamo anche su questo ulteriore ragionamento (?) della comunicatrice: «I fattori che determinano il livello di mortalità in un territorio sono molti. Sicuramente entra in gioco anche la qualità dei servizi sanitari, ma ormai molti studi (quali, di grazia? – n.d.r.) hanno evidenziato che non è certo l’elemento di maggior peso»: insomma la sanità è importante, ma non è importante.

A Pistoia si muore più che a Firenze e Prato, lo dice la Ponticelli: siamo d’accordo? Ma dove si muore di più c’è anche sicuramente un nesso causale di natura sanitaria e di prestazioni sanitarie, oppure no? Allora la comunicatrice ufficiale dell’Asl si decida e ci dica: la sanità di Pistoia è migliore o peggiore di quella di altre zone dove si muore meno? E quanto incide la sanità in tutto questo? E lei, la voce del padrone, su che base osa affermare che la sanità «non è certo l’elemento di maggior peso»?

Infine la domanda cruciale: tutto è così perché lei lo sa per certo (e da dove lo evince, lo argomenta e lo motiva?) o solo perché glielo ha detto il suo mega direttore galattico Paolo Morello Marchese, duca del Ciocco e delle Cacce al Tesoro, di cui – oltre ad essere comunicatrice: e quindi suddita – lei è ufficialmente “portavoce”?

Ed è compatibile con l’etica e la deontologia dell’informazione essere, al tempo stesso, portavoce e comunicatori di un capo indiscusso e indiscutibile? Oddio… nessuno si scandalizza di qualche incompatibilità in un partito in cui tutti, in Toscana, ne hanno almeno un paio a testa, da Renzi in giù…

E chiudiamo: forse aveva proprio ragione Scarafuggi quando ha detto, in tribunale (vedi), che, arrivato a Pistoia, dovette prendersi un comunicatore da Massa perché in loco non trovava «persone competenti ed esperte tra quelle che c’erano» all’ufficio stampa dell’allora Asl 3, fatto di una sola persona. Ed è il caso di sottolineare i termini – peraltro assai significativi – competenti e esperte: sufficientemente chiari sotto il profilo del loro inequivoco significato.

Peccato che “il bel tenebroso” non avesse capito, quando assoldò il giornalista massesse, che, nonostante tutto, i pistoiesi (e, purtroppo, non solo) sono felicemente portati a dar pieno credito a chi parla con il cuore del loro stesso partito.

Partito D[i testa] vogliamo dire…

Edoardo Bianchini

Print Friendly, PDF & Email

One thought on “san[t]ità. MEDIA REGIONALE, A PISTOIA SI MUORE MENO

  1. In questa approssimata e superficiale analisi statistica sono compresi anche i morti da amianto delle ex Breda? Si potrebbe dire che se mi ammazzo, alla sig.ra Ponticelli non deve fregare un kaiser e non deve computarmi fra i minori o maggiori decessi della sua Area Vasta, giuridicamente inesistente?
    Il Marchese Morello del Grillo ci vuole tranquillizzarci dicendo che “qui” si muore meno che altrove? Probabilmente perché si sta alla larga dal San Jacopo, dai letti che mancano, dal Pronto Soccorso sotto dimensionato etc. etc.
    Fare della Sanità sempre più ex pubblica un terreno di sgradevole statistica è “roba da becchini”. Con ogni rispetto per i necrofori che, forse, si stanno dimostrando gli elementi più seri di questo ambaradan. Se muore un capoccia dell’Area Vasta, giuridicamente inesistente, vale per uno, per due o si entra a buon diritto nelle statistiche veterinarie?

Comments are closed.