san[t]ità montana. PERCHÉ IL DOCUMENTO DELLA CGIL È UGUALE A QUELLO DELLA REGIONE?

SAN MARCELLO. Lo scorso martedì 11 giugno si è svolta, nella Sala Baccarini di San Marcello, un’assemblea pubblica organizzata dalla Cgil, durante la quale il dott. Corrado Catalani responsabile, per il sindacato, dei Medici Toscana, ha illustrato il progetto di sanità per la Montagna pistoiese.

L’attività della Cgil e il documento non sono passati inosservati e Eva Giuliani, vice presidente del Crest e membro della ricostituita Consulta della Salute, commenta sarcasticamente sulla pagina Facebook dell’associazione: «Dopo aver accettato qualsiasi tipo di riorganizzazione la Cgil si accorge, con un tot di anni di ritardo, che per le aree interne non c’è equità di accesso alle cure. Toh! Che sorpresa!».

A destare perplessità e stupore non è soltanto “il tonfo dal pero” della Cgil, risvegliatasi anche a livello nazionale dopo aver trangugiato riforma Fornero, eliminazione dell’art.18, jobs act e altre amenità dei governi (?) Monti-Letta-Renzi; molto di più sconvolge il contenuto del documento stesso, in molte parti identico a quello consegnato in Regione Toscana il 12 aprile ai Sindaci di San Marcello Piteglio, Luca Marmo e di Abetone Cutigliano, Diego Petrucci, da parte di Enrico Rossi e Stefania Saccardi; l’enciclopedia delle nuove proposte di “potenziamento” per la sanità montana.

Alla lettura dei due documenti, anche se diversi per lunghezza, 11 pagine quello della Cgil rispetto al più sintetico e discorsivo di sole 5 pagine della Regione-Asl perché senza i prospetti tecnici presenti nel primo, si riscontrano molte analogie dovute ad una simile impostazione e con parti di testo totalmente identiche come se fossero state redatte dalla stessa penna.

Ai link i due elaborati con evidenziato in giallo le parti di testo identiche:

Un esempio è riportato di seguito, riscontrabile in entrambi nella parte introduttiva.

il Dott. Corrado Catalani

Il comprensorio della montagna pistoiese include i comuni di Abetone, Cutigliano, Marliana, San Marcello, Piteglio e Sambuca pistoiese. La popolazione è distribuita come illustrato nella tabella seguente (2016).

La numerosità complessiva dei residenti nel comprensorio è pari al 5,0% della popolazione totale residente nella provincia di Pistoia (291.839) che occupa una porzione di territorio superiore al 30%.

Pertanto, uno degli elementi caratterizzanti l’area è la bassa densità abitativa che si differenzia nettamente da quella del resto della provincia.

L’indice di vecchiaia al 31/12/2017 risulta essere di 351,1 contro 191,8 del quadrante metropolitano, 195,3 del quadrante della Val di Nievole e 199,2 dell’intera provincia di Pistoia (Osservatorio di Statistica della Prov. di Pistoia).

Non passa poi inosservato lo stesso riferimento all’economista Manlio Rossi Doria quando, sia la Regione sia la Cgil forniscono la definizione di “aree interne”.

E questi sono solo due esempi. Il dubbio e la domanda che ne consegue, e che rivolgiamo apertamente sia alla Regione-Asl, sia al sindacato, è: la Regione-Asl ha interpellato la Cgil o è la Cgil che si è ispirata alla Regione?

I due estensori conoscevano il contenuto dell’altro documento? Da quanto apparso sulla stampa, nei giorni seguenti l’assemblea, sembrerebbe di no, dato che l’assessore alla salute Saccardi ha polemizzato con la Cgil evidenziando come la telemedicina, proposta nel documento del Catalani, era già stata contemplata nel progetto di “potenziamento” del 2013, ma riconoscendo la bontà dei contenuti.

Eva Giuliani

Ma allora le analogie come si spiegano?

Tutto questo, evidenzia polemicamente Eva Giuliani nel suo post, «senza raccordarsi con il territorio, con le associazioni… d’altra parte, non hanno neppure partecipato alla raccolta delle 8.145 firme che chiedevano il Pronto Soccorso».

Termine, quest’ultimo divenuto tabù in montagna e mai citato né nel documento della Cgil né in quello della Regione.

Prosegue la Giuliani: ma «con i Sindaci almeno avranno parlato o si sono rivolti solo a Saccardi e Rossi? Sembra di no. Con la Consulta, istituita dai due Consigli Comunali, di sicuro non si sono confrontati, perché ci siamo anche noi. Loro vanno per la loro strada». E chiude domandandosi: «a che gioco stiamo giocando? Al massacro?».

Fatto sta che una tale attenzione alle problematiche sanitarie della zona non si era più vista da marzo del 2013, anno in cui il Pacini, con l’assenso dei Sindaci, divenne Piot.

A distanza di 6 anni la storia si ripete: Sindaci, Regione e sindacati allineati.

Una sola certezza: i nuovi modelli sanitari verranno sperimentati come fatto nel passato per l’Ospedale Pacini “potenziato” togliendo sala operatoria, reparto di chirurgia-ortopedia e pronto soccorso. Le cavie saranno, ancora una volta, i montanini.

Marco Ferrari
[marcoferrari@linealibera.it]


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