SAN LORENZO OVVER PACINI:
STATE FRESCHI, MONTANINI!
«VOI SARETE FORTI & BELLI»
SCRISSE UN DÌ LA PONTICELLI…
SAN MARCELLO. Tutti i documenti attuati e non, perché chiusi nei cassetti, con cui Rossi & C. hanno “potenziato”, o fatto finta, la sanità della Montagna Pistoiese con basisti locali sempre pronti a dire “signor sì”.
THE SHOW MUST GO ON
Febbraio 2010, il canto del cigno
Non un comunicato ma un vero e proprio peana curato dall’Ufficio Stampa Asl 3 di Pistoia in cui si cantavano le lodi de La sanità della Montagna Pistoiese e del suo Ospedale Pacini, oggi Piot, “una sanità di qualità con oltre 800 interventi l’anno e 90 giorni di lista”.
“Da quando è stata istituita la Sezione di Chirurgia – si legge nel comunicato – gli interventi sono cresciuti di anno in anno. Se già nel 2004 l’équipe chirurgica dell’ospedale della montagna era in grado di effettuare 450 interventi; nel 2009 sono addirittura raddoppiati con un totale di ben 822 interventi di cui 463 in regime ordinario e 359 in day hospital. L’attività svolta dai chirurghi del Pacini viene considerata di alta qualità professionale. A ciò si deve aggiungere il comfort alberghiero della struttura sanitaria, tra i migliori della Toscana, e l’assistenza infermieristica”.
Queste le premesse, i numeri, le professionalità.
Novembre 2012, l’inizio della fine
Il dott. Roberto Biagini, direttore degli Ospedali Riuniti di Pistoia (oggi un Torquemada, grande inquisitore dell’Asl in commissione di disciplina), dispone che a partire dal 1° dicembre 2012 tutti i casi urgenti di competenza chirurgica, anche non necessariamente da operare, che si potrebbero prospettare al pronto soccorso o nel reparto di Medicina dell’ospedale stesso, non potranno più essere gestiti nella locale struttura, ma dovranno essere inviati all’ospedale di Pistoia.
Con Biagini l’Asl è sicura: «Non ci sono problemi. Tu dici quello che devo fare e io lo faccio!». Questo è un dogma di fede che diventa il primo comandamento della ciurma imbarcata sul vascello del «Sol dell’avvenire».
Qual’è la logica di siffatta decisione comunicata con una semplice circolare interna dell’Azienda Sanitaria?
Il dott. Biagini nella nota, semplice nota interna, non lo spiega, chiede solo e ordina di prenderne atto. Fine delle trasmissioni, ma solo per il momento è tempo di Natale e siamo tutti più buoni.
Dicembre 2012, arriva Babbo Natale (e ancora ci credono…)
Allineati e presenti, i Sindaci della Montagna, o loro rappresentanti, si dispongono compatti con il cappello in mano: udite udite, in conferenza dei sindaci del 10 di dicembre, arriva Babbo Natale ad annunciare la lieta novella.
Vengono distribuite le caramelle e i primi cittadini intonano all’unisono, e con una voce sola, Laudato sii o mio signore, e prendono atto che «la Direzione Aziendale ha stabilito di osservare un periodo di chiusura delle sale operatorie dei presidi ospedalieri con riferimento degli interventi non urgenti […] per il periodo di tempo compreso dal 10 dicembre 2012 e il 10 gennaio 2013».
Si chiude per non riaprire più: è la quiete prima della tempesta, ormai imminente e all’orizzonte, pronta a scatenare la sua forza distruttiva.
Scarica: Conferenza dei Sindaci dicembre 2012
Marzo 2013, «Era una notte buia e tempestosa»
Si consuma il dramma. Con un raid degno delle teste di cuoio, all’alba del 22 marzo, l’Asl, senza colpo ferire, smantella: sala operatoria, quella dell’eccellenza, reparto di chirurgia e ortopedia. E carica tutto su un camion. Destinazione: Auschwitz-Birkenau!
Il pronto soccorso, senza le strutture di supporto, diventa un Punto di primo soccorso (Pps: puoi pisciare soltanto) e, negli spazi liberati, posto agli ambulatori di Via Roma, giusto per fare un po’ di ammuìna, in favore dei sempre attenti amministratori della montagna – e se ce ne fosse stato bisogno, ma non c’era, per confonderli.
Sono i famosi “potenziamenti” con i Sindaci muti come pesci intenti a parlottare fra di loro in un’inutile Commissione, unica cosa capaci di fare.
Una boccia di vetro, quella dei pesci appunto, di cui sbagliano perfino il titolo: “Commissione straordinaria per la tutela dell’Ospedale F. Pacini di San Marcello Pistoiese”.
Chi è F. Pacini? Forse quello fatto santo recentemente dalla Ponticelli, capa dell’ufficio stampa della Asl di Paolo Morello Marchese del Ciocco, feudo della famiglia del senatore rosso Marcucci, tristemente nota per la vicenda del sangue infetto?
L’ospedale fu voluto e finanziato a fine 800 da Lorenzo Pacini di Mammiano e distrutto nel 2013 dalle Giubbe Rosse di Rossi-Abati e dal Project Financing del San Jacopo di Pistoia, alias «gommone» del Campo di volo.
Nel macello della sanità montana si distinsero, per i loro silenzi, anche i sindacati…
Scarica: Costituzione di Commissione straordinaria per la tutela dell’Ospedale F.Pacini
Giugno 2013, il condono tombale
Ma chi, come, quando è stato deciso di privare l’ospedale di strutture importanti, tanto da pregiudicare la sicurezza del territorio? Su quali atti e documenti?
Sono i famosi patti territoriali, firmati ben tre mesi dopo, e stampati da Marroni nel[le facdce di] bronzo, il 17 di giugno del 2013, dopo la cosiddetta “riorganizzazione”: chiamarla “tagli” non era carino. Come sarebbero passati i Sindaci nei confronti della popolazione per aver accettato la castrazione? Meglio definirla riorganizzazione, una via di mezzo tra potenziamenti, tagli e «tromboviolinate» ponticelliane a favore del potere costituito e supportate da diarree di fake news & proPaganDa (di questa frase non si dia colpa a Ferrari: è stata aggiunta da me, il direttore].
Di fatto un condono tombale di quanto già abusivamente attuato.
È tutto documentato: chi vuole approfondire, si doti di un bel secchio di Gaviscon. Si può scaricare il Condono firmato dai Sissignore, sempre uniti e compatti per il bene della Montagna, ma al di là della barricata alzata nel frattempo da attoniti e sparuti cittadini.
Erano gli anni del casino o casinò in cui qualcuno vinceva, della Comunità Montana. Ma questa è un’altra storia. Triste…
Marco Ferrari
[marcoferrari@linealibera.it]
Con i seguenti titoli guadagnati sul campo:
Il Sig. giornalista, “Chi? lo scrittore”, fascista, grillino e “compagno”.
Ora mancano solo: leghista, fascioleghista e nazista
AGLI INTELLETTI FINI D’OGGIDÌ
NON SI PUÒ CHE RISPONDERE COSÌ:
«LA PRIMA BASTONATA SE LA BECCA
CHI SEMPRE IL CULO DEL PODERE LECCA!»
«Come scrivevo ieri, ragionano tutti con il cervello che hanno dentro le mutande in una sìnfisi pubica liscia e piatta, che non presenta né attributi né apposizione. Del resto non è possibile che vada diversamente: dopo aver mangiato pane e bucce di femminismo pletorico da don Milani in giù, anche le Case del Popolo…»
Caro Marco,
non prendertela! Tu che sei nato giornalista con me; che mi hai seguìto e hai imparato assai, dai primi pezzettini di anni fa fino a queste ricostruzioni di oggi: dovresti ricordare cosa mi diceva Valeriano Cecconi, alla Nazione, quando c’ero io al tuo posto a imparare il mestiere: «Noi giornalisti, ogni giorno, dobbiamo imparare a ingoiare almeno un cucchiaino di merda!». Grande, insopportabile Valeriano! Perché troppo giornalista e troppo bravo.
Quello che oggi dicono a te, a me lo hanno detto da 53 anni a questa parte. In più, a me, hanno aggiunto di «sessista» per due volte: una volta è stata la commissione di disciplina del nostro [dis]ordine obbediente a Rossi (e l’ho già scritto e riscritto); e l’altro giorno lo ha ripetuto la sig.ra geometra Dott. Avv. Venusia Ducci.
Ma questo era toccato già anche a un amico comune, Felice De Matteis, quando, dopo aver definito un’avvocata piddo-cattocom, «una politica trombata» (del resto, se aveva perso tutte le competizioni elettorali a cui aveva partecipato, non era forse trombata?), fu condannato da un giudice “senza palle” ligio e prono al comando della dèa non Kalì, ma Piddì.
Come scrivevo ieri, ragionano tutti con il cervello che hanno dentro le mutande in una sìnfisi pubica liscia e piatta, che non presenta né attributi né apposizione. Del resto non è possibile che vada diversamente: dopo aver mangiato pane e bucce di femminismo pletorico da don Milani in giù, anche le Case del Popolo, àmbiti di perfetto maschilismo e di acuta omofobìa, per qualche dollaro in più chiamato voto, hanno – come dice Sgarbi – «criptocheccato» anche i maschi del regime stercoreo che ci viene somministrato a forza.
Da qui è nato quel mondo arcobaleno in cui solo pochi sanno dove realmente si trovino: gli altri sono confusi e “alla rinfusa”. Anch’io, Marco, lo sono. E allo stremo. Tanto che mi sono fatto convinto (come dice il commissario Montalbano di Camilleri) di essere non più un maschio, ma una vera e propria lesbica: perché mi sento irresistibilmente attratto dalle donne, e solo da loro, senza sapere perché. Pensa che tragedia!
Forse, Marco, sono rimasto uno dei pochi unici e veri “figli di dio” che ci creò «a sua immagine e somiglianza» in tutto e per tutto. Lui, infatti, scelse una vergine e per giunta kecharismène (in greco: piena di grazia, non scorfana e chiatta alla Totò). E anche i suoi angeli non la pensavano diversamente da Lui e da me, se Tertulliano, in una sua opera dal titolo «De virginibus velandis» (Perché le vergini debbano coprirsi i capelli) ci faceva capire che le chiome fluenti, da Ferragni, belle e lunghe fino al culo, spingevano alla lussuria perfino gli angeli di dio…
Un amico di Palermo, Salvatore Saltaformaggio, che veniva spesso stressato da un pistoiese mentecorta con ripetuti inviti a pranzo e a cena, un giorno gli chiese improvvisamente: «Ascolta. La sai la differenza che passa tra un piatto di tagliatelle al sugo e uno di merda?». E quando il suo “persecutore” gli rispose di no, Salvatore chiuse definitivamente il conto: «Mi spiace, ma a casa tua a pranzo io, proprio, non ci vengo».
La politica di oggi è così. Perché quando tutti fanno tutto a metà prezzo, ti ritrovi, magari, un geometra che fa l’avvocato, un prete che incula i chierichetti, un medico che scrive libri di cucina, una coppia gay che fissa dal salumiere un utero in affitto con un ovulo di una, un endometrio di un’altra e un po’ di sperma di un terzo e, grazie all’eugenetica di Bill Gates e di Mengele, si fa fare un povero neonato disgraziato su misura (rigorosamente mai in pelle nera, però). Ebbràvo Vendola!
Sai che ti dico, Marco? Sono, purtroppo, un cosiddetto «maschio alfa»; me ne sto in canottiera e ciabatte, ma vivo molto meglio di chi si fa continuamente degli «squassi di pugnette» (si dice in Emilia, da Bonaccini) rompendo il cazzo alla gente normale!
Buona Pasquetta!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Libertà di critica e di cervello
Un grande classicista, don Bruno Spadi, con studio in Sant’Andrea a Pistoia, diceva: «A chi mi parla di dietro, gli rispondo col culo!»
2 thoughts on “san[t]ità montana. «SPROFONDO IN ROSSI», PRIMO TEMPO: IL PD METTE IN RIGA I SINDACI”
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